MOZIONEn. 077
Il Consiglio Regionale della Lombardia,
PREMESSO CHE
- da un’indagine della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato del luglio 2005, sulla condizione dei lavoratori anziani, sulle normative previdenziali e sulle prospettive di occupabilità in Italia, emergono gravi carenze relative all’inserimento e al reinserimento dei soggetti in età matura nel mercato del lavoro;
- secondo un recente studio commissionato dal Consiglio Europeo (il cosiddetto “rapporto Kok” del novembre 2004) in Europa l’evoluzione demografica è ormai da tempo caratterizzata dalla caduta del tasso di natalità e dall’aumento della speranza di vita, dinamiche che, interagendo tra loro, porteranno, di qui ai prossimi decenni, ad una trasformazione radicale nella composizione della popolazione del vecchio continente;
- sempre secondo il “rapporto Kok”, infatti, entro il 2050 a fronte di un aumento del 60% del numero delle persone con più di 65 anni, si registrerà un calo intorno al 18% della popolazione in età lavorativa, con la conseguenza che, su scala europea, il rapporto tra pensionati e persone in età lavorativa passerà dall’attuale 24% a circa il 50%;
- il progressivo invecchiamento della popolazione comporterà una sensibile riduzione dei volumi contributivi a fronte di un vertiginoso incremento della domanda di risorse da destinare alle pensioni e alla sanità con inevitabili effetti sulla finanza pubblica;
- secondo quanto emerso da un’indagine frutto della collaborazione tra la Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi (SDA) e Astra – Demoskopea, nonostante il divieto (introdotto dal Decreto Legislativo 9 luglio 2003, n. 216 - in attuazione della direttiva 2000/78/CE) di utilizzare l’età come discriminante ai fini dell’assunzione (salvo casi specificatamente previsti), ben il 42,4% delle inserzioni riguardanti offerte di lavoro continua ad imporre limiti espliciti di età, limiti che nell’oltre 80% dei casi sono inferiori ai 40 anni
CONSIDERATO CHE
- secondo quanto rilevato dalla Commissione europea, se non vi saranno decisi interventi a sostegno, nel lungo periodo il tasso di partecipazione e di occupazione dei lavoratori in età matura tenderà a diminuire;
- il Consiglio Europeo di Stoccolma (marzo 2001) ha sottolineato la necessità di assicurare entro il 2010 un’occupazione ad almeno la metà della popolazione europea in età compresa tra i 55 e i 64 anni;
- l’esigenza di un approccio globale all’invecchiamento della società è stato ribadito anche dal Consiglio Europeo di Barcellona (marzo 2002) e dal Consiglio europeo di Bruxelles (marzo 2003);
- sulla base delle tendenze delineate è evidente che in futuro la quota della forza lavoro potenziale costituita da persone over 50 sarà sempre più elevata;
- se non si raggiungerà un tasso di occupazione superiore al 70% e la produttività non migliorerà sostanzialmente, l’evoluzione demografica in atto avrà un pesante impatto sulla capacità di sostenere la crescita economica a lungo termine;
- il tasso medio europeo di occupazione delle donne di età compresa fra i 55 e i 64 anni è molto basso (pari al 30%);
- nonostante il basso tasso di dipendenza dei giovani e l’alto tasso di dipendenza dei lavoratori in età matura l’Italia è il paese europeo in cui si registra il più basso livello di partecipazione al lavoro delle fasce di popolazione tra i 55 e i 64 anni con un tasso, nel 2003, pari al 30% (circa 10 punti percentuali sotto la media comunitaria);
- L’Italia - dove già oggi il numero delle persone che hanno più di 65 anni è superiore al numero di coloro che ne hanno 20 e dove, secondo previsioni dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), nel 2025 si conteranno ben 2 milioni e ottocentomila persone in età lavorativa in meno e quasi 4 milioni di anziani in più (equivalente ad una riduzione complessiva approssimativa della forza lavoro di quasi 5 milioni di unità) è particolarmente interessata dalle problematiche legate all’invecchiamento della sua popolazione;
- se le tendenze in atto non muteranno in Italia, entro il 2050, in Italia il rapporto tra pensionati e popolazione attiva potrebbe arrivare addirittura al 61%;
- la Lombardia è la regione con il maggior numero di richieste di pensionamento (nel 2003 pari a quasi il 24% del totale);
- la crisi occupazionale dei lavoratori in età matura investe lavoratori con qualifiche professionali di ogni tipo;
