Grazie Presidente. Intervengo anch’io in questa importante discussione sullo Statuto e sulla Commissione, che presto andremo ad istituire. Ritengo importante il fatto che finalmente in questa legislatura si riuscirà ad intervenire sullo Statuto della Regione Lombardia, anche se credo sia giusto dire e riconoscere, cosa che finora non è stata fatta, che il nostro Statuto, lo Statuto attualmente vigente, non è poi così male se confrontato con quello di tante altre Regioni. È giusto riconoscere che nel passato è stato fatto un ottimo lavoro, particolarmente attuale e innovativo anche rispetto alla nostra Costituzione, essendo presente qui, per esempio quello che invece manca all’articolo 9 della Costituzione italiana e cioè un chiaro riferimento alla necessità della tutela dell’ambiente. Nel nostro Statuto questo riferimento noi l’abbiamo ormai da anni, tanto che rientra tra i principi del nostro Statuto stesso. Lo Statuto è importante perché regola, così come viene regolato dalla Costituzione, quel rapporto fondamentale che Gaetano Mosca ricordava tra governati e governati. Un rapporto importante che deve essere basato anche e soprattutto su valori, principi, obiettivi prefissati. E in tema di Statuto voglio ricordare che quest’aula ha già deciso, votando espressamente la necessità di inserire in esso un chiaro riferimento alle radici e ai valori cristiani della Regione Lombardia, un punto che dovrà essere senza ombra di dubbio tenuto presente e rispettato dalla nuova Costituzione, essendo testimonianza di una volontà manifestata dall’intero Consiglio Regionale. Credo sia importante mantenere l’elezione diretta del Presidente della Regione Lombardia, perché si tratta di uno strumento fondamentale di democrazia diretta ed io appartengo ad un partito che ha fatto una battaglia storica per la democrazia diretta e per l’elezione diretta non solo del Presidente della Regione, ma anche del Sindaco. Ho iniziato a fare politica nel 1980 e ricordo che questa era una delle battaglie principali del mio partito. Per questo credo sia giusto mantenere fede a questa battaglia, una battaglia che è stata poi stata accolta anche da molti altri partiti e schieramenti. Credo inoltre che, in merito alla necessità di attribuire alla Regione Lombardia maggiore autonomia, almeno in alcuni settori, ciò non sia assolutamente in contrasto con l’interesse nazionale. A volte sembra quasi ci sia un contrasto tra la tutela e la difesa dell’interesse nazionale e la devoluzione di alcuni poteri alle Regioni, ma non è così. Se questi poteri sono esercitati in un modo corretto non c’è assolutamente contrapposizione con l’interesse nazionale. Faccio un esempio. Il dibattito importantissimo che è stato tenuto in quest’aula su Malpensa. Credo che la difesa del ruolo importantissimo di Malpensa, così come l’importanza della realizzazione delle infrastrutture nella Regione Lombardia, non rappresenti solo e soltanto l’interesse dei cittadini lombardi, ma al contrario rappresenti anche l’interesse nazionale, dell’intera Nazione, perché solo e soltanto con una Lombardia forte e produttiva possiamo avere le condizioni per produrre ricchezza. Tutti parlano della necessità di distribuire ricchezza, un po’ meno invece si parla di come questa ricchezza debba essere invece prodotta. Io sono... così come molti altri che mi hanno preceduto nei loro interventi, nettamente contraria al fatto che ci sia un listino, in base al quale alcuni Consiglieri possano essere eletti senza fare campagna elettorale. Per questo spero ed auspico – e non mi pare, visti gli interventi di oggi che ci sia la possibilità o ci siano le condizioni perché anche la Regione Lombardia possa ricalcare quella legge, secondo me profondamente sbagliata, che ha fatto la Regione Toscana, dove non solo c’è una quota di listino, ma c’è un listino unico, in cui i Consiglieri Regionali non vengono più eletti, ma vengono, così, semplicemente nominati dalle segreterie di partito. Un pessimo esempio che è stato poi utilizzato anche a