(Seduta del 10/2/2010 - Argomento n. 3 all’ordine del giorno: “
Dibattito in merito alle risultanze della Commissione d’inchiesta sull’attività di bonifica dei siti contaminati in Regione Lombardia”.)

 

&O

FERRETTO CLEMENTI Silvia

 

Grazie, Presidente. Sarò brevissima, anche perché dopo quindici anni che tento di far luce senza alcun successo su questa vicenda devo dire di aver perso quasi la speranza. La Commissione d’inchiesta ha iniziato i suoi lavori il 15 gennaio ed era evidente l’impossibilità di raggiungere il risultato che si era prefissato.

La vicenda delle bonifiche in Lombardia è uno dei più chiari ed eclatanti esempi di sperpero di denaro pubblico; il principio internazionale del “chi inquina paga” in questo campo viene applicato esattamente al contrario: chi inquina guadagna, la fa franca e non viene mai punito. Dei tanti esempi che sono stati citati evito di ricordare quello della Sisas e ricordo ancora una volta quello della Cava Ronchi, che dimostra come la volontà dell’amministrazione pubblica, in modo particolare della Regione, vada nel senso esattamente opposto a quello dell’interesse dei cittadini.

I proprietari dell’area della cava Ronchi non sono falliti, non sono fuggiti, sono vivi e vegeti ed economicamente prosperi.  A costoro l’amministrazione pubblica non è riuscita nemmeno ad imporre la recinzione dell’area e, al contrario ha regalato un cambio di destinazione d’uso da agricola a commerciale, facendo sì si realizzassero ben tre centri commerciali, un regalo ingiustificato ed ingiustificabile a coloro che, in quanto proprietari, sono e sarebbero stati tenuti alla bonifica di una delle aree più contaminate in provincia di Milano. In questo caso, e in tutti i casi che riguardano le bonifiche in regione Lombardia, l’unico interesse che è stato difeso non è quello dei cittadini, ma quello privato.  In regione Lombardia, dunque, ribadisco, l’unico interesse difeso non è quello dei cittadini ma quello privato, un giudizio che è frutto di quindici anni di tentativi di approfondimento e di approfondimento.

In ogni azione dell’amministrazione pubblica a riguardo, il risultato è stato questo: la tutela dell’interesse privato a scapito della tutela dell’interesse pubblico.

Sarebbe interessante e sarebbe anche un diritto dei cittadini - visto che parliamo di trasparenza e che siamo vicino alle elezioni -  poter sapere quali e quante campagne elettorali sono state pagate dagli imprenditori che operano nel mondo delle bonifiche.

Se è certamente vero infatti che la legge prevede la possibilità per i privati di finanziare le campagne elettorali, va pubblicato rendendo poi pubblici gli importi dei finanziamenti ricevuti, è vero anche che purtroppo la legge non prevede che si debbano fare nomi e cognomi dei finanziatori – informazioni a mio parere ancor più rilevanti.

Sarei infatti proprio curiosa di sapere, ad esempio, quali campagne elettorali ha finanziato in regione Lombardia il signor Grossi.  Queste informazioni sono fondamentali per comprendere certi comportamenti e determinate scelte, perché quando ci si fa finanziare la campagna elettorale poi si rischia di non rispondere più ai cittadini, ma a coloro che ti hanno finanziato la campagna elettorale e si perde la libertà.

Certo, quando la competizione elettorale è dura e difficile, non è sempre facile dire no ai finanziamenti. Ci si sente dire che si è delle mosche bianche, ma qualcuno magari vuole restare una mosca bianca e soprattutto vuole restare libera e non solo in senso figurato.

Data la situazione, ribadendo ancora una volta, dopo quindici anni, l’impossibilità di ottenere le risposte necessarie per fare luce sulla vicenda delle bonifiche, non mi resta che sperare e questo non può che significare il fallimento della politica.  Quando, infatti, alla politica non resta che sperare nell’intervento di un altro potere dello Stato, come quello della magistratura, vuol dire che la politica ha fallito. E quando noi, nello specifico, siamo costretti a constatare che non ci resta che sperare nell’intervento della magistratura per far luce e giustizia sulla vicenda delle bonifiche, noi, allo stesso tempo, stabiliamo e confermiamo il fallimento dell’amministrazione regionale e del modo migliore di intendere la politica. Ciò che purtroppo è avvenuto in Lombardia.