- sebbene nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 64 anni il tasso di occupazione sembra essere positivamente correlato al livello di istruzione (dai dati forniti dal Presidente di Italia Lavoro infatti emerge che tra i sessantunenni occupati uno su due è laureato, uno su tre è diplomato e soltanto uno su sei ha conseguito esclusivamente un diploma della scuola dell’obbligo) una delle peculiarità del fenomeno della disoccupazione dei lavoratori in età matura è che coinvolge in larga misura le qualifiche medio alte e che comporta un’ampia perdita di esperienza e professionalità
VISTO CHE
- con la legge 24 giugno 1997, n. 196, tra le agevolazioni contributive previste per favorire la diffusione del rapporto di lavoro a tempo parziale, erano state previste facilitazioni per i lavoratori che avessero optato a favore del rapporto di lavoro a tempo parziale, a condizione che il datore di lavoro avesse contestualmente assunto giovani inoccupati o disoccupati per un tempo non inferiore alla riduzione di orario concordata;
- la legge 17 maggio 1999, n. 144, all’art. 45, comma 1, aveva delegato il Governo a varare misure per favorire l’occupazione part-time dei lavoratori in età matura contestualmente all’incremento dell’occupazione giovanile;
- nell’ambito della disciplina sul credito d’imposta per le nuove assunzioni (a tempo indeterminato e ad incremento dell’organico), è contemplata una maggiorazione della misura del beneficio qualora il contratto di lavoro sia stipulato con un soggetto di età superiore ai 45 anni;
- i soggetti over 50 privi di un posto di lavoro o in procinto di perderlo rientrano nella categoria dei lavoratori svantaggiati, destinatari di misure incentivanti il loro reinserimento lavorativo;
- per i soggetti con meno di 25 anni o più di 45 anni, per lo svolgimento di prestazioni “di carattere discontinuo o intermittente, è ammessa la stipulazione di un tipo di contratto di lavoro particolare (“intermittente”)”;
- ai soggetti disoccupati over 50 si può applicare anche l’istituto del contratto di inserimento (ex contratto di formazione lavoro);
- i pensionati rientrano tra i soggetti ammessi a svolgere “lavoro accessorio”, inteso come attività lavorativa di natura meramente occasionale, caratterizzata da specifica disciplina per il compenso e per i profili contributivi e previdenziali;
- per i lavoratori che abbiano maturato i requisiti per l’accesso al pensionamento di anzianità esistono agevolazioni per la stipulazione di contratti a tempo parziale;
- in base alla legge 23 luglio 1991, n. 223, i datori di lavoro che assumono soggetti in mobilità godono di specifici incentivi ed i lavoratori di età pari o superiore a 50 anni godono di una durata di indennità ordinaria maggiore, ulteriormente incrementata per il periodo aprile 2005 – dicembre 2006 di un mese (da nove a dieci);
- da dati Eurostat emerge che solo il 23,9% delle imprese italiane investe nella formazione dei propri dipendenti contro una media europea del 57% (percentuale pari addirittura all’80% in Germania e Danimarca)
VISTI
- gli ottimi risultati conseguiti dalla Spagna (tra il 1997 ed il 2003 il tasso di impiego dei lavoratori di età compresa tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 5 punti percentuali) attraverso politiche di incentivi e di disincentivo applicate e più precisamente:
§ misure incentrate su moduli di decontribuzione parziale per l’assunzione degli over 45 al fine di favorirne la reintegrazione nel mercato del lavoro (sconti contributivi differenziati - dal 45% al 100% - in base all’età del lavoratore assunto e alla durata del contratto);
§ offerta, in abbinamento all’attività formativa, di un’attività lavorativa a tempo determinato in settori a particolare rilievo sociale (es. restauro di beni immobili del patrimonio artistico);
§ ammissione al pensionamento anticipato (prima dei 65 anni) solo dei lavoratori la cui anzianità contributiva sia decorsa dopo il 1966 e solo nei casi in cui l’impiego non sia stato perso volontariamente, che risultino iscritti da almeno 6 mesi nelle liste di disoccupazione, che abbiano compiuto i 61 anni di età e abbiano un’indennità contributiva non inferiore a 30 anni;
§ rendimento aggiuntivo della retribuzione pensionabile di 2 punti percentuali per ogni anno di attività in più nonché riduzioni dell’imposta sul reddito per i soggetti che continuino a lavorare oltre i 65 anni
VISTE
- Le misure adottate dall’Olanda consistenti:
- nell’obbligo, dal 2004, per gli over 57 espulsi dal mercato del lavoro di attivarsi alla ricerca di un lavoro per poter percepire un sussidio;
- nella concessione di sussidi statali ai datori di lavoro per la realizzazione di attività formative;
