-----Messaggio originale-----
Inviato: lunedì 27 ottobre 2003 13.01
A: Ferretto Clementi Silvia
Oggetto:

Gent. Lady Ferretto,

Penso di fare anch'io una cosa utile rendendola edotta di una realtà da me vissuta unitamente alla mia famiglia.

Nel 1979, quale funzionario di Telettra S.pA., divenuta Alcatel nel 1991 per effetto della vendita da parte dell'unico azionista FIAT S.p.A., fui trasferito a Buenos Aires presso Telettra Argentina per gestire una commessa abbastanza importante, con l'incarico di Assistente del Direttore Generale. Pertanto con regolare contratto di lavoro in essere.

Per facilitare l'immigrazione e per comodità del datore di lavoro dovetti seguire la filiera dell'emigrante con le operazioni di seguito riportate:

1) Verifica età dell'immigrato: io avevo all'epoca 46 anni e non sarei stato accettato come immigrato se non avessi avuto una moglie più giovane di me di nove anni ed una bimba di otto anni. La media degli anni dei componenti l'intera famiglia mi fece superare questo ostacolo.

2) Visita medica approfondita, con analisi mediche complete, di tutti i componenti della famiglia. Per uno scambio di campione urine a mia figlia venne dignosticata la nefrite, ciò che mi avrebbe impedito di emigrare; problema risolto soltanto dopo una successiva analisi.

3) Prelievo delle impronte digitali delle dieci dita (limitatamente a quelle delle mani).

Questo fece sì che io potessi lasciare l'italia alla volta dell'Argentina con un certificato di residenza. Però, una volta a destinazione, dovetti fare un'altra trafila, con consegne di vari certificati, per ottenere i documenti nazionali. Nella trafila fu incluso un'altro prelievo delle impronte digitali per tutta la famiglia, per il quale non avevo capito la ragione. La spiegazione mi fu data qualche tempo dopo da un ex-commissario della locale polizia: il secondo prelievo era stato fatto per un eventuale confronto col primo, per verificare che non ci fossero state sostituzioni di persona.

Con tutto ciò, non mi sono mai sentito offeso dalle procedure adottate per l'immigrazione, pensando che ciascuno ha il diritto di fare verifiche nei confronti di che desidera installarsi in casa sua.

Sembra invece che gli immigrati in Italia si sentano mortalmente offesi (appoggiati in questo senso dalle sinistre) a fronte di una semplice richiesta di un'impronta digitale.

Va inoltre puntualizzato che l'Argentina è veramente un paese accogliente, dove ho vissuto con un ottimo rapporto con tutti, durante i cinque anni permanenza.

Comunque avrei tanto desiderato raccontare questa storia all'On. Veltroni, quando di ritorno da un viaggio di pochi giorni in Argentina, ha trattato gli italiani da razzisti, magnificando l'accoglienza che l'Argentina riserva agli immigrati.

Per concludere, desidero anche dire che io non sono per nulla razzista ed avendo girato abbastanza il mondo per ragioni di lavoro conto con amici di tutte le razza e religioni.

Grazie per l'attenzione, cordiali saluti.