(Seduta del Consiglio
Regionale del 04/12/2007 Arg. n. 4 – ODG – Relazione conclusiva del Presidente della Commissione Speciale e Temporanea Statuto sui lavori della Commissione e presentazione delle proposte statutarie al Consiglio regionale.
FERRETTO CLEMENTI Silvia La ringrazio Presidente Albertoni e mi rivolgo a lei, così come previsto dal regolamento, in una condizione più favorevole rispetto all’ultima volta nella quale abbiamo discusso di questi argomenti insieme. L’ultima volta in cui ho avuto la possibilità e l’opportunità di discutere con lei di questi argomenti infatti la mia posizione era decisamente diversa, visto che sostenevo con lei l’esame di storia delle dottrine politiche. Questa, decisamente, è una posizione che mi dà maggiore tranquillità.
PRESIDENTE Se non ricordo male, era un 27.
FERRETTO CLEMENTI Silvia No, 28, Presidente.
PRESIDENTE E’ passato qualche anno.
FERRETTO CLEMENTI Silvia E mi ricordo le sue lezioni... sono andata a rivedere anche gli appunti di storia delle dottrine politiche. Nel suo corso, lei ha parlato molto di Cattaneo e anche di Marx, alle cui analisi ha fatto riferimento Agostinelli. Nulla da dire sulle capacità di analisi sia di Marx che di Cattaneo, ho magari qualche critica da fare sulle proposte e sulle soluzioni che proponevano che evidentemente non tendevano, e non hanno dimostrato aiutare, a creare quella ricchezza che sarebbe invece auspicabile. Il personaggio, secondo me, più opportuno e più giusto, al quale personalmente faccio riferimento io, è invece a Tocqueville e il suo trattato sulla democrazia in America, davvero molto utile. È importante, a mio parere, a volte, anche andare a rivedere questi classici perché, pur avendoli studiati, poi spesso ci si dimentica di lezioni importanti e di testi che sono fondamentali per chiunque si occupi di politica. Beh io credo che la sintesi di ciò che voglio dire la si possa trovare in una citazione molto breve ma molto chiara, che credo faccia al caso nostro, di Tocqueville che dice: da parte mia non riesco a concepire come possa vivere una nazione senza un forte accentramento politico, ma penso che l’accentramento amministrativo non serva ad altro che a snervare i popoli che vi si sottomettono poiché tende senza tregua a diminuire il loro spirito civico. Questa secondo me è la sintesi di come dovremmo muoverci: da una parte garantire l’accentramento politico e quindi la possibilità dello Stato di intervenire nelle questioni nazionali, dall’altra parte, però, far sì che le Regioni godano di quella autonomia e di quella vicinanza alle popolazioni nel dare le risposte che solo un’autonomia amministrativa può garantire. Io credo che sia estremamente pericoloso alimentare la conflittualità tra le Regioni e lo Stato, tra lo Stato e le Regioni, perché spesso fra di loro c’è un interesse in comune e il rapporto non deve essere necessariamente conflittuale. Io credo che garantire alla Regione Lombardia, che tra l’altro è il motore dell’Italia, le condizioni per poter produrre ricchezza non sia solo e soltanto interesse della Regione Lombardia ma anche nazionale perché attraverso una Lombardia, un Veneto, un Piemonte, dove l’economia è più prospera e dove la Pubblica Amministrazione è più vicina ai cittadini, c’è la possibilità di migliorare, di creare quella ricchezza. Perché dobbiamo sempre ricordarci che per dividere la ricchezza dobbiamo prima crearla, e senza averla creata evidentemente non possiamo dividere nulla. Ecco, io credo che la conflittualità sia la cosa peggiore che si possa auspicare, così come ritengo che sia estremamente pericoloso confondere quelle che sono le competenze e le prerogative dello Stato con quelle che sono le prerogative della Regione. Confondere e alimentare questa confusione secondo me crea enormi problemi, e pertanto io non lo condivido. E lo dico chiaramente, non solo perché