Seduta del 12/03/2008

Arg. n. 2 – ODG – Progetto di legge n. 0292:

“Statuto di Autonomia della Lombardia”, d’iniziativa del Consigliere Adamoli.

Discussione e votazione dei singoli articoli e dei relativi emendamenti.

Continuazione.

FERRETTO CLEMENTI Silvia

Approfitto dell’occasione per sottolineare in merito a questo emendamento, che il preambolo, così approvato, sarebbe anche decisamente lacunoso.

Certo, mi rendo conto che la Lega Nord non possa pensare di citare quella che fu la presenza romana, ma è altrettanto evidente che la Regione Lombardia non potrebbe – a mio avviso – approvare un preambolo così lacunoso, che occultasse volutamente una pagina determinante della storia della Lombardia come quella relativa all’impronta lasciatale dall’impero romano.

Subemendamento n. 1 all’emendamento 127

Ritengo questo subemendamento molto importante perché è doveroso chiarire che su alcune questioni particolarmente delicate non è possibile e non si deve giocare sulle parole.

Ho visto l’emendamento 127, col quale si elimina il riferimento all’unità della Repubblica italiana, un fatto estremamente grave perché non si tratta dell’unica proposta che si muove in questo senso e le proposte vanno viste anche complessivamente.

Dicevo che è importante non giocare sulle parole e non creare equivoci, così come invece sembra si stia facendo in alcuni emendamenti.

Giustamente, l’Assessore Colozzi ha richiamato la necessità di eliminare anche la dicitura “Parlamento della Regione Lombardia”, ma non è l’unico caso.

Il problema è che qui realmente qualcuno pensa che il Consiglio regionale della Lombardia sia un Parlamento e non un Consiglio regionale, tant’è che si confonde e si vuole confondere ad esempio ciò che è la Regione e ciò che è uno Stato.

Si vuole infatti introdurre la bandiera della Regione, la festa della Regione, l’inno della Regione, il principio dell’autodeterminazione dei popoli – un principio sacrosanto a livello di ordinamento internazionale che non si capisce però cosa c’entri con la Regione Lombardia.

Inizialmente era stato tolto anche il riferimento alla Repubblica italiana, ma la Regione Lombardia non è uno Stato, non è una Nazione ma una Regione all’interno dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica italiana.

Con questo emendamento, subemendamento, chiedo che ciò venga specificato perché è importante.

Condivido la necessità di stabilire che la Regione Lombardia è una Regione autonoma, ma credo sia altrettanto doveroso precisare che questa sua autonomia si esplichi, così come previsto dalla Costituzione, all’interno dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica.

Quindi la mia proposta è di mantenere ovviamente il principio dell’autonomia precisando però “all’interno dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica italiana”.

E ribadisco che su queste cose non possiamo scherzare.

 

Emendamento 127

Solo per esprimere un voto contrario e per ribadire all’aula che con questo emendamento si toglie quanto è stato votato dalla Commissione.

La Commissione Statuto aveva votato la Lombardia regione autonoma entro l’unità della Repubblica Italiana; con l’emendamento che stiamo votando adesso si toglie “entro l’unità”.

Io voglio solo rimarcare quello che si sta facendo.

Il mio parere è assolutamente contrario e questa presa di posizione sarà per me determinante anche per la votazione finale dello Statuto.

 

Emendamento n. 11).

Ci tengo innanzitutto a precisare che forse è grazie anche al mio emendamento, presentato in Commissione, che è stato  inserito almeno il riferimento alla difesa della vita in ogni sua fase. Inizialmente, infatti, questo riferimento non c’era, così come non c’era il riferimento di cui tutti parlano, su cui tutti fanno i comunicati, ma che poi in realtà nessuno metteva nero su bianco: il riconoscimento delle radici cristiane, nato in seguito all’emendamento da me presentato in Commissione, senza il quale – ribadisco – la traccia, in questa bozza di Statuto, non vi sarebbe stata.

Quindi almeno un primo passo ho l’orgoglio e la soddisfazione di essere riuscita ad ottenerlo.

