PROPOSTA DI LEGGE  

   ORDINE DEL GIORNO  

   COMUNICATO 

 RASSEGNA STAMPA 


In merito  al Progetto di Legge per la
"Promozione e la valorizzazione del patrimonio storico
della I Guerra Mondiale
 

Condivido pienamente il progetto di legge e in modo particolare l’idea del sito sui caduti lombardi…è importante ritrovare il lato umano anche in ciò che, come la guerra, di umano non ha nulla.

Così com’è importante ricordare che i caduti non furono numeri, ma padri, figli, fidanzati, fratelli…uomini.   

Uomini con una loro vita, i loro sogni, i loro amori,  le loro paure e le loro sofferenze.  Uomini non uniformi.

Uomini accomunati tutti dalla tragica consapevolezza di poter morire in ogni momento.

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”

così scriveva Ungaretti nella sua bellissima  poesia “Soldati”   

La sofferenza e il massacro degli alpini sull’Ortigara, dei fanti della brigata Sassari sullo Zebio, dei granatieri del Cengio, i morti del Verena, del Cimone, del Grappa, del Vezzena.

Un’immane follia, una tragedia per loro e per le loro famiglie.

Sono cresciuta in quei luoghi, giocando nei forti e nelle trincee e raccogliendo le infinite testimonianze  di quegli eventi. 

Lo spirito di quel paesaggio mi ha accompagnata negli anni ed è per questo che non posso accodarmi alla retorica patriottica nazionalistica di esaltazione di quegli eventi .

Certo ricordare e onorare il sacrificio dei soldati, non solo italiani,  è doveroso.

Non è vero che a morire furono solo i più poveri. La morte non fece distinzioni, anzi.  Inizialmente i primi a morire furono proprio gli ufficiali in quanto, secondo il modello di guerra ottocentesco, essi dovevano stare in prima fila e furono così i primi a farsi falciare dalle mitragliatrici.

Fu un massacro immenso, anche perché, da Napoleone in poi, si iniziò sistematicamente ad inseguire il nemico in fuga e il fine non fu più solo la vittoria, ma la distruzione del nemico.

In guerra il peggio e il meglio dell’uomo vengono esaltati alla massima potenza.

Fu così che, accanto ad episodi di immensa generosità, altruismo e spirito di sacrificio, ci fu anche la follia criminale di alcuni generali che, senza alcuna ragione e dando spesso più valore alle munizioni che alla vita d’un uomo, mandarono migliaia di uomini inutilmente al massacro.

Chi è cresciuto tra le ferite e le cicatrici di quei luoghi, chi ha convissuto e respirato quell’atmosfera, ha anche per osmosi recepito il senso di quella che, come giustamente disse papa Benedetto XV, fu “un’inutile strage

Per questo, se da un lato sento un profondo legame affettivo di rispetto e di devozione per la bandiera in quanto simbolo della mia Nazione e provo un’emozione profonda nel vederla sventolare, dall’altro non posso e non riesco a esaltarmi e, al contrario, rabbrividisco, ascoltando le note del silenzio provenienti dall’ossario di Asiago che ogni sera riecheggiano tra le mie montagne e inorridisco, ripensando o rileggendo le cronache di quel  conflitto.

Certo, esso fu un passo verso il raggiungimento dell’unità nazionale, ma, per quanto importante, il vedere la prima manifestazione di unità tra le lapidi dei cimiteri di guerra, dove soldati sardi, pugliesi e siciliani giacciono accanto a quelli lombardi e a quelli veneti, non può e non riesce ad entusiasmarmi.

Purtroppo la storia non è maestra di vita e gli errori e gli orrori continuano a ripetersi.

Noi ricordiamo la fine della guerra, ma quella, in realtà, non fu la fine, ma solo una tregua che durò vent’anni.

La prima guerra mondiale fece  quasi  28 milioni di morti di cui  6 milioni e mezzo di civili.

La seconda, che seguì dopo una breve tregua, ne fece addirittura 55 milioni e mezzo, di cui ben 30 milioni 365 mila di civili.

La pace di Versailles e la stessa nascita della Società delle Nazioni, pur con obiettivi totalmente condivisibili, alimentarono i nazionalismi, già causa del primo conflitto mondiale.

Tornando alla  proposta di legge, le sue finalità sono condivisibili, così come è condivisibile l’intera proposta.

Pubblicare i nomi dei nostri caduti è sicuramente doveroso e importante, ma credo sarebbe altrettanto importante che - ove possibile – accanto ai nomi dei tanti soldati che per la Patria hanno dato la vita, venissero pubblicate anche fotografie, storie, lettere e testimonianze, perché ritengo che il modo migliore per far comprendere l’orrore della guerra sia quello di far conoscere ciò che si cela dietro ogni uniforme, quell’uniforme che, al contrario, ha proprio la finalità di nascondere ed annullare, quanto più possibile, ciò che contiene e cioè…uomini.

La storia – come sosteneva Benedetto Croce - non è cronaca. Non è quindi elencazione di fatti, esposizione di documenti non interpretati e non compresi.

“La storia si fa ca capa.”

Occorre interpretare e confrontare.

La storia non è propaganda altrimenti sarebbe pseudo storia. Il suo scopo è comprendere e conoscere, perché diversamente

Chi non sa quello che cerca,

non sa quello che trova.

E per capire, è importante porre accanto alla storia dei grandi uomini, così come era intesa da Hegel, anche quella delle masse anonime delle architetture sociali e delle economie descritta da Marx e ripresa poi dalla scuola francese de Les Annales à pas de problemes, pas d’histoire”.

