COMUNICATO STAMPA 

      RASSEGNA STAMPA    


Seduta del 06/12/2006

Arg. n. 14 – ODG – Proposta di regolamento n. 0018:

“Definizione dei compiti del Garante dei detenuti, ai sensi dell’art. 10 della legge regionale n. 8 del 14 febbraio 2005 ‘Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia’, d’iniziativa della Giunta regionale”.

Io ho partecipato ai lavori della Commissione, ho seguito l’ottimo lavoro fatto dalla Relatrice e da tutta la Commissione su questo argomento. Ho però poi assistito anche ad una riunione che si è tenuta nella sala A del Consiglio regionale venerdì scorso, una riunione dell’Associazione italiana delle vittime della violenza; ho dato loro la possibilità di usufruire di questo spazio, prenotando a mio nome questa sala, e ho avuto la possibilità di ascoltare numerose testimonianze.

Beh vi assicuro che sarebbe stato estremamente utile anche per altri Consiglieri poter partecipare a questo incontro. Vi assicuro che, dopo aver sentito le testimonianze di madri, padri e figli, che hanno subito tremende ingiustizie, che sono state abbandonati, che hanno subito le peggiori cattiverie di cui il genere umano è capace… vi assicuro che, dopo aver sentito queste persone, donne e uomini, raccontare storie veramente tremende... ho sentito storie di persone che non trovano più il coraggio di entrare in una Chiesa, e credo che questo possa essere particolarmente significativo per capire lo stato in cui queste persone arrivano a trovarsi, uno stato che troppo spesso viene dimenticato e trascurato. Certo, è difficile per chi non ha vissuto in prima persona un’esperienza di questo tipo capire e comprendere fino a che punto la rabbia, il dolore, la tristezza e l’abbandono, possano lacerare, e il tempo queste ferite non le cancella mai; non c’è periodo di tempo che possa passare, non c’è consolazione che possa alleviare queste ferite.

A  queste persone, non ho avuto il coraggio – e credo che in vita mia il coraggio non mi sia mai mancato – di raccontare che noi stavamo pensando esclusivamente ad istituire un garante per le vittime della criminalità e non stavamo allo stesso modo pensando che questo garante, che è il difensore civico, potesse occuparsi anche di chi questa criminalità l’ha subita sulla propria pelle.

Io ho votato a favore di questo provvedimento. Non avrei trovato alcun motivo per oppormi perché ritengo che ogni persona possa sbagliare e ogni persona possa cambiare, ma è evidente che quando ci troviamo di fronte ad azioni di questo tipo, azioni umane, di giustizia, tentativi di reinserire e di rieducare coloro che hanno commesso questi reati, persone per le quali noi ci occupiamo di pensare una politica per la casa, del loro reinserimento lavorativo, dando aiuti alle persone e alle aziende; ci occupiamo di interventi di protezione sociale, di spazi d’ascolto, di percorsi di conciliazione con le vittime, di mediazione sociale, di presa in carico di episodi di autolesionismo e via dicendo.

Mentre non una di queste cose viene fatta per le vittime della criminalità. Beh, in occasione di quella riunione, io non ho avuto il coraggio né di dirlo e neanche di intervenire e - vi assicuro - ero profondamente a disagio.

Per questo faccio questo intervento in aula.

Per cercare di migliorare, integrare, e soprattutto rendere anche un po’ di giustizia a coloro che la giustizia la chiedono e la pretendono ma non la ottengono mai.

Sono errori comprensibili. Credo che ci siano tutta una letteratura, una filosofia, una sociologia, basate esclusivamente sulla necessità di impedire che coloro che sbagliano vengano squalificati a vita, tanto per parafrasare il titolo di un bellissimo libro, o che i minori possano essere trattati – tanto per citare un altro capolavoro della letteratura – come cani perduti senza collare. Io ho letto parecchi di questi libri, bellissimi libri, che sono tra l’altro dei classici. Quando ero ragazzina ed ero indecisa tra il fare il pilota per poter volare oltre le meschinità e le cattiverie umane, oppure fare l’assistente sociale, ho letto quei libri. Conosco bene quella letteratura, conosco quella sociologia. Ma troppo spesso ci limitiamo a quella letteratura, a quella filosofia, a quella sociologia e non ci curiamo degli aspetti concreti dei danni che vengono causati. È per questo che ritengo doveroso, da parte nostra, da parte del Consiglio regionale, pensare anche a chi, innocente, è stato condannato a vita e deve scontare una pena che non potrà mai essere ridotta o condonata da nessuna grazia e da nessuna legge.