livello nazionale e che, privilegiando quella che io sono solita definire agilità dorsale o agilità nel riuscire ad inginocchiarsi di fronte alle segreterie del partito rispetto al merito delle persone, alle loro qualità, competenze, esperienza, non può che dare pessimi risultati e soprattutto non è in grado di garantire quel minimo di democrazia che deve essere presente in ogni assemblea pubblica. Per quanto riguarda invece il nostro regolamento e la necessità del ruolo di rafforzare il ruolo del Consiglio, io ritengo importante che al Consiglio non vengano dati ulteriori privilegi o benefit. Rivendico invece la necessità di avere maggiori strumenti di lavoro, la necessità da parte di molti Consiglieri Regionali, da parte delle Commissioni, da parte dei Presidenti di Commissione, di poter avere gli strumenti per poter lavorare. Questo vuol dire potenziare il nostro servizio legislativo, vuol dire avere maggiore personale all’interno delle Commissioni che seguano i lavori delle Commissioni, vuol dire avere la possibilità di un maggiore accesso all’informazione, perché noi facciamo tantissime belle cose, tante belle iniziative, ma poi la comunicazione scarseggia. Faccio una domanda all’aula: qualcuno ha una pallida idea di quanti siano gli osservatori regionali e di cosa stiano osservando? Beh, io ho scoperto che esistono degli osservatori regionali, di cui non conoscevo l’esistenza, che osservano praticamente di tutto. Allora forse sarebbe il caso di fare un censimento anche degli osservatori, verificando e soprattutto comunicando ai Consiglieri cosa osservano e cosa è stato osservato, perché credo si tratti di notizie importanti e utili per l’attività che i Consiglieri Regionali stessi svolgono. È necessario anche fornire ai cittadini più informazioni sull’attività da noi svolta. Ho visto che nel sito della Regione Lombardia appare esclusivamente l’elenco delle proposte di legge dei Consiglieri, mentre mancano le proposte di legge al Parlamento, mancano le mozioni, mancano le interrogazioni, così come le risposte alle interrogazioni, manca anche la diretta internet. In altre regioni italiane, i consigli regionali, pur non essendo, come viene definito quello lombardo, il terzo parlamento della nazione Italia, hanno già attivato la diretta Internet dei lavori del Consiglio. Una cosa evidentemente fattibile e allora mi chiedo per quale motivo anche la Regione Lombardia non possa fornire questo servizio, facendo sì che ogni cittadino possa verificare e assistere ai lavori dell’aula direttamente? Non comporta un costo eccessivo e credo che porterebbe un beneficio a tutti, e non solo in termini di immagine. È importante far conoscere l’attività dei Consiglieri Regionali, perché ognuno di noi ha il preciso dovere di rendere conto del proprio operato, cosa di cui invece troppo spesso ci scordiamo. Così come credo sia estremamente importante intervenire anche sulla verifica delle presenze in aula. Per confrontarci, infatti, dobbiamo riuscire prima di tutto ad ascoltarci e questo purtroppo non sempre accade. Molto spesso i Consiglieri arrivano in aula, fanno il bell’intervento che viene messo a verbale e poi si allontano e fanno altro, anche legittimamente peraltro, perché magri devono andare ad altre riunioni o dedicare tempo ad altre attività senz’altro utili. Il risultato però è che alla fine noi non ci ascoltiamo. Credo sia proprio questo uno dei problemi principali di quest’aula: manca la capacità di ascolto e quindi di confronto e senza l’ascolto è ben difficile riuscire poi a confrontarsi. Per questo una maggiore partecipazione ai lavori delle Commissioni ed ai lavori del Consiglio è indispensabile. Non ritengo giusto che ai fini della diaria basti apporre una firma all’inizio dei lavori assembleari o delle commissioni. In questo modo, subito dopo aver firmato, ci si può eclissare e sparire. Per ovviare al problema proporrei, per verificare le presenze ai fini della diaria, di mettere qualche altro meccanismo di controllo. Certo, non è bello e