- nella soppressione dell’obbligo a carico dei datori di lavoro di pagare la contribuzione relativa all’assicurazione per invalidità per i lavoratori ultracinquantacinquenni
RILEVATO CHE
- tra il 2000 ed il 2003, a livello europeo, l’evoluzione occupazionale degli over 50 ha portato ad un incremento del numero di occupati di quasi il 10%;
- secondo la Commissione Europea, i progressi finora compiuti per garantire la crescita economica ed il gettito fiscale indispensabili per sostenere i sistemi di protezione sociale sono insufficienti e devono essere sostenuti attraverso l’ampliamento della forza lavoro;
- l’adattamento dei sistemi di protezione sociale ai nuovi bisogni sociali determinati da un costante ed inevitabile invecchiamento della popolazione è indispensabile;
- fra i lavoratori over 50, la partecipazione a programmi di formazione è molto bassa e raggiunge livelli minimi tra i non specializzati;
- il Fondo Sociale Europeo appoggia le politiche degli Stati membri relative all’invecchiamento attivo attraverso lo sviluppo e la promozione di politiche attive del mercato del lavoro e la promozione e il miglioramento delle politiche dell’istruzione e della formazione permanente;
- in Italia alcune categorie di lavoratori, (fra le quali quella delle persone in età avanzata), pur essendo molto colpite dal fenomeno della disoccupazione, risultano escluse dal sistema degli ammortizzatori sociali;
- le crisi occupazionali risultano nella maggioranza dei casi collegate a processi di ristrutturazione aziendale, a cessazione di attività ovvero a delocalizzazione delle imprese in aree geografiche più a basso costo della manodopera;
- spesso i processi di ristrutturazione aziendale che evidenziano situazioni di esubero di personale si concludono con l’espulsione dei soggetti in età matura;
- il bonus contributivo erogato a chi ha deciso di proseguire l’attività lavorativa ha portato ad un effettivo contenimento dei pensionamenti;
- il bonus contributivo porta notevoli benefici alla previdenza nazionale ma penalizza economicamente le imprese alle quali un lavoratore in età matura costa di più rispetto ad un suo eventuale sostituto più giovane;
- il progressivo mutamento dell’organizzazione produttiva, verso una crescente automazione spesso sminuente il valore dell’esperienza lavorativa e la variazione dei criteri di responsabilizzazione, penalizza maggiormente i lavoratori in età matura;
- le imprese tendono a favorire il turn over a favore di lavoratori giovani, i quali costano meno, hanno spesso requisiti di istruzione e di addestramento più consoni e sono ritenuti più idonei ad adattarsi ai mutamenti tecnologici e di organizzazione del lavoro;
- il prolungamento della vita lavorativa, infatti, pur rappresentando una misura apprezzabile e vantaggiosa in termini di spesa pensionistica comporta però un maggior onere in termini di costo del lavoro, a carico delle imprese costituendo all’atto pratico una sorta di ammortizzatore sociale i cui oneri sono però posti totalmente a carico dell’impresa;
- le imprese, per indurre un lavoratore in età matura ad andare in pensione ricorrono spesso ad incentivi in denaro ma anche a pratiche scorrette attraverso disincentivi riconducibili ad un peggioramento delle condizioni di lavoro (mobbing);
- il fenomeno del mobbing investe con particolare intensità lavoratori con qualifiche medio-alte e solitamente appartenenti alle fasce d’età più elevate;
- l’innovazione tecnologica e i nuovi modelli di organizzazione del lavoro tendono a favorire l’emarginazione e a creare le condizioni psicologiche per la fuoriuscita solo apparentemente volontaria dal mercato del lavoro (mobbing);
- in Italia i lavoratori in età matura che hanno perso il lavoro sono penalizzati oltre che dalla scarsità di incentivi per la loro riassunzione anche dalle tipologie contrattuali disponibili;
- una fascia notevolmente estesa di lavoratori in età matura è impiegata nel lavoro irregolare;
- per incentivare il prolungamento della vita lavorativa è stata ampliata, in funzione dell’anzianità contributiva e dell’età posseduta al momento del trattamento, la possibilità di cumulare la pensione di anzianità con i redditi da lavoro dipendente e autonomo;
- il graduale superamento del divieto di cumulo tra pensioni e redditi da lavoro, indispensabile per contrastare efficacemente il lavoro sommerso dei lavoratori in età matura già pensionati, ridimensiona nei fatti la convenienza per i lavoratori privati già pensionati a fruire del bonus contributivo come incentivo a prolungare al propria attività lavorativa;