La perdita di un familiare non potrà mai essere condonata,  graziata né tanto meno amnistiata.

E’ un dato di fatto che ritengo sia doveroso tenere presente.

Il punto fondamentale del quale dobbiamo occuparci è la rieducazione, perché, come scriveva Cesare Beccarla, non è tanto la crudeltà di una pena che funziona da deterrente, ma la sua certezza, che è poi, purtroppo, quello che manca nel nostro ordinamento giuridico.

Noi abbiamo recepito questo principio cardine di Cesare Beccaria nella nostra Costituzione, all’articolo 27, dove si dice che le pene non possono costituire un trattamento contrario al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del detenuto.

Principi giustissimi e totalmente condivisibili ma il nostro sistema rieducativo, il sistema carcerario non rieduca proprio nessuno. Il fallimento principale del nostro sistema sta proprio  nel fatto che chi entra nelle nostre carceri - e non mi riferisco a quelle lombarde ma a quelle italiane in generale perché tutto sommato credo che nelle nostre si stia comunque meglio che  in quelle del resto della Nazione - non esce assolutamente rieducato. Al contrario, partecipa ad un corso di formazione professionale per delinquere meglio.  Riguardo l’indice della certezza della pena c’è stato uno studio molto utile ed importante, che tutti dovrebbero leggere, dell’Eures, un Delitto e Castigo all’italiana, un contributo al dibattito su amnistia e indulto.

E’ del febbraio 2003 ma è estremamente chiaro e ci indica chiaramente non solo il fallimento del nostro sistema rieducativo ma anche il fatto che la certezza della pena non esiste.

Faccio un esempio: per l’omicidio volontario la durata media della pena inflitta è di dodici anni mentre il codice penale ne prevede da un minimo di ventuno all’ergastolo. Se ne fanno due per la rapina o per l’estorsione mentre il nostro codice ne prevede dai tre ai dieci o dai cinque ai dieci. Dal ’95 è cresciuto il peso dei condannati che hanno precedenti penali, e che rappresentano il 62% del totale; questo è il nostro fallimento, il fallimento della politica. Certo, noi svolgiamo in questo campo un’azione importantissima a livello di Regione Lombardia attraverso uno strumento fondamentale, che è quello del lavoro in carcere.

Ci sono molte cooperative che se ne occupano e credo che questa sia la strada più importante e più giusta.

Ma anche in quest’ambito, ho letto le relazioni, è necessario garantire la massima correttezza. Il mondo della cooperazione sociale svolge infatti un ruolo prezioso, determinante ed insostituibile, ma è a forte rischio di speculazioni ed è per questo mantenere sempre alta la soglia di attenzione. Non si vogliono certo fare processi alle intenzioni ma solo sottolineare la necessità di distinguere e controllare al fine di poter meglio sostenere il merito e la reale finalità sociale.

Su questo tema ho presentato, insieme ad altri Consiglieri, un ordine del giorno ed un emendamento con l’obiettivo di rendere – non dico giustizia, perché la giustizia la deve rendere lo Stato, la deve rendere la Magistratura, non certo la Regione Lombardia – ma almeno riuscire a contribuire a dare questo senso di giustizia, e poter far sì che il garante dei detenuti, il difensore civico, possa occuparsi anche delle vittime della criminalità.

Spero che questo mio breve intervento possa essere servito in quest’aula a ricordare – anche se spero non ce ne fosse bisogno – un’altra voce, quella che non viene mai ascoltata, quella che viene troppo spesso dimenticata, che certo non è politicamente corretta e che non trova spazio sugli organi di stampa ma che soffre in silenzio e ingiustamente, alla quale – io credo – questo Consiglio regionale debba e possa dare voce.

Arg. n. 14 – ODG – Proposta di regolamento n. 0018:

“Definizione dei compiti del Garante dei detenuti, ai sensi dell’art. 10 della legge regionale n. 8 del 14 febbraio 2005 ‘Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia’, d’iniziativa della Giunta regionale”
ODG 842.