nemmeno elegante, perché i Consiglieri dovrebbero essere maggiormente responsabili, ma forse attraverso determinati comportamenti e regolamenti una certa responsabilità si può anche stimolare. Credo a questo proposito che nel nuovo regolamento potremmo anche intervenire su questo. Come del resto ritengo sarebbe importante poter intervenire anche sul regolamento del comportamento da tenere in aula da parte dei Consiglieri, perché la sostanza non può prescindere dalla sostanza e un certo atteggiamento all’interno dell’aula, maggiormente responsabile, perché oltre alla presenza in sé è importante la qualità di questa presenza. Di qui la necessità di rivalutare e rivedere. Si è parlato molto del fatto che il Consiglio abbia perso la sua centralità rispetto alla Giunta. Beh io credo che la responsabilità di ciò sia anche e soprattutto del Consiglio. In politica infatti vige una regola ferrea, che è poi la regola alla quale sottostà anche il gas, che si rifà al principio che ogni spazio vuoto viene riempito. Quando gli spazi restano vuoti c’è sempre qualcuno che li riempie, quindi spetta al Consiglio far sì che questi spazi vuoti non restino vuoti, ma vengano riempiti dal Consiglio stesso. Gli strumenti li abbiamo, ma a volte manca la volontà di utilizzarli. In base al nostro Statuto, al nostro regolamento, il Consiglio ha enormi poteri, ma tante volte questi poteri e questa disponibilità non vengono utilizzati. Spetta dunque a noi evitare che la politica sia troppo spesso lamentosa e rancorosa e poco attiva poi nel modificare le cose. Troppo spesso ci si rassegna al fatto che “tanto le cose vanno così”. Una rassegnazione estremamente negativa, che deve essere assolutamente contrastata. Tornando alla famosa autostima di cui si parlava in aula questa mattina, beh certo, dobbiamo riacquistare l’autostima, ma dobbiamo anche e soprattutto riacquistare l’entusiasmo, riscoprire l’entusiasmo e la volontà di incidere sulle cose. Troppo spesso vige la rassegnazione e – io mi scuso se, pur avendo fatto studi per intraprendere una carriera diplomatica, sono invece, come sempre, sono poco diplomatica, ma certe cose vanno dette – troppo spesso l’entusiasmo viene manifestato solo ed esclusivamente al momento in cui si devono fare le nomine. Dobbiamo riscoprire il nostro entusiasmo anche sui principi, sui valori, sui programmi. Il dibattito di oggi è estremamente importante e va in questa direzione. Ecco, io credo che tutti noi dobbiamo rivalutare questo, perché, credo, che tutti noi abbiamo iniziato a fare politica, chi più e chi meno, con il sogno e la speranza di cambiare le cose, di cambiare il mondo. Qualcuno era più moderato, qualcuno un po’ meno e sperava addirittura in una rivoluzione. Io ricordo la mia voglia e il mio entusiasmo nel cercare di modificare completamente un ordine, che così com’era non mi piaceva assolutamente. Un sogno di una grande rivoluzione che combatteva le tante, le troppe ingiustizie presenti. La realtà invece è che dal sogno della rivoluzione si rischia di finire geneticamente modificati e che, addirittura, al posto di cambiare il mondo, ci facciamo cambiare da quello che è il modo peggiore di intendere la politica. Allora la sfida, magari meno elevata, meno nobile, meno bella, ma certamente più difficile è quella di non lasciarsi modificare geneticamente e di non arrendersi a quello che, secondo me, è il nemico principale di chi fa politica: alla rassegnazione, quella convinzione che non è più possibile modificare le cose, che l’unica cosa che conta è il “Tirare a campare” chiedendosi chi ce lo fa fare. Ecco, io credo che questa sia la strada peggiore di intendere la politica. Per questo dobbiamo me rimboccarci le maniche e dimostrare ai cittadini, ma soprattutto a noi stessi, che non abbiamo perso quella volontà, quell’entusiasmo, quel grande bisogno di combattere l’ingiustizia e di modificare le cose che non ci piacciono che avevamo quando abbiamo iniziato a fare politica. Grazie.
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