Il passo però non è sufficiente, e quindi io non posso accogliere la proposta del Relatore, perché la definizione “difesa della vita in ogni sua fase” è talmente vaga da andare bene a chiunque.

Io credo che a questa frase nessuno possa opporre nulla; ho detto – in modo provocatorio, ma se qualcuno ci riflette bene si accorge che non è poi così provocatorio, che in questa frase potrebbe riconoscersi persino Goebbels. Per lui la vita degli handicappati non era vita, e quindi non sarebbe rientrata tra le fasi della vita.

Allora, siccome io ritengo che i principi non siano negoziabili ma neanche camuffabili, credo che questa precisazione sia doverosa. Poi ognuno ne risponderà al proprio elettorato, alla propria coscienza e, per chi crede, anche a qualcun altro perché non basta sottoscrivere le moratorie o i comunicati stampa.

Ci vuole anche coerenza negli atti concreti, e bisogna certo poi essere disponibili anche a pagarne il prezzo..

Le azioni sono sempre responsabilità di chi le compie.

La responsabilità è individuale.

Il problema è che troppo spesso non si vuole pagare il prezzo e, inserendo una definizione di questo tipo, mi rendo conto che viene sacrificata l’azione bipartisan o cooperativa, che si invece si vuole preservare ed evidentemente questo non va bene.

Per quanto mi riguarda però i principi non sono negoziabili e la regola vale sempre e comunque.

Io personalmente sono disposta, avendo il coraggio delle mie azioni, a pagarne il prezzo. 

 

Per fatto personale

Credo che dimostrare la necessità di un mio intervento per fatto personale sia superfluo ed evidente a tutti, visto l’intervento del Capogruppo della Lega, Galli.

Gli insulti appartengono alla cultura politica di quest’ultimo, ed evidentemente non può che esprimersi nel modo in cui è stato abituato ed è sua consuetudine esprimersi.

Ringrazio il Presidente Ce’ per il suo intervento, che mi ha anche un po’ spiazzata perché nella mia vita non sono mai stata abituata ad essere difesa.  Essendomi sempre difesa da sola, mi trovo leggermente spiazzata, ma lo ringrazio.

Il lato positivo dell’essermi sempre dovuta difendere da sola ha fatto sì che la capacità di difendermi non mi manchi di certo.

Volevo riferirmi a quanto è stato detto. Ribattere alle dichiarazioni di Galli credo che sia un insulto all’intelligenza dei Consiglieri. Vorrei solo ribadire che la mia azione, il mio emendamento, ovviamente non sono una questione di demagogia ma semplicemente di coerenza.

Io sono sempre stata abituata a dire e a fare le stesse cose prima della campagna elettorale, durante la campagna elettorale e dopo la campagna elettorale e quindi sto solo mantenendo fede a quanto detto prima, durante e dopo.

Tranquillizzo i Consiglieri che non sono in campagna elettorale.

Non credo di avere altre campagne elettorali da fare, la mia è solo un’azione di coerenza e di principio. Mi spiace se questo può creare problema a qualcuno; io non esprimo giudizi e non condanno coloro che hanno posizioni diverse dalla mia e che agiscono in modo diverso dal mio.  Posso anche comprendere le necessità di addivenire a un testo condiviso, ma – come ho detto ieri – io non posso agire diversamente.

Questo è il mio modo di procedere. Una sola cosa chiedo e pretendo dall’aula: il rispetto per le posizioni diverse.

Io non ho l’abitudine di insultare alcuno e chiedo e pretendo altrettanto rispetto.
 

 

Emendamenti nn. 12-13).

Anche in questo caso ritengo opportuno fare una precisazione laddove si parla di famiglia: vorrei che venisse aggiunta la frase “intesa come società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”, e questo proprio per evitare che possa essere confusa con altro.

In alternativa, laddove si fa riferimento alla Costituzione, chiedo che si citi almeno l’articolo della Costituzione perché un conto è lo spirito un conto è l’articolo preciso della Costituzione, che è il 29.