appartengo ad un Partito che si chiama Alleanza Nazionale, per il quale evidentemente l’interesse della nazione è prioritario e per il quale l’indissolubilità della nazione non può e non deve essere messo in discussione, ma anche perché si rischia di confondere lo Statuto con la Costituzione, e l’ha detto molto bene il Presidente Adamoli, che ringrazio per l’ottimo lavoro che sta facendo... C’è stata prima una discussione sui tempi troppo lunghi della Commissione, sui problemi della Commissione. Beh, io credo che i tempi lunghi e il protrarsi della discussione sia dovuto non tanto all’azione della Commissione ma al fatto che molte proposte mancavano. Qui va dato atto che le proposte organiche sono state presentate dal Gruppo della Lega, dalla Dalmasso e da pochi altri. Quindi, è evidente che quando mancano i temi sui quali confrontarsi, poi è difficile stendere anche un articolato. Dicevo prima: non possiamo confondere lo Statuto con la Costituzione e cercare di scrivere, all’interno del nostro Statuto, che la Regione Lombardia, oltre al gonfalone e allo stemma ha la bandiera, perché la bandiera ce l’hanno gli Stati non le Regioni. Le bandiere, semmai, le hanno le Associazioni, i Partiti, l’ONU. Le Regioni non hanno bandiera, e ricorrere a queste cose, così come erroneamente è stato fatto con questa proposta - ma è stato fatto anche da altre Regioni, non solo del Nord, persino dalla Regione Lazio. Si tratta dunque di errori che vengono ripetuti. Così come l’inno: l’inno è quello nazionale e non può essere quello della Regione; e soprattutto, laddove si vuole eliminare il riferimento all’unità della Repubblica italiana, togliendo “italiana”, ecco io credo che con questi piccoli riferimenti si lancino messaggi assolutamente distorti e pericolosi, perché non ci possono essere equivoci su questo. È giusto garantire il decentramento amministrativo, così com’è giusto ed io sono assolutamente favorevole al fatto che vengano tutelati i dialetti - non il dialetto lombardo, la lingua lombarda, perché – come è stato ricordato – non esiste la lingua lombarda, esistono i dialetti e non la lingua lombarda, ma creare questo tipo di confusione secondo me è estremamente negativo. All’interno del nostro Statuto stabiliamo anche i diritti dei Consiglieri, importantissimo; certo però è importante stabilire anche i doveri. Giustamente si ricorda la necessità che ne vengano stabiliti i diritti, anche se poi non sempre vengono garantiti. Cito a questo proposito un problema con il quale tutti noi spesso ci scontriamo nel nostro agire politico, che è quello dell’accesso agli atti. Lo voglio ricordare anche in questa sede perché è giusto parlare di grandi temi – lo faccio e lo facciamo ed è importante – ma quando poi ci scontriamo con il fatto che non abbiamo l’accesso agli atti, come Consiglieri regionali, questo è gravissimo, veramente gravissimo, e per questo ho invitato l’Ufficio di Presidenza a rispondere ed intervenire su questo. Perché nei rapporti fra Giunta e Consiglio, ma soprattutto fra Giunta ed Enti regionali non possa mai più accadere che il Presidente di un Ente regionale risponda ad un Consigliere regionale dicendo che lui la documentazione non la dà al Consigliere regionale ma si riserva di darla esclusivamente all’Assessorato. Ecco, questi sono comportamenti gravissimi, contro i quali tutti noi Consiglieri dobbiamo difendere le nostre prerogative e i nostri diritti. Perché questa è la base. Perché se chiudiamo un occhio su questi passaggi evidentemente la nostra funzione qui è assolutamente inutile. Quindi voglio porre l’attenzione su questo; io ovviamente su questo tema non mi arrenderò, continuerò ad andare avanti, non mi accontento e non voglio le informazioni che ho chiesto dall’Assessore, le voglio direttamente dalla fonte a cui le ho chieste e dalla quale ho diritto di ottenerle. In merito alle