Presentazione

INFORMARE E' GIA' PREVENIRE

Con l’obiettivo di tutelare i principi e i diritti dei cittadini anche in campo ambientale, si è giunti alla redazione di una dispensa, nell’ottica di un’attività informativa, già da tempo iniziata (precedenti dispense prodotte e distribuite sui “Trasporti transfrontalieri di rifiuti”, sulla situazione dello “Smaltimento RSU in Lombardia”, sull’inquinamento elettromagnetico, sull’inquinamento acustico) rivolta a tutti i Cittadini, ma anche ai colleghi che operano negli Enti Locali della Lombardia, con un’ ulteriore dispensa.

Un lavoro umile e niente affatto esaustivo ma importante per cercare di colmare alcune carenze delle istituzioni.

L’incertezza circa le competenze (chi deve fare che cosa) diventa spesso un pretesto per comportamenti omissivi o insufficienti (classico scarica barile) con il rischio che la situazione funga da copertura per le gravi responsabilità di una burocrazia spesso impreparata e talvolta anche affaristica.

 Milano, marzo 1999                                                                           Silvia Ferretto Clementi

ART. 32 della COSTITUZIONE
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"

SITUAZIONE

Il consumo di energia elettrica in Italia è praticamente duplicato nell'ultimo ventennio e continua a crescere ad un ritmo superiore a quello medio degli altri paesi europei.

Questo sviluppo ha portato alla costruzione di nuovi elettrodotti e al potenziamento di quelli già esistenti. I possibili danni causati da un'eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici (prodotti dalle apparecchiature elettriche o dalle linee ad alta tensione) è però conseguenziale.

Va ricordato che con il termine di inquinamento elettromagnetico si indica sia la presenza in diverse aree di campi elettrici  e magnetici generati da linee ad alta tensione,  sia la  diffusione di radiazioni  elettromagnetiche di origine varia che permangono nell'ambiente di lavoro e di vita.

Sono circa trecentomila gli italiani che abitano a distanza inferiore da quelle previste dalla legge dalle linee elettriche ad alta tensione e circa sessantamila i tralicci che percorrono l'Italia.

Secondo i dati forniti dal Corerat sono 59 le emittenti locali, cui vanno aggiunte quelle nazionali; a tali emittenti corrispondono secondo dati del Ministero delle Comunicazioni risalenti al 1990-91 più di 2100 ripetitori in Lombardia, termine che comprende sia le antenne vere e proprie che ponti radio; anche in questo caso si può ritenere che oggi tale numero sia sensibilmente diminuito.

A tali emittenti corrispondono secondo i dati del Ministero delle Comunicazioni risalenti al 1990-91 più di 3300 ripetitori in Lombardia, termine che comprende sia le antenne vere e proprie che ponti radio; si può ritenere che oggi tale numero sia sensibilmente diminuito.

IMPIANTI PER TELEFONIA MOBILE

In base alle prime informazioni ottenute dalle ASL, le stazioni radiobase per la telefonia mobile sono attualmente circa 1000-1100, di cui circa 300 in provincia di Milano; bisogna ricordare inoltre che esistono i sistemi di antenne per il sistema DECT (Fido) della Telecom, collocati solo in capoluoghi di provincia o in grossi centri urbani.

IMPIANTI USATI DAI RADIOAMATORI

Secondo dati ricevuti in via breve dal Ministero delle Comunicazioni, i radioamatori sono divisi in due grandi categorie:

· quelli in possesso di autorizzazione, che possono utilizzare impianti sino a 5 Watt (i cosiddetti CB) e sono circa 80.000 in Lombardia.

· quelli in possesso di concessione (onerosa), che possono utilizzare impianti  sino a 75, 150 o 300 Watt e sono circa 14.000 in Lombardia.

L'Italia è ai vertici mondiali per  numero di impianti di telecomunicazione. E' anche ai primi posti per il numero degli utenti di telefonia cellulare. La Lombardia è l'unità amministrativa e territoriale d'Italia (e quindi al Mondo) con il maggior numero di impianti.                                   

STUDI  SCIENTIFICI

Il primo studio epidemiologico che indicasse un'associazione fra i campi magnetici ed il cancro fu pubblicato nel 1979.

Si trattava di uno studio svolto a Denver nel Colorado da Nancy Wertheimer e Ed Leeper, due scienziati statunitensi che avevano studiato alcuni casi di decessi per tumore.

Tre anni dopo fu realizzato il primo trattato sull'esposizione dei campi magnetici con la conseguente pubblicazione di un certo su questo argomento.

