NO ALL'ABOLIZIONE DEL REATO DI VILIPENDIO AL TRICOLORE
Le dichiarazioni del consigliere leghista Galli nei confronti del tricolore ("Io il tricolore l'avevo appeso nel cesso e da quel momento non avevo più avuto problemi di stitichezza") - esordisce Silvia Ferretto, consigliere regionale di AN - oltre ad essere incivili e demenziali, violano apertamente l'art. 292 del Codice Penale, laddove viene considerato reato arrecare vilipendio alla bandiera o al altro emblema dello Stato.
Espressioni sciagurate e degne della peggiore imbecillità ed
ignoranza.
La condanna per chiunque offenda la bandiera, simbolo unico e
distintivo della Nazione, è giusta ed ineccepibile perché offende una
comunità di milioni di persone, la loro storia e il loro sentire
comune.
Mi stupisco - continua l'esponente regionale lombardo di AN - di come un simile comportamento possa trovare "solidarietà e vicinanza" da parte di rappresentanti istituzionali.
Questo tipo di reati, soprattutto se commessi da parte di amministratori locali, devono esser puniti duramente.
Per questo ho presentato recentemente una proposta di legge al Parlamento a difesa dell'identità e dell'unità nazionale che prevede un forte inasprimento delle pene già previste attualmente ed il raddoppio delle stesse qualora il reato venga commesso da consiglieri e assessori, siano essi regionali, provinciali o comunali, nonché parlamentari o ministri della Repubblica, i quali hanno il dovere morale e politico, non solo di rispettare le leggi dello Stato che rappresentano, ma anche e soprattutto di dare il buon esempio.
Infine in merito alla richiesta leghista di abolizione dei cosiddetti reati di opinione - conclude Silvia Ferretto - ricordo loro che è proprio grazie alla esistenza di questa tipologia di reato che, in seguito al mio esposto, è stato possibile per la Magistratura aprire un'inchiesta sul fondatore del partito islamico Adel Smith.
Auspico e spero che gli esponenti leghisti non confondano la libertà di pensiero con la liceità di insulto.
Milano, 25 novembre 2003