Credo di essere stata estremamente chiara nel mio intervento precedente nello spiegare anche l’ordine del giorno; voglio solo approfittare di questa occasione per precisare che non c’è assolutamente contrapposizione. Non è una richiesta di contrapposizione ma solo di equilibrio, soprattutto per ricordarsi anche di coloro che i reati li subiscono.

Io ho letto, è all’attenzione del punto successivo, la proposta di risoluzione numero 4, quanto si sta già facendo  e l’unico riferimento che trovo è il collegamento con il territorio. In questo punto: nel rendere possibile percorsi di conciliazione sia che si ponga dalla parte della vittima sia che lo faccia dalla parte dell’autore del reato.

Ecco, questo è un passaggio importantissimo: la conciliazione fra la vittima e chi compie il reato, ma evidentemente non possiamo limitarci solo e soltanto alla conciliazione. L’altro piccolo riferimento che ho trovato in merito, sempre in questa relazione, è all’ultima pagina, ultima riga: linee di sviluppo, ed è la promozione di progettualità sperimentali sui temi della illegalità e della sicurezza, nonché di un’attenzione alle vittime di reati. Questo è l’unico riferimento, mi sembra un po’ pochino ed è tra l’altro posto all’ultima riga della relazione.   Per questo spero nell’approvazione di questo ordine del giorno.

Non ho ben capito se il parere della Relatrice è favorevole o contrario e chiedo a questo punto, se è possibile – io non ho tante mani a disposizione, ne ho solo due – di fare un appello nominale, chiedo cioè una votazione per appello nominale su questo ordine del giorno.  Chiedo in prestito la mano di qualche volontario, che sia d’accordo con me per poter chiedere il voto ad appello nominale. Grazie.

Arg. n. 14 – ODG – Proposta di regolamento n. 0018:

“Definizione dei compiti del Garante dei detenuti, ai sensi dell’art. 10 della legge regionale n. 8 del 14 febbraio 2005 ‘Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia’, d’iniziativa della Giunta regionale”

Grazie Presidente, la mia dichiarazione di voto. Avevo preannunciato prima che il provvedimento proposto non aveva certamente la volontà di contrapporre i diritti dei detenuti con quelli di coloro che i reati li hanno subiti. Mantengo pertanto la mia posizione e questa credo possa essere l’ennesima dimostrazione di quanto questo ordine del giorno non volesse creare contrapposizione alcuna ma solamente equilibrare. Il mio voto resta dunque favorevole, così come resta l’amarezza per la decisione del Consiglio regionale, non solo perché contro questo ordine del giorno hanno votato, com’era prevedibile, esponenti dell’opposizione, che hanno a cuore sempre e soltanto i diritti dei detenuti e non quelli delle vittime della criminalità, ma anche perché ad essi sono aggiunti anche molti Consiglieri della maggioranza.

Approfitto per dare un dato per quanto riguarda l’indulto. La Consigliera Oriani ha citato che in Regione Lombardia sono pochi coloro che sono già rientrati in carcere, esattamente 243.

Vorrei però precisare: sono “solo” 243 quelli che, riacciuffati, sono tornati in carcere, che è cosa ben diversa dal dire che sono solo 243 coloro che, usciti grazie all’indulto, sono tornati a delinquere. Una distinzione che per chi subisce reati non però è da poco. E, comunque, se anche ci limitassimo a considerare solo e soltanto quei 243, io spero e non auguro a nessuno, neanche al mio peggior nemico, di esserne stata vittima, perché la cifra così magari non dice niente ma andate a vedere cosa c’è dietro quel numero, per non parlare di quelli che non sono stati ritrovati.

Io speravo in una maggiore sensibilità; so che – e l’avevo anticipato – non è certo politicamente corretto e di moda occuparsi anche di coloro che restano e resteranno dimenticati, ma spero che il risultato della votazione possa essere diverso con il prossimo punto all’ordine del giorno, un emendamento simile alla risoluzione che spero dunque possa essere approvato.

Spero anche, soprattutto perché confido nel coraggio dei Consiglieri, che si possa fare a scrutinio palese, perché bisogna avere anche il coraggio delle proprie azioni. Scriveva Ezra Pound: se un uomo non ha il coraggio di correre qualche rischio per le proprie azioni, o non valgono niente le proprie azioni o non vale niente l’uomo.