Nel campo istituzionale l'EPA statunitense nel 1990 fu la prima a definire il campo magnetico come un probabile fattore di rischio cancerogeno, ma l'analisi purtroppo restò a livello di bozza e non fu pubblicata ufficialmente per lo scompiglio politico che provocò.

Ben diverso fu invece l'esempio della Svezia, dove nel 1992 produsse uno studio basato sulla popolazione che viveva nelle vicinanze di campi magnetici.

I risultati confermarono l'ipotesi che la radiazione emanata dalle linee elettriche potesse causare la leucemia infantile con conseguenti raccomandazioni al governo svedese.

Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, pur affermando che non vi erano sufficienti risultati scientifici per definire una soglia di rischio per gli effetti cancerogeni, invitò tutti i fornitori di apparati elettrici ed utenti, a diminuire il più possibile l'esposizione ai campi elettromagnetici.

In particolare l'IRPA (International Radiation Protection Committee) istituì un gruppo di lavoro internazionale con la collaborazione dell'organizzazione mondiale della Sanità per raccogliere e sviluppare documentazione e mezzi di protezione dalle radiazioni non ionizzanti.

Furono fissate in una prima bozza delle cosiddette linee guida che "…rappresentarono non la sicurezza ma un primo tentativo per compensare le incognite e le incertezze".

Tra i vari effetti accertati con indagini di laboratorio è presente il fatto che i campi magnetici possono alterare il trasporto del calcio nelle cellule viventi e favorire l'insorgenza del virus della mononucleosi, oltre a creare disturbi quali lo stress, l'insonnia e persino l'infertilità    

In un recente documento dell'Istituto Superiore di Sanità (P. Comba et al. 1995, Rapporti ISTISAN 95/29), si è ritenuto credibile un' interpretazione causale dell'associazione fra leucemia infantile ed esposizione a campi magnetici

Sulla base di questi dati va però ricordato che ogni persona ha una propria capacità di reagire alle mutate condizioni derivanti dall'esposizione ed è, dunque, difficile l'accertamento circa l'esistenza di una compromissione che nel tempo possa tramutarsi in danno.

Cioè ogni persona ha una propria individualità biologica.

"Gli specialisti - come afferma Roberto Maritan, membro dell'ISPESL (Ispettorato Superiore Prevenzione Sicurezza del Lavoro) - oggi sono suddivisi in due gruppi: quelli che ritengono che gli effetti siano dannosi, e quelli che sono preoccupati ma affermano che occorre fare altri esperimenti.

Una minoranza sostiene che nulla è stato provato, quindi possiamo stare tranquilli. "

L'esempio citato dal professor A.Colombi (professore associato di Igiene Industriale dell'Università di Milano) potrà far capire come risultati nel breve periodo si trasformino in un vero pericolo col trascorrere del tempo.

Il professor Colombi ha ricordato, in uno studio, la sequenza dei valori-limite di diverse sostanze chimiche come ad esempio il piombo ed il benzene, che a partire dal 1905 hanno subito una riduzione di circa un milione di volte. Concentrazioni di queste sostanze che nel passato erano considerate " accettabili "ora sono considerate pericolosissime se non mortali.

Un altro esempio di questo genere si può fare con l'amianto. Negli anni '60 in Italia un numero indefinito di opere veniva realizzato per il suo basso costo con l'eternit.

Per fabbricare l'eternit occorreva, però, l'amianto che a distanza di tempo si scoprì dannoso per la salute. L'amianto e l'eternit vennero banditi solamente a posteriori da una Direttiva CEE ma le prime ricerche sugli effetti negativi dell'eternit vennero sottovalutate e snobbate.

Ricordiamo inoltre l'affermazione di David Savitz , docente di epidemiologia all'Università del North Carolina, autorità riconosciuta in materia:

"Credo che allo stato attuale possano aver ragione sia i difensori sia i detrattori dei campi
magnetici. Ma almeno per la leucemia infantile il piatto della bilancia pende verso gli studi positivi. Sommando tra loro tutti i risultati ottenuti fin ora, chi è più esposto rischierebbe ameno il 40% in più di quello meno esposto ".

Riportiamo ora dei casi locali, avvenuti in Italia, che possono essere d'esempio per farci riflettere.

·   La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha affidato una consulenza tecnica a ricercatori dell'Università dell'Aquila e dell'I.S.P.E.S.L. nel procedimento penale riguardante l'esposizione generata in Conversano dalla antenna di Telenorba Spa.

L'analisi del sangue prelevato  a volontari residenti nei pressi della stazione ha stabilito in molti campioni di sangue alterazioni nelle sottopopolazioni linfocitarie, ridotta capacità di aggredire organismi infettanti e bassa capacità di proliferazione.