proposte presentate, invece, io ho presentato alcuni emendamenti; certo, avrei voluto dedicare più tempo e presentare delle proposte più organiche, ma il tempo a disposizione è sempre molto limitato e quindi mi sono limitata solo ad alcune. Per quanto riguarda il riferimento alle radici cristiane, mi sono rifatta a quanto voluto dal Consiglio regionale. è già stato dato mandato, infatti, dal Consiglio regionale alla Commissione Statuto di inserire questo riferimento ed essendo Relatore il Presidente Boscagli, su questo sono assolutamente tranquilla e ritengo il mio emendamento, a questo punto, addirittura superfluo e non ho alcun timore. Ho fatto poi altre proposte. Una di queste, che ho illustrato anche ieri, è il rapporto diretto tra eletto ed elettore. Quando si parla di democrazia diretta noi, come Alleanza Nazionale, da sempre abbiamo sostenuto il presidenzialismo, l’elezione diretta del Sindaco, del Presidente della Provincia, del Presidente della Regione. Ma è evidente che se si parla di democrazia diretta bisogna dare uno strumento in più agli elettori, uno strumento di cui attualmente dispongono gli elettori di alcuni Stati americani, come ad esempio la California, o di alcuni cantoni svizzeri: il recall, la possibilità di revocare il mandato. Attualmente, anche se il 99,9 per cento degli elettori lombardi fosse scontento dell’operato della Giunta regionale - cosa che fortunatamente non è, visto che è ampiamente dimostrato che gode del massimo consenso - non potrebbe neanche volendo revocare il mandato concesso al presidente della regione. È evidente che io mi preoccupo per quello che potrà avvenire nei prossimi anni, non certo per adesso, che evidentemente il problema non c’è. Attualmente dunque nemmeno il 99,9 per cento degli elettori lombardi potrebbe mandare a casa colui che hanno contribuito ad eleggere, così come gli elettori italiani non possono e non riescono, attualmente, a mandare a casa il Governo Prodi, nonostante la sua totale impopolarità sia ampiamente documentata da ogni sondaggio e anche dalle milioni di firme raccolte da Forza Italia e che anch’io, nel mio piccolo, avevo già iniziato a raccogliere. Milioni di firme che testimoniamo che i cittadini italiani non hanno più fiducia in questo Governo e vorrebbero potergli revocare il mandato. Beh la California attualmente lo fa e secondo me è importante fare riferimento anche da quanto avviene all’estero. I cittadini californiani lo hanno fatto e hanno eletto Schwarzenegger al posto del governatore precedentemente in carica, Gray Davis, il quale aveva creato un enorme buco da 40 milioni di dollari. I cittadini californiani hanno chiesto di indire un referendum e l’hanno mandato a casa. Questo è uno strumento di democrazia diretta. Così come, secondo me, dobbiamo iniziare a porci anche un’altra questione che io affiancherei a al diritto di revoca del mandato, proprio per i pesi e i contrappesi. Quella di allungare – perché no – la legislatura, ma farlo solo e soltanto se i cittadini hanno a disposizione questo strumento di “difesa”. Così come è importante intervenire – ho sentito prima il riferimento – per regolamentare il diritto di voto agli immigrati. Io mi preoccuperei anche di discutere dell’elettorato passivo. E anche in questo caso c’è un riferimento importante
Uno strumento infine che ho trovato andando a rivedere i miei appunti di diritto costituzionale e che consiste nella previsione di concedere la possibilità di elettorato passivo per coloro che abbiamo la cittadinanza da almeno sette anni. Perché un conto è votare, altro conto farsi eleggere. Anche in questo caso, secondo me, dovremmo discutere approfonditamente. Questo è il mio breve intervento, credo di essere rimasta nei tempi. Ringrazio il Presidente della Commissione e il Presidente del Consiglio. Grazie.
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