La storia non deve assolutamente essere trasformata in apologia e propaganda, perché quando essa, così come intesa e ben descritta da Nietzsche nel suo libro “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”, si pone come unico fine il proporre modelli comportamentali del passato, rischia di essere falsata e di non far più distinguere un passato monumentale da un’invenzione mitica e pertanto, oltre al “pas de problemes, pas d’histoire”

Occorre tener presente anche che “pas de documents, pas d’histoire”

Per questo dunque è importante, come sosteneva Kant, trattare la storia come fine e mai come mezzo. 

Comunque sia e, al di là delle diverse chiavi di lettura su quale sia il reale motore della storia – individuato nella provvidenza da Sant’Agostino, nei corsi e ricorsi storici da Vico e nella lotta di classe da Marx - resta la certezza che, come scriveva George Orwell, conoscere e quindi capire la storia permette di affrontare in modo più consapevole il futuro perché

“chi controlla il presente controlla il passato e chi controlla il passato controlla il futuro”.

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Questo è l’intervento che avevo preparato per oggi pensando avesse un senso compiuto, ma poiché, come ricordavo

“pas de problems pas d’histoire”

la questione che mi pongo e vi pongo è che se fu un’ 

“inutile strage”,

ed io condivido pienamente questa definizione, la conseguenza logica è che, non solo milioni di persone morirono inutilmente, ma riconoscendo l’inutilità della loro morte, è come se li uccidessimo una seconda volta.

Molti morirono orgogliosi di compiere il loro dovere, ma tanti altri morirono con la consapevolezza e con la rabbia di dover morire per nulla.

E allora io mi chiedo:

qual è il senso di tutto ciò?

Morirono per completare il Risorgimento, come sosteneva D’Annunzio?

Per una questione di “igiene del mondo” come sosteneva Marinetti?

Per anticipare i tempi della rivoluzione del proletariato come sostenevano i sindacalisti rivoluzionari di George Sorel?

Oppure morirono per un disegno divino?

Io non ho risposte e invidio profondamente tutti coloro che hanno tutte le certezze.

Io purtroppo ho solo dubbi e questo è uno dei tanti.

Arg. n. 4 – ODG – Progetto di legge 0297: “Promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale in Lombardia”.

Abbinato al PDL n. 0323: “Recupero, tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio storico della grande guerra in Lombardia” e al PDL n. 0335: “Recupero, tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio storico della grande guerra in Lombardia”. Unificati in: Promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale in Lombardia. Abbinato all’ODG n. 1701, in data 4 novembre 2008, a firma dei Consiglieri Ferretto Clementi, Porcari, Fatuzzo, Quadrini, Bordoni e Ligasacchi, concernente la modifica della legge  n. 365/1999 in merito alla restituzione delle salme dei caduti in guerra ai loro familiari, relativo ai progetti di legge nn. 297, 323 e 335.

Illustrazione ODG 1701).

Grazie, Presidente. Anche questa è una questione di carattere nazionale, ma io credo che la Regione Lombardia possa lanciare un messaggio importante. Abbiamo parlato e discusso del novantesimo anniversario; a novant’anni di distanza possiamo ancora fare qualcosa per coloro che sono morti. La legge nazionale n. 365 del 1999 dà la possibilità ai familiari di chiedere la restituzione delle salme dei propri caduti, purtroppo però spesso le spese da sostenere sono ingenti e non tutti hanno la possibilità di poterle fare ed io credo che i parenti debbano avere la possibilità di poter deporre un fiore, almeno un fiore, sulle tombe dei propri caduti.

Con questo ordine del giorno si invita il Parlamento a rivedere la legge nazionale n. 365/1999 facendo sì che questa possibilità non sia più così remota. Si chiede infatti che le spese per il rientro delle salme non siano più a totale carico dei congiunti, ma ci sia un intervento finanziario dello Stato.

Un atto a mio parere dovuto, affinché coloro che sono caduti nell’adempimento del proprio dovere e che, ricordo, hanno perso la vita per la propria patria, abbiano la possibilità almeno di ritornare accanto ai propri familiari.

 

Giusto per chiarire, con questo ordine del giorno, non decidiamo se ci sia il diritto o no delle famiglie di poter riportare in patria le salme dei propri cari.

Questo diritto infatti c’è già ed è già stabilito per legge. Tutto ciò che riguarda le controversie e i problemi di relazioni internazionali non rientrano in questa casistica.

Con questo ordine del giorno, affrontiamo un’altra questione che è quella economica: se da un lato infatti non si può pensare che lo Stato paghi le spese per tutti i rientri, sarebbe auspicabile stabilire dei criteri e, in alcuni casi, intervenire con dei contributi. Cosa che, invece, attualmente, oltre a non essere prevista, non è possibile, tant’è che io alcuni anni fa ho sollevato la questione di un soldato caduto durante la seconda guerra mondiale in un campo di concentramento nazista, la cui famiglia ha fatto di tutto per poter ottenere indietro la salma del proprio caro e non l’ha potuto fare per una questione economica.

Allora, al di là degli interventi dei singoli, prevedere almeno la possibilità di stabilire dei criteri e in quali occasioni lo Stato debba intervenire, secondo me è un’occasione utile.

Ringrazio tutti coloro che hanno firmato questo ordine del giorno, che sono Consiglieri di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, del Partito Democratico e i Consiglieri Quadrini e Fatuzzo.

Ribadisco: non è una questione di relazioni internazionali, ma solo di andare incontro alle famiglie, soprattutto quelle più bisognose, perché anche loro possano avere il diritto di deporre un fiore vicino alla tomba dei propri cari.