- la delega contenuta nella legge 17 maggio 1999, n. 144, art. 45, comma 1, riguardante il part time per la staffetta tra giovani e anziani, non è mai stata esercitata;
- molti lavoratori soprattutto nelle qualifiche medio-alte in caso di sospensione o conclusione del rapporto di lavoro non fruiscono attualmente di alcuna forma di integrazione del reddito;
- nel comparto del credito esiste un Fondo (Fondo di Solidarietà per il sostegno del reddito, dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale dipendente dalle imprese di credito) che presenta condizioni di operatività tipiche di un ammortizzatore sociale, a condizioni privatistiche, che è alimentato con contributi posti a carico degli istituti e dei lavoratori, senza alcun onere a carico dello Stato
- non esistono nel nostro ordinamento norme che consentano di superare concretamente lo svantaggio legato all’età del lavoratore aumentando la convenienza per le imprese ad impiegare o reimpiegare lavoratori anziani;
- una delle cause di abbandono del lavoro da parte dei soggetti in età matura è riconducibile alle necessità di assolvere ad impegni di carattere familiare, che a causa delle carenze del sistema dei servizi per le famiglie pesa su molte persone in età matura;
- le aziende che ne possono usufruire fanno spesso un uso improprio ed eccessivo della mobilità, utilizzandolo come forma di prepensionamento al fine di privilegiare l’assunzione di personale giovane
RITENUTO CHE
- in un mondo del lavoro come quello attuale le persone in età matura risultino fortemente penalizzate poiché una volta espulse dal mercato del lavoro riescono difficilmente a ricollocarsi;
- si debbano strutturare interventi di sostegno alle politiche di invecchiamento attivo;
- sia indispensabile eliminare, ove siano ancora in atto, eventuali incentivi al pensionamento dei singoli lavoratori o al prepensionamento da parte delle imprese offrendo, al contrario, incentivi ai lavoratori per ritardarne il pensionamento e/o ai datori di lavoro perchè assumano e mantengano al lavoro anche soggetti in età matura;
- si debbano intensificare gli sforzi per accrescere le opportunità per i lavoratori in età matura di rimanere sul mercato adottando anche formule di pensionamento flessibile e graduale e garantendo un’attività di formazione professionale costante nell’arco di tutta la loro vita lavorativa;
- sia necessario introdurre condizioni di lavoro tali da assecondare la permanenza al lavoro assicurando maggiore considerazione ai temi della salute e della sicurezza sul lavoro e più flessibilità nell’organizzazione del lavoro;
- occorra maggior impegno affinché nelle offerte di lavoro vengano fatte rispettare le normative vigenti che vietano la discriminazione del lavoratore in base all’età;
- la permanenza dei lavoratori anziani nel mondo del lavoro sia strettamente collegata alla loro possibilità di esprimere la propria professionalità, e quindi alla voglia di continuare a lavorare e di non subire passivamente il pensionamento;
- la questione dei lavoratori in età matura nel nostro paese, a causa anche di altre gravi criticità del mercato del lavoro (occupazione femminile, giovanile e nel mezzogiorno), richieda misure specifiche volte a definire una politica organica per l’invecchiamento attivo;
- efficaci politiche di corretto invecchiamento attivo debbano puntare anche alla prevenzione e alla repressione del mobbing che in molti casi rappresenta la premessa ambientale della richiesta di pensionamento;
- l’incremento dei tassi di occupazione debba basarsi oltre che sulla flessibilità, anche sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo a carico delle imprese e sull’emersione del lavoro nero;
- per sostenere la vita lavorativa si debba puntare, oltre ad un sistema di incentivi, anche ad un sistema di disincentivi;
- la formazione permanente e la qualificazione e riqualificazione professionale assumano un ruolo strategico nell’ambito delle politiche per l’invecchiamento attivo;
- i lavoratori in età matura con qualifiche professionali medio-alte possano essere utilizzati come formatori in corsi di didattica pratica, per favorire il trasferimento alle generazioni più giovani dell’esperienza e delle capacità maturate nell’arco della vita lavorativa;
- per realizzare un’efficace politica di invecchiamento attivo:
§ si debbano garantire misure di sostegno del reddito ed un ambiente di lavoro salubre dal punto di vista fisico – psicologico;
§ si debbano recepire e promuovere i valori di esperienza e professionalità di cui sono naturalmente portatori i lavoratori più anziani,