Arg. n. 15 – ODG – Proposta di risoluzione n. 0004:

“Approvazione della relazione contenente lo stato delle iniziative specificatamente rivolte alla popolazione in esecuzione penale della Regione Lombardia. Legge regionale 14 febbraio 2005, n. 8”.  

Signor Presidente, approfitto del suo richiamo per chiederle di far presente al Consigliere Mirabelli che come Consigliera ho diritto di intervenire come e quando voglio sugli argomenti, di portare le argomentazioni che meglio preferisco, così come lui ha poi il sacrosanto diritto di votare contro le mie proposte.

Sono queste le regole della democrazia. 

Allora, volevo riprendere da dove avevo lasciato il mio intervento, ricordando i dati sull’indulto, che per qualcuno possono sembrare ridicoli e irrisori, ma che certamente non lo sono per coloro che questi reati li hanno subiti e li subiscono.

È troppo comodo dichiararsi a favore dell’indulto, mettere fuori migliaia di disperati e poi fregarsene di quello che accade a quei disperati e a quelli che hanno la sfortuna di incontrarli in certe  circostanze.

Ecco, io credo che anche sui dati andrebbe posta una maggiore attenzione e sensibilità.

Volevo poi auspicare un maggior coraggio da parte dell’aula nelle votazioni, perché la votazione segreta mette certamente al riparo i Consiglieri dall’assumersi le responsabilità di una votazione, e citavo la bellissima frase, secondo me sempre attuale, di Ezra Pound, secondo la quale se un uomo non è disposto a correre dei rischi per le proprie idee o non vale niente lui o non valgono niente le sue idee.

Io spero e auspico che in questo Consiglio regionale ci possa essere più coraggio, soprattutto se si è convinti delle proprie idee.

In questa proposta di risoluzione io ho presentato un emendamento, sottoscritto anche da altri Consiglieri, con il quale si invita la Giunta ad adoperarsi al fine di individuare gli strumenti e i criteri volti a garantire un supporto informativo, psicologico, legale ed economico alle vittime della criminalità. Non entro nel merito del come, ma sono nel merito della necessità di farlo. Anche in questo caso, secondo me, una cosa di questo tipo dovrebbe essere scontata ma scontata non è. Il supporto informativo psicologico e, in alcuni casi economico, viene fornito a coloro che commettono i reati e non a coloro che li subiscono.

Chiedo, auspico e spero dunque in un maggior equilibrio, un maggior senso di giustizia senza che questo debba presupporre il germe del totalitarismo, come qualche Consigliere ha dichiarato; io credo che il germe del totalitarismo rischi di attechire laddove i diritti umani, tutti i diritti umani, vengono calpestati, laddove non vengono rispettati, in generale, i diritti.  Io sono fiera di appartenere ad una civiltà giuridica che ha come cardine gli scritti di Cesare Beccaria e auspico e spero che questi scritti possano essere recepiti anche in altre legislazioni e in altri Stati, cosa che al momento non avviene. Grazie.

Arg. n. 15 – ODG – Proposta di risoluzione n. 0004:

“Approvazione della relazione contenente lo stato delle iniziative specificatamente rivolte alla popolazione in esecuzione penale della Regione Lombardia. Legge regionale 14 febbraio 2005, n. 8”

Dichiarazione di voto. Anche in questo caso il mio voto resta favorevole, lo dico giusto per il verbale perché non è stato fatto l’appello nominale. Mi piacerebbe conoscere, è solo un auspicio Presidente, poi ovviamente c’è la libertà di coscienza e di intervento da parte dei Consiglieri, la posizione della Lega che si è dichiarata contraria a quell’emendamento.

Siccome non risulta a verbale, perché nel conteggio delle votazioni non risulterà mai chi ha votato a favore e chi ha votato contro, auspico una presa di coraggio e soprattutto di sostegno delle proprie azioni da parte della Lega con una spiegazione della propria votazione su questo emendamento, spiegazione, o, forse meglio, dichiarazione, in modo che in ogni dibattito televisivo io possa ricordare chi era a favore e chi era contro.