Inoltre è emersa anche una diminuita attività immunitaria rispetto ai controlli.

La permanenza in continuazione in uno stato di minore efficienza delle difese immunitarie, espone certamente i soggetti ad un maggior rischio di contrarre malattie infettive delle più diverse tipologie, senza apparente relazione con l'esposizione.

·   Il Tar del Lazio, confermato successivamente dal Consiglio di Stato, con Ordinanza del 18.12.96 con la quale ha sospeso il Decreto del Ministro delle Poste e Telecomunicazioni di concessione del 27.03.96 di installazione e attivazione di una stazione di radio base GSM della società Omnitel, ha così sentenziato: "…debba cautelarmente ritenersi prevalente l'interesse primario alla salute ad ogni altro interesse giuridicamente protetto…".

 -    QUADRO NORMATIVO DELLE LEGGI      

In Italia un movimento significativo per la tutela dall'elettromagnetismo nasce solamente agli inizi degli anni '90 e produce insieme alla L. 9/91 della valutazione di impatto ambientale per gli elettrodotti ad alta tensione; il DPMC del 23.04.92 per preservare la salute dei cittadini nei soli spazi o ambienti domestici.

Questo decreto rappresenta un provvedimento molto parziale, in quanto fissa limiti di esposizione ai soli campi elettromagnetici generati alla frequenza dei 50 Hz  nei soli ambienti abitativi e nell'esterno ma escludendo totalmente l'applicazione del provvedimento alle esposizioni professionali nei luoghi di lavoro.

La sua inadeguatezza deriva soprattutto dal fissare limiti che prendono in considerazione solo gli effetti a breve termine e ignorando, invece, l'effetto cancerogeno del campo magnetico, le cui conseguenze si possono manifestare nell'arco di 10 - 20 anni.

Al fine di superare questa importante mancanza è stata presentata il 15 aprile 1994 alla Camera dei Deputati ed il 13 ottobre dello stesso anno al Senato la proposta di legge con il seguente titolo:

" Nuove norme in materia di elettrodotti a tutela dell'igiene e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro "; i firmatari della legge: Scalia e Falqui.

Va dunque ribadito che non esiste attualmente nessuna legislazione nazionale che limiti l'esposizione a campi elettromagnetici generati ad alta frequenza sia negli ambienti abitativi e nello ambiente esterno, sia per esposizioni professionali nei luoghi di lavoro.

Sulla base di questa carenza legislativa le Regioni hanno cercato di supplire ai sensi dell'art. 27, comma 1, lettera c del DPR  24.07.1977 n. 616 (salvaguardia della salubrità, dell'igiene e della sicurezza in ambienti di vita e di lavoro), attraverso i Servizi Sanitari Regionali in relazione ad esposizioni e dei lavoratori in ambienti industriali, ambienti abitativi ed ambiente esterno, con l'emanazione di leggi regionali riguardando settori o menzionando raccomandazioni di organismi scientifici internazionali.

Vanno qui citate le leggi regionali del Veneto (L.R. n. 27 approvata nel 1993 ma che a causa di grandi contrasti lobbyistici, entrerà in vigore dal 01.01.97) e dal Lazio:  11.09.89 n. 56 " Piano regionale degli insediamenti televisivi " che fissa quale livello massimo di esposizione alle onde elettromagnetiche valori ben più sicuri del decreto DPCM  del '92.

Vanno inoltre ricordati nella regione Veneto dei tristi record negativi detenuti dalla provincia di Belluno di un'elevata incidenza di tumori negli anni 1990-1994.

Sono i dati emersi da uno studio nell'USSL 2 di Feltre condotti dal Dr. Renzo Barbazza che hanno evidenziato nella provincia di Belluno ed in particolare nel Feltrino un primato negativo di tumori, confermato dal confronto con i dati provenienti dai Registri Tumori delle altre USSL del Veneto e con la media regionale.

Questa deficienza normativa è il grave risultato di un comportamento omissivo da parte dei pubblici poteri.

Tutto questo avviene nonostante l'esistenza del fondamento giuridico che si può ritrovare nell'articolo 4 comma 2 della Legge del 23.12.1978 n. 833 (Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale) nel quale si afferma che " …con decreto del P.d.C.M. su proposta del Ministro della Sanità, sentito il Consiglio Sanitario Nazionale, sono fissati e periodicamente sottoposti a revisione i limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti di natura chimica, fisica e biologica e delle emissioni sonore negli ambienti di lavoro , abitativi e nell'ambiente esterno ".    

