Niente intesa con gli islamici finché non rispettano gli altri

L’art. 8 della Costituzione garantisce la libertà di culto e di organizzazione di tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. Il partito fondamentalista islamico fondato da Adel Smith, ha obiettivi dichiaratamente religiosi e il suo fondatore, oltre ad aver più volte pesantemente insultato ed offeso la religione cattolica ed i suoi più alti rappresentanti e difeso Bin Laden, ha dichiarato ripetutamente e pubblicamente di non essere democratico e di voler instaurare un regime teocratico, violando palesemente la legge n.205 del ’93 che vieta la costituzione di qualsiasi organizzazione che inciti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.  La Charia (legge islamica) afferma dogmi e principi in netto contrasto con la nostra Costituzione e con la Convenzione dei Diritti dell’Uomo: i suoi pilastri fondamentali, la disuguaglianza fra uomo e donna e quella tra musulmani ed infedeli, sono concetti totalmente estranei ai principi del pluralismo democratico che devono invece caratterizzare la partecipazione politica e la libertà pubblica. Concedere oggi ai musulmani la possibilità di usufruire dei contributi dell’8 per mille è assolutamente prematuro e pericoloso, almeno fino a quando non ci saranno sufficienti garanzie che, come hanno dichiarato anche alcune associazioni islamiche, questi soldi non rischino di andare a finanziare anche la jihad (guerra santa) così come le mutilazioni sessuali eseguite clandestinamente in Italia o la stampa di pubblicazioni di insulti e bestemmie contro la religione cattolica ed il Santo Padre. Se è giusto quindi garantire la libertà di culto è altrettanto doveroso impedire che i diritti civili, politici e religiosi sanciti dalla Costituzione Italiana vengano impunemente calpestati.

Silvia Ferretto Clementi