DICHIARAZIONE DI VOTO SULLO STATUTO “Come avevo già anticipato, togliere, da questo nuovo Statuto, il riferimento all’unità e all’indivisibilità della Repubblica Italiana, è stato, in quanto in netto contrasto non solo con i miei principi, ma anche con quelli del mio partito, determinante al fine della mia presa di posizione. Io appartengo, infatti, ad un partito che si chiama Alleanza Nazionale e non Alleanza Padana. Sono stati però altresì determinanti anche il non aver voluto inserire la necessità di tutelare oltre che gli interessi lombardi anche quelli nazionali e l’aver inserito il principio dell’autodeterminazione dei popoli - che a livello regionale rischia di alimentare lo spirito secessionista di coloro che evidentemente non si riconoscono nell’unità e nell’indivisibilità della Repubblica Italiana. Così come la confusione e l’equivoco su bandiera, inno e festa regionali culminati addirittura nel tentativo di trasformare il Consiglio Regionale nel Parlamento della padania. Che dire…? Ci mancava solo l’esaltazione del Dio Wotan e la proposta di inviare una delegazione lombarda alla festa della padania per rendere omaggio con un’ampolla al Dio Po – dimostrando così più attenzione ai culti neo-pagani piuttosto che alle radici cristiane della nostra regione. Ma non solo. Ha pesato molto anche il non aver voluto inserire un riferimento esplicito al merito, che permetterà così di continuare ad utilizzare la logica clientelare del “è cretino ma è mio amico” piuttosto che promuovere e sostenere il principio meritocratico del è mio amico, ma è cretino, e quindi è meglio che faccia altro nella vita”. Una scelta che non può lasciare indifferenti coloro che del merito hanno fatto, da sempre, uno dei cardini della loro azione politica. Anche sul diritto alla vita e sulla famiglia contavo su un maggior coraggio e su una maggiore coerenza. Purtroppo però, ancora una volta, hanno prevalso logiche bipartisan e non solo. Queste logiche hanno avuto la meglio anche sulla necessità di inserire il riferimento al diritto alla salute e allo sport - che, ricordo, sono competenze strettamente regionali - quando, il relatore, dopo aver dato un parere favorevole ha clamorosamente cambiato idea ed espresso parere negativo o sul non aver voluto ridurre il numero di assessori e consiglieri regionali. Io condivido la necessità di trovare intese sulle regole e sui problemi concreti, ma sui principi non si può trattare. Mi rimane comunque almeno una piccola soddisfazione per l’accoglimento di qualcuna delle mie proposte: o quella sulla responsabilità sociale dell’impresa, o quella sulla trasparenza, o quella sull’obbligo degli assessori di rispondere alle interrogazioni e di presentarsi quando richiesti in Commissione, o quella per il riferimento al rispetto degli animali - anche se continua a sfuggirmi la logica per la quale è stato espresso parere negativo al mio emendamento e positivo ad un emendamento pressoché identico dei Verdi. L’importante comunque è il risultato che ho decisamente apprezzato. o E, infine, quella che riguarda le radici cristiane, il riferimento alle quali - anche se non è stato accolto il testo esatto da me proposto in commissione - ho la soddisfazione di aver “provocato” (inizialmente, infatti, questo riferimento non era previsto in nessun testo e in nessun emendamento) e fatto sì che venisse inserito. Certo forse appartengo a un’altra epoca, a un altro mondo. Forse ho solo una visione un po’ disneyana della vita, ma nel mio mondo la parola data ha un valore ed è un obbligo, gli impegni presi vanno rispettati (pacta sunt servanda) Il fine non è il potere o il governo. Governo e potere sono solo mezzi per raggiungere un obbiettivo, per portare avanti le proprie idee…i propri valori di cui tutti parlano, ma che pochi rispettano. Certo, i valori e i principi sono come le radici. Le radici non ti permettono di fare ciò che vuoi, di andare, come le foglie, dove vuoi, o, forse meglio, dove vuole il vento con la vera unica prospettiva di finire a marcire sull’asfalto. Viste così, le radici possono essere certamente un ostacolo, a volte persino catene, ma sono anche cinture di sicurezza che durante le tempeste ti permettono quasi, e sottolineo il quasi, sempre, di non venirne travolto. Occorrono radici forti anche per non scordare e per non farsi travolgere dal potere devastante dell’anello di Tolkien. In politica l’anello è sempre a portata di mano e non sempre si riesce a sottrarsi al suo potere. Mi spiace, ma non posso e non voglio adattarmi. Io ho un altro modo di intendere la politica. È evidente che non potrò mai rientrare tra i trenta che, con grande sincerità e chiarezza, il Presidente Berlusconi, ha rilevato che, allo stato dei fatti, contano e determinano l’indirizzo politico, ma non posso e non voglio nemmeno rientrare nella categoria di coloro che vengono definiti operai ubbidienti che si devono limitare a schiacciare i bottoni. È anche per questo che non posso tacere sul fatto che non mi riconosco pienamente in questo nuovo Statuto. Pertanto, mi scuso con il Presidente della Commissione Statuto, Presidente Adamoli e con il relatore del provvedimento, Presidente Boscagli e mi scuso anche con i colleghi consiglieri. Riconosco il difficile e importante lavoro che avete e che abbiamo svolto, ma non posso votare a favore di questo nuovo Statuto, nel quale, ripeto, non mi riconosco pienamente, ed è per questo che esprimerò un voto di astensione.”
Silvia Ferretto Clementi
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