Deve essere citato anche l'art. 2 comma 14 della Legge 08.07.1986 n.349 (istitutiva del Ministero dell'Ambiente, insieme al Ministro) che conferisce al Ministro dell'Ambiente,  insieme al Ministro della Sanità il potere di proporre al Presidente del Consiglio dei Ministri i limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e delle emissioni di riferimento al solo ambiente esterno ed abitativo.

Rimane invece di esclusiva competenza del Ministro della Sanità insieme con i Ministri dell'Ambiente e del Lavoro la fissazione di limiti relativi all'ambiente di lavoro.

Dal punto di vista della CEE le cose non stanno di certo meglio; già dal 26.06.1980 la Commissione presentava al Consiglio una proposta di direttiva che forniva i principi fondamentali della protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli dell'elettromagnetismo.

Questa proposta suggeriva la più debole esposizione possibile delle persone alle microonde (circa nei 100 W/mq la densità di potenza); ma purtroppo questa direttiva fu disattesa e mai adottata dal Consiglio. Va precisato che la Commissione può agire solo dove ha delle competenze comunitarie, cioè disposizione giuridiche derivanti da trattati CEE con notevole disponibilità politica; perché di solito la commissione propone, il parlamento discute e il Consiglio dei Ministri decide. Attualmente l'unica attività normativa esistente in materia è data dalla proposta di direttiva COM(92) 560 def. SYN 449 " sulle norme minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici " con valori però troppo alti rispetto a quelli evidenziati negli epidemiologici con effetti cancerogeni.

Lo stesso problema si ritrova anche nella Direttiva del Consiglio 90/270/CEE che riguarda i videoterminali con prescrizioni molto basse riferite all'esposizioni delle radiazioni curandosi solamente che "…qualsiasi radiazione sia ridotta a livelli trascurabili sotto il profilo della protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori …" senza alcun valore limite.

PROPOSTE DI PREVENZIONE

Possiamo dire, dunque, di trovarci davanti ad un problema che non solo scientifico, ma che è anche politico e il nostro pensiero è di dover decidere quale misura delle nostre risorse deve essere usata per il controllo di un rischio ipotetico tra altri rischi ipotetici.

L'inquinamento elettromagnetico sta diventando un problema così serio per la nostra salute da non essere più ignorato e da coinvolgere tutti noi.    

ATTENZIONE E CAUTELA !!

Queste sono le due parole chiave da usare sempre più spesso.

ATTENZIONE E PREVENZIONE  sta soprattutto nel sollecitare le autorità sanitarie nell'approfondire gli studi degli effetti sulla salute dell'inquinamento elettromagnetico con sollecitudine e nell'emanare provvedimenti di tutela da parte delle autorità competenti.

UNA CORRETTA E DOVUTA INFORMAZIONE sui rischi dell'inquinamento elettromagnetico verso tutti i cittadini residenti vicino agli impianti elettrici e di telecomunicazione, lavoratori e lavoratrici esposti per lavoro e a tutti i consumatori.

L'informazione porterebbe anche ad un maggior corretto uso e non abuso, nella popolazione, di strumenti ed apparecchi spesso non realmente utili o costruiti secondo una logica commerciale, ma non protettiva nei confronti delle persone.

Per quello che riguarda invece gli impianti, linee ed opere già esistenti si potrebbe seguire questa linea di fondo:

· aggiunta nei piani regolatori dei vari comuni dei tracciati di elettrodotti se mancanti;

- censimento e individuazione delle situazioni non rispondenti a quanto previsto per opere nuove;

· modifica parziale o totale dei percorsi delle linee;

· sostituzione di tratti di linee aeree con cavi interrati ( vedi il caso del comune di Pioltello ) o con   protezioni particolari atte a non produrre effetti nocivi all'uomo.

SETTE REGOLE PER PROTEGGERSI DALLE RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE

Guardare televisione e monitor di computer da almeno un metro di distanza.

Non coprirsi con coperte elettriche con la spina inserita, specialmente durante la gravidanza.

Non tenere radiosveglie, segreterie telefoniche, ed altri apparecchi non alimentati a pile vicino alla testa mentre si sta dormendo.

Non stazionare a lungo nei pressi di forni a microonde, lavastoviglie, lavatrici ed altri elettrodomestici in funzione.

Non abitare a meno di 50 m da un elettrodotto a media tensione, o 100/150 m da uno ad altissima tensione, specialmente avendo figli piccoli.

Utilizzare telefoni cellulari e telefoni senza fili con l'antenna ben estratta e solo per telefonate brevi.

Non autorizzare l'installazione sul proprio palazzo di ripetitori per telefoni cellulari o altre antenne di trasmissioni radiotelevisive.