 

Emendamento n. 15

Allora, con questo emendamento si intende modificare la lettera f), che testualmente recita: “persegue, sulla base delle sue tradizioni cristiane e civili, il riconoscimento e la valorizzazione dell’identità storica, culturale e linguistica, presente sul territorio”.

La riformulazione, che è evidentemente diversa e a mio avviso più opportuna, è: “persegue la salvaguardia e la valorizzazione delle identità culturali, storiche, linguistiche e religiose della Lombardia, con particolare riguardo alle proprie radici cristiane”. Grazie.


 

Emendamento n. 16 

Spiego l’emendamento numero 16, che è la proposta di eliminazione della lettera g), con la quale si promuovono le iniziative necessarie a rendere effettiva la collaborazione interregionale tra le Regioni padano-alpine. La proposta di soppressione di questo punto all’ordine del giorno è chiara e semplice perché abbiamo, all’articolo 7, un articolo ad hoc sulla solidarietà interregionale. È una ripetizione con una specifica sulle Regioni padano-alpine, che è decisamente superflua.

 

Emendamento n. 36

Ovviamente concordo con l’emendamento e con la modifica che è stata apportata. Mi resta solo difficile da comprendere perché da una parte si rifiuti l’emendamento che chiede “la tutela degli animali”, mentre dall’altra si accoglie “il rispetto per gli animali”.

L’importante è il risultato e sono ben contenta, ma rimane il mistero della differenza di presa di posizione.

Comunque, ribadisco, l’importante è il risultato.


 

Emendamento n. 59

Questo è un emendamento col quale concordo pienamente.

Si tratta di una questione che ho già sollevato in Commissione Statuto. In quella sede avevo evidenziato che non è stato inserito alcun riferimento al merito, che utilizzato a parole e nei programmi, viene invece totalmente disatteso all’atto pratico avallando il principio inverso basato sulla logica del “È cretino ma è mio amico” piuttosto che su quello del “È mio amico ma è un cretino”. Una distinzione, a mio parere, fondamentale.


 

Subemendamento numero 02 all’emendamento n. 19

Io mi riconosco pienamente nella proposta del Relatore. Mi sembra opportuna e meglio formulata, quindi se votiamo la proposta del Relatore io sono disponibile a ritirare il mio emendamento; ribadisco solo l’importanza di inserire la questione della salute ma condivido anche quella dello sport, perché si tratta di temi di competenza strettamente regionale.

Contrariamente a quanto prevediamo alla lettera p) dove parliamo di “promuovere politiche volte a garantire – e non a favorire – il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione”.

Concetto giustissimo ma mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse come fa la Regione Lombardia non a favorire, ma a garantire il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione.


 

Articolo 6 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 116

Illustro l’emendamento 20 perché è la stessa cosa, anche se, a differenza dell’emendamento 116,  con la mia proposta non si chiede di eliminare il principio di sussidiarietà, nel quale io  mi riconosco e che condivido.

La differenza tra i due è che nell’emendamento di Rifondazione si vuole eliminare anche il principio di sussidiarietà, nel mio invece viene eliminato solo il riferimento al principio dell’autodeterminazione dei popoli, che evidentemente è del tutto inopportuno nello Statuto della Regione Lombardia.

Non ci mettiamo il diritto alla salute e allo sport, ma ci mettiamo il principio di autodeterminazione dei popoli, un principio che deve essere giustamente sancito a livello internazionale e per il quale il mio Partito si è sempre battuto, ma che è considerato più importante del principio della tutela della salute e dello sport, che è di nostra competenza. Grazie.


 

Articolo 11 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 23

Con questo emendamento si intende modificare il titolo dell’articolo 11, che attualmente recita: “l’uguaglianza fra uomini e donne, pari opportunità”.