§ si debbano mettere a punto efficaci strumenti, anche finanziari, di incentivazione all’assunzione di lavoratori di età matura e promuovere l’autoimpiego;
§ si debba costruire un nuovo e più efficace sistema di ammortizzatori sociali,
§ si debbano riqualificare i servizi pubblici per l’impiego,
§ si debbano attuare politiche di sostegno alle famiglie che consentano scelte di pensionamento non condizionate da esigenze di cura di minori o di persone non autosufficienti;
- il sistema degli ammortizzatori sociali debba essere riordinato in modo strutturale;
- si debbano incentivare forme di integrazione del reddito su base mutualistica, con accantonamento obbligatori a carico delle aziende e dei lavoratori per garantire al lavoratore espulso dal mercato del lavoro in età matura la sussistenza economica almeno per un periodo di tempo;
- l’erogazione dell’indennità di disoccupazione debba essere collegata all’obbligo di frequentare corsi di formazione o di riqualificazione;
- i servizi all’impiego siano molto utili per riuscire a vincere la demotivazione che spesso coglie le persone in età matura, a causa della sensazione di inutilità per le scarse possibilità di riuscita a rientrare nel mondo del lavoro;
- una specializzazione dei servizi pubblici per l’impiego rivolta ai lavoratori in età matura possa concorrere alla realizzazione di percorsi di adeguamento delle competenze mediante formazione non generale ma ad personam legata ad uno specifico obiettivo di reingresso sul mercato del lavoro;
- il mobbing vada contrastato in quanto lede gravemente i diritti del lavoratore ed è causa di disoccupazione forzata;
- sussista l’esigenza di rafforzare i servizi alle famiglie per l’assistenza ai minori e agli anziani non autosufficienti
IMPEGNA LA GIUNTA A
- verificare la piena applicazione di tutte le normative che vietano la discriminazione nelle assunzioni in base all’età (Decreto Legislativo 9 luglio 2003, n. 216 - in attuazione della direttiva 2000/78/CE)
- prevedere sgravi contributivi IRAP per le aziende che assumano lavoratori over 40 disoccupati da almeno un anno;
- predisporre corsi di formazione e riqualificazione professionale ad hoc per persone over 40;
- costituire un fondo per l’erogazione di contributi per le aziende che investono nella formazione dei propri dipendenti anziani;
- varare codici comportamentali e di tutela del lavoratore per prevenire e reprimere fenomeni di mobbing;
- dare vita ad una commissione apposita che si occupi dello sviluppo di una politica organica per l’invecchiamento attivo dei lavoratori lombardi over 40;
- vigilare affinché i processi di ristrutturazione aziendale che evidenziano situazioni di esubero di personale non si concludano immancabilmente con l’espulsione dei soggetti più anziani;
- prevedere e, ove esistenti, a incrementare i sostegni a favore delle famiglie per la gestione di minori ed anziani non autosufficienti
INVITA LA GIUNTA A FARSI PROMOTRICE PRESSO IL GOVERNO
- affinché anche in Italia vengano adottate misure incentrate su moduli di decontribuzione parziale per l’assunzione degli over 40 analoghe a quelle predisposte da altri paesi europei e dalla Spagna in particolare;
- affinché, tenendo conto dell’evoluzione demografica in atto in Italia, preveda ammortizzatori sociali che tutelino anche la categoria di lavoratori in età matura;
- affinché effettui una revisione delle tipologie dei contratti di lavoro attualmente previste, al fine di favorire maggiormente il reinserimento dei lavoratori in età matura espulsi dal mercato del lavoro;
- affinché venga attuato un’approccio globale all’invecchiamento della società così come indicato dai Consigli europei di Stoccolma, Barcellona e Bruxelles;
- affinché l’esperienza positiva del bonus contributivo erogato a chi ha deciso di proseguire l’attività lavorativa venga portata avanti introducendo dei correttivi a favore delle imprese;
- affinché preveda forme di incentivo per promuovere il reimpiego e l’autoimpiego di lavoratori in età matura attraverso la concessione di sgravi contributivi, finanziamenti agevolati, crediti d’imposta, forme di imposizione negativa sul reddito, prestazioni di garanzia per l’accesso al credito, deduzioni dal reddito imponibile;
- affinché preveda incentivi atti all’utilizzo del part time quale sistema per realizzare forme di pensionamento graduale, per un distacco non traumatico dal sistema produttivo;
- affinché analizzi le misure adottate in altri paesi europei e ne valuti l’eventuali replicabilità in Italia.
Silvia Ferretto Clementi
Milano, 27 ottobre 2005