Seduta del 19/09/2006

Arg. n. 4 – ODG – Progetto di Legge n. 0113:

“Il mercato del lavoro in Regione Lombardia”, d’iniziativa della Giunta regionale.

Abbinato ai PDL 111-85, unificati in “Il mercato del lavoro in Lombardia”,

abbinato agli ODG 754-755-756-757-758-759). 

 

Grazie Presidente, ho seguito i lavori di oggi relativi a questa proposta di legge e, rispondendo al Consigliere Muhlbauer, posso già precisare che l’entusiasmo e la passione che ho dimostrato seguendo il progetto di legge contro il randagismo, è lo stesso con il quale sto seguendo e seguo il progetto di legge riguardante il tema del lavoro in Lombardia. Credo tra l’altro di non essere la sola, perché ci sono molti Consiglieri che hanno seguito e  tengono molto a questa proposta di legge. Fatto dimostrato non solo in Commissione dall’ottimo lavoro svolto dal gruppo di lavoro, sia dagli stessi relatori.  L’Assessore Rossoni, che è stato relatore del provvedimento, l’ha portato in Commissione e l’ha spiegato. Ha seguito tutte le audizioni, facendo un ottimo lavoro, ma anche il lavoro svolto dal Presidente della Commissione VII, Daniele Belotti, che si è autodefinito un relatore di riserva, è stato un lavoro egregio e certamente non di meno valore rispetto a quello che avrebbe svolto se fosse stato relatore fin dall’inizio.

Io condivido pienamente questa proposta di legge. Una proposta di legge, a mio parere, importante, della quale la Regione Lombardia ha molto bisogno, che, insieme ad altre due proposte di legge, che sono all’attenzione della Commissione Attività Produttive -  quella del commercio e quella della competitività - costituirà uno strumento fondamentale per migliorare l’economia lombarda e soprattutto per rendere la nostra regione maggiormente competitiva.

In questo Progetto di Legge, all’articolo 21, si parla anche dell’importanza della formazione lungo tutto l’arco della vita.  Un punto estremamente importante, che viene giustamente ribadito, così come, quello affrontato all’articolo 24: quello del contrasto al lavoro irregolare.

Beh, io ho letto l’inchiesta, la bellissima inchiesta che ha realizzato il giornalista Fabrizio Gatti sul lavoro irregolare in Puglia e credo che bene abbia fatto il Presidente Zamponi a sottolineare come questo quadro sia proprio di una regione dove alla presidenza c’è un esponente di Rifondazione Comunista.

In quel servizio viene dimostrato non solo lo sfruttamento, non solo il lavoro irregolare, ma anche, addirittura, il regime di para schiavismo che esiste in una delle importanti regioni italiane. La mia precisazione non è un atto di accusa nei confronti di una regione, ma semplicemente la dimostrazione di come questo male sia profondamente diffuso e lo sia anche in quelle regioni che sono governate dal Centrosinistra e da Rifondazione Comunista, che so che, giustamente, fanno del contrasto al lavoro clandestino uno dei loro cavalli di battaglia.

Se quanto emerge dall’inchiesta si sta verificando in una regione governata da un Presidente di Rifondazione Comunista, evidentemente ci sono di problemi, seri problemi, anche a carattere nazionale, nell’intraprendere un’azione di serio contrasto al lavoro irregolare perché, come ribadivo prima, questo problema non esiste solo in Puglia, ma anche in Regione Lombardia e in tutte le regioni italiane, indipendentemente dal loro colore politico, indipendentemente da chi le governa.

Ho recentemente letto la relazione presentata in un convegno della UIL, dalla quale risulta che nella sola Milano e solo relativamente al settore edile i lavoratori irregolari stimati sarebbero tra i 30 e i 50 mila. Questi dati sono molto preoccupanti per la nostra regione e io spero che questa proposta di legge possa contribuire ad arginare una vera e propria piaga, perché tra le vittime del lavoro irregolare, oltre ai cittadini italiani, oltre ai lavoratori italiani, ci sono migliaia di immigrati, che vengono utilizzati nella nostra regione e che vivono in uno stato di paraschiavismo.

In questa proposta di legge, all’articolo 25, viene affrontato anche il problema della sicurezza dei luoghi di lavoro. Anche in questo campo c’è molto da fare perché i lavoratori a rischio sono moltissimi: quelli che restano vittime di gravissimi incidenti sul luogo di lavoro, nei cantieri, ma anche quