Seduta del 12/5/2009 Arg. n. 6 all’Ordine del Giorno: Mozione n. 299, concernente l’individuazione di fonti energetiche alternative a quelle derivanti dagli impianti “nucleari”
Condivido la mozione che è appena stata illustrata sulla questione del nucleare. So benissimo che l’Italia è circondata da Paesi in cui ci sono centrali nucleari e che pertanto noi abbiamo già tutti i rischi senza alcun beneficio; so benissimo anche che siamo dipendenti economicamente da quei Paesi che ci forniscono energia; così come conosco benissimo le problematiche e le difficoltà della ricerca. Allo stesso tempo, però, ho letto anche le dichiarazioni proprio sulle centrali nucleari non di fanatici ambientalisti, ma, per esempio, del Premio Nobel della Fisica, Carlo Rubbia. E sentendo una delle persone più competenti in Italia in tema di centrali nucleari esporre tutte le sue perplessità e soprattutto la sua totale diffidenza nei confronti di queste centrali, è evidente che io, che non sono laureata in Fisica, quantomeno il problema me lo debba porre. Un problema che mi pongo proprio per le motivazioni esposte dal Premio Nobel Rubbia e da altri esponenti del mondo scientifico. Essi, per cominciare, ci dicono che tra trent’anni, quando più o meno le centrali nucleari - se si dovesse decidere di riprendere il nucleare in Italia – saranno pronte l’uranio sarà finito. Ciò significa investire miliardi nella realizzazione di centrali che poi dovremo chiudere o riconvertire, il che, anche solo da un punto di vista economico, mi pare una scelta decisamente poco vantaggiosa. E proprio perché non c’è alcun vantaggio economico, mi piacerebbe sapere chi metterà i soldi per costruire queste centrali nucleari. I privati? I privati, com’è anche logico sia, se non c’è profitto, una grande possibilità di profitto, i soldi non li investono. Li metterebbe lo Stato? Non credo visti gli alti costi che la costruzione di queste centrali comporterebbe. Lo stesso Rubbia ci parla poi del costo dell’energia. Egli sostiene che, con l’attivazione delle centrali nucleari, in Italia non ridurremmo il costo dell’energia e la sua affermazione viene documentata. E siccome Rubbia, fino a prova contraria, non è certo uno sprovveduto, io sono tenuta a credergli e a fidarmi degli esperti del settore. C’è poi un grande problema che non ha ancora risolto nessuno. Oltre ai rischi connessi a questo tipo di impianti e relativi alla sicurezza, infatti, questioni che giustamente preoccupano i cittadini, il vero problema che non è mai stato risolto da nessuno riguarda la questione delle scorie. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo un preciso dovere, una precisa responsabilità verso le generazioni future che è quella di pensare anche a loro. Di fronte a tutte queste perplessità manifestate non da uno sprovveduto o da un fanatico ambientalista, ma dal Premio Nobel della Fisica Carlo Rubbia, credo e ritengo che il principio da applicare debba essere quello della massima prudenza. Un principio che applichiamo già alla questione OGM e che rivendico sulla questione del diritto alla vita. Un principio di massima precauzione che non vedo perché si possa e non si debba applicare anche in questo campo. Siccome nessuno, ma proprio nessuno, può escludere i problemi derivanti dall’utilizzo del nucleare, io non posso essere a favore del suo utilizzo in Italia. Ricordo, tra l’altro, che, anni fa, un referendum sul nucleare ci ha detto chiaramente qual è la posizione degli italiani; beh, io credo sarebbe il caso, ogni tanto, di tener fede a quanto hanno deciso gli italiani, se no cosa li facciamo votare a fare? Abbiamo fatto numerosi referendum, gli italiani si sono espressi, ma poi si fa sempre l’esatto contrario! Poi allora non dobbiamo meravigliarci se c’è sfiducia, sconforto e disgusto nei confronti della politica. Dobbiamo imparare a rispettare la volontà degli elettori, e, quindi, parlando di nucleare, io credo che, come minimo, prima dovremmo chiedere agli elettori se hanno cambiato idea e poi cercare di tener presente anche e soprattutto l’altro principio, che è quello in base al quale non si può sperperare il denaro pubblico. Ergo, non ha senso costruire centrali nucleari che entreranno a pieno regime solo e soltanto quando le riserve di uranio saranno praticamente esaurite e che, per questo, dovranno essere chiuse sostenendo ulteriori spese per la loro chiusura e riconversione.
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