Con la mia proposta si chiede di lasciare esclusivamente “pari opportunità” perché l’uguaglianza fra uomini e donne, come anche qui è già stato detto e precisato, è scritto nella Costituzione che fa unicamente riferimento all’uguaglianza davanti alla legge - così come deve essere; altra cosa invece è confonderlo con un altro tipo di uguaglianza, con la presenza equilibrata, con le quote, con la partecipazione.

Ecco, io su questo articolo so di essere in dissenso con alcune mie Colleghe, non credo tutte, penso solo alcune, e so che tutte le Colleghe comunque partono dalla necessità – e questo è  ovviamente un obiettivo comune – di far sì che più donne possano accedere alla vita politica e non solo.

È evidente infatti che la partecipazione delle donne alla vita politica e – come dicevo prima – non solo, è inferiore a quella che potrebbe e dovrebbe essere.

Esistono enormi problemi ma i problemi non sono relativi alle quote, sono i problemi che ogni donna deve quotidianamente affrontare, che sono quelli di dover conciliare la famiglia con il lavoro, e figuriamoci se bisogna conciliare la famiglia con il lavoro e anche con l’attività politica.

Evidentemente lo sforzo è veramente grandissimo e quindi l’azione della politica dovrebbe essere quella di intervenire nella rimozione delle cause, di permettere alle donne, in generale, a quelle che fanno politica e a quelle che non fanno politica, di avere più servizi, di avere più sostegno alla famiglia, alla cura dei figli, cosa che purtroppo non è come dovrebbe essere.

Troppo spesso le donne sono costrette a dover lasciare il mondo del lavoro e a non occuparsi di politica.

Io sono totalmente favorevole ad un intervento per rimuovere le cause e a tutte quelle iniziative positive, così come detto nel comma 1, per garantire e promuovere le donne nella vita sociale, culturale, economica e politica; ma non sono d’accordo quando si parla di quote di presenza equilibrata, addirittura negli organi di Governo e negli Enti.

Cosa facciamo? Nell’Ufficio di Presidenza stabiliamo che dobbiamo eleggere per forza due donne, due uomini e uno di mezzo, che fa la donna o l’uomo dal lunedì al mercoledì, e dal mercoledì al venerdì, per garantire la parità, fa la donna? Credo che rischiamo il ridicolo.

Così come rischiamo di calpestare, per quel che ne resta - e ribadisco, per quel che ne resta – il principio del merito, perché anche in politica io credo che le donne – e l’ho anche ricordato – non abbiano bisogno di quote, ma di parità di accesso e di maggiori possibilità per competere.

Personalmente... lo ribadisco ancora una volta: sono totalmente contraria alle quote, la presenza equilibrata, tutto quello che si sta facendo per garantire il 50 e il 50, o il 40 - non ho ben capito cosa si intenda per equilibrata - non mi garantisce in alcun modo come donna. L’unica cosa che mi garantisce è la possibilità per l’elettore di esprimere la preferenza e una certa valorizzazione del merito, che purtroppo non viene sufficientemente considerata.

Personalmente, laddove ho avuto la possibilità di competere ad armi pari e anche ad armi non pari ho sempre vinto anche senza bisogno delle quote. Grazie.

 

Articolo 11 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 24

Con questo emendamento, propongo di sostituire la definizione “democrazia paritaria” con “la partecipazione delle donne alla vita sociale, culturale, economica e politica”.

Io ritengo che già in questo primo comma ci sia già tutto quello che si vuole dire nel secondo e nel terzo, che altro non sono che ripetizioni.

Quindi ribadisco: con l’emendamento 24 chiedo di sostituire “la democrazia paritaria” con “la partecipazione delle donne alla vita sociale”.

La questione è garantire la democrazia, magari anche nei Partiti, non la democrazia paritaria.


Articolo 12 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 66

Io concordo, così come ho già dichiarato in Commissione, con questo emendamento e non solo perché ho visto che anche il Presidente Berlusconi condivide pienamente - e questo già si sapeva perché il primo marzo è uscito su tutti i giornali. Credo anch’io che di Onorevoli e quindi di parlamentari o Consiglieri regionali, ne bastano trenta. Gli altri devono essere solo operai obbedienti.

