Pubblicato
sul quotidiano "Libero" - 08/06/2002 PERCHE'
NON MI FIDO DEI MUSULMANI L’art.
8 della Costituzione garantisce la libertà di culto e di organizzazione di
tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica in
quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. Il
problema si pone quando in discussione non c’è la libertà di culto –
ovviamente indiscutibile - bensì quella di poter utilizzare la religione
per imporre le proprie leggi e le proprie consuetudini. La
profonda commistione esistente tra regole religiose e leggi dello Stato è
pericolosa e lo è ancor di più quando la religione è fondamentalista e
prevede a tutt’oggi, come quella islamica, la guerra santa come strumento
di dominazione. L’istigazione
alla violenza presente in molte “sure” (versetti) del Corano trova la
sua drammatica ed attuale applicazione nella sharia. Nei
paesi musulmani in cui viene applicata la legge islamica, le donne, anche se
incinta, possono essere condannate a lapidazione o fustigazione, ai ladri
vengono tagliate le mani, gli omosessuali sono condannati a morte e i gli
“infedeli” perseguitati. La
teocrazia islamica è assolutamente intollerante, non ammette
l’inosservanza e utilizza ancora oggi la violenza come metodo
“educativo”. I
musulmani, oltre a rifiutare un qualsiasi tipo di integrazione, sono
visceralmente contrari ad ogni forma di reciprocità e considerano un dovere
imporre le proprie leggi ovunque. Il
capo della Chiesa Cattolica ha espressamente e ripetutamente condannato gli
errori commessi nei secoli passati dai cristiani. Nel mondo musulmano questo
non è mai avvenuto e ancora peggio le violenze continuano ad essere
perpetrate e giustificate. La
sharia, sebbene segretamente, viene applicata anche da noi. Da un convegno
organizzato dalla provincia di Roma, è emerso che sarebbero più di 10.000
le bambine infibulate In Italia. Adel
Smith, il fondatore del partito islamico italiano, dopo aver dichiarato (Corriere
della Sera del 06 novembre 2001) che
“l’attacco alle torri gemelle non si può definire terrorismo a meno che
non si definiscano allo stesso modo le bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki e l’appoggio USA allo stato aggressore di Israele” e che “Ci
sono anime di cui è lecito versare il sangue”, ha anche aggiunto che
“quando gli immigrati avranno il diritto di voto imporrà in Italia le
regole di vita musulmane”. La
conclusione del suo discorso chiarisce ulteriormente il suo pensiero: “Noi
non crediamo nella democrazia, perché l’Islam non è democrazia. E’
teocrazia, è un “tuttuno”: fede e politica…prima della fine del tempo
del giudizio anche Roma sarà conquistata dall’Islam”.
Ricordo,
se ciò non bastasse, che Smith ha deliberatamente e ripetutamente offeso la
Chiesa Cattolica ed i suoi più alti rappresentanti, definendo il crocifisso
“un cadaverino in miniatura” e l’eucaristia “un rito antropofago”. Alla
base della civile convivenza deve esserci rispetto e finché la comunità
musulmana non rispetterà le altre confessioni religiosi credo che
l’intesa non sia possibile. La
Sharia afferma dogmi e principi in netto contrasto con la nostra
Costituzione e con la Convenzione dei Diritti dell’Uomo: i suoi pilastri
fondamentali, la disuguaglianza fra uomo e donna e quella tra musulmani ed
infedeli, sono concetti totalmente estranei ai principi del pluralismo
democratico che devono invece caratterizzare la partecipazione politica e la
libertà pubblica. Se la nostra risposta all’11 settembre è la
concessione dell’8 per mille alle associazioni islamiche allora credo che
si tratti non solo di una follia ma anche di un segnale fortemente equivoco
e sia assolutamente prematuro e
pericoloso, almeno fino a quando non ci saranno sufficienti garanzie che,
come hanno dichiarato anche alcune associazioni islamiche, questi soldi non
rischino di andare a finanziare anche la jihad (guerra santa) così come le
mutilazioni sessuali
eseguite clandestinamente in Italia o
la stampa di pubblicazioni di insulti e bestemmie contro la religione
cattolica ed il Santo Padre. Mi sembra che ci siano tutti gli
estremi per rilevare la violazione della legge 205 del ’93 che vieta la
costituzione di qualsiasi organizzazione che inciti alla discriminazione e
alla violenza per motivi razziali etnici nazionali e religiosi. Sono queste
le motivazioni principali per le quali abbiamo indetto una petizione
popolare, contro il fanatismo islamico, dando così la possibilità a tutti
i cittadini, che temono di veder calpestati i loro diritti civili, politici
e religiosi, di far sentire la propria voce.
Silvia Ferretto Clementi
|