Quindi risparmiamo e teniamo... io non arrivo al 30, ma credo che il 60 proposto da Ce’ possa ritenersi giusto ed equilibrato.

Certo è, ed è doveroso ricordarlo, che come sempre la Regione Lombardia è una delle Regioni più virtuose d’Italia, perché questo non possiamo non ricordarlo e non possiamo non ribadirlo. La Regione Lombardia è la Regione in cui il rapporto  Consiglieri / abitanti è più basso; ci sono Regioni che hanno moltissimi Consiglieri. Io mi ricordo, anche se non l’ho qui, una bella tabellina che aveva fatto il Consigliere Valaguzza, che dimostrava esattamente le percentuali in base agli abitanti del numero dei Consiglieri, e la Regione Lombardia era veramente la più virtuosa di tutti, così come è la più virtuosa parlando di Commissioni. Ci sono infatti regioni che hanno decine e decine di Commissioni, incluse la Commissione Mare e la Commissione Mediterraneo.

Ecco, in Regione Lombardia queste cose fortunatamente non avvengono, ma ciò non toglie che possa partire proprio dalla Regione più virtuosa e che maggiormente è sensibile a questo argomento per operare una reale riduzione, non dico del 50 per cento, ma almeno arrivare al 60 per cento.

Ed è per questo che condivido pienamente l’emendamento del Consigliere Ce’, che quindi voterò.

 


Articolo 12 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 27

Capisco che le decisioni sugli emendamenti che vengono accolti o respinti sono già state prese però almeno formalmente facciamo la finta che io prima li illustro e poi il Relatore me lo boccia, almeno salviamo l’apparenza perché se no non viene molto bene.

Allora, con questo emendamento io vorrei inserire un riferimento alla possibilità di decadenza dei Consiglieri di decadere dal loro incarico qualora ci sia un eccesso di assenze ingiustificate.

Non entro nel merito di quale debba essere il numero di assenze per decadere. Questo sarà la legge elettorale a valutarlo. Ritengo opportuno però che almeno in linea di principio questo venga stabilito perché i Consiglieri devono avere sì dei diritti ma anche qualche dovere. Il dovere della presenza dovrebbe essere sancito, visto che non sempre viene rispettato.

E su questo argomento, ribadisco ancora una volta, la necessità che,almeno sulle presenze, ci sia maggiore informazione.

Io avevo chiesto che sul sito del Consiglio regionale venissero pubblicate le presenze, e quindi anche le assenze, dei Consiglieri regionali, informazioni che i cittadini avrebbero diritto di conoscere. Purtroppo, invece, non solo non sono riuscita a far pubblicare le presenze e le assenze in aula dei Consiglieri, ma non sono riuscita ad ottenere nemmeno io l’elenco delle presenze dei Consiglieri. A quanto pare, per una questione di privacy, non è dato nemmeno ad un consigliere regionale poter sapere chi frequenta l’aula e che no.

Parliamo e poi, pur avendo un articolo che parla di trasparenza e informazione, su dati così importanti glissiamo e non sanciamo il principio che la partecipazione dei Consiglieri all’attività del Consiglio dovrebbe essere doverosa.


 

Articolo 50 e suoi emendamenti.

Emendamento numero 28

Con questo emendamento si vuole introdurre il referendum per la revoca del mandato elettivo. Si tratta di uno strumento già utilizzato in California e in Svizzera, che si chiama recall e offre la possibilità agli elettori di revocare il mandato al Presidente della Regione.

È un sistema di democrazia diretta e dà la possibilità appunto ai cittadini, ovviamente per gravi motivi e con una maggioranza particolarmente qualificata, intorno al 35 per cento, degli elettori del Consiglio, di chiedere di poter indire questo referendum.

Si tratta di uno strumento assolutamente innovativo, che non esiste in nessun’altra Regione e che secondo me sarebbe opportuno introdurre per la prima volta in Regione Lombardia, considerato anche che la Regione Lombardia è sempre all’avanguardia in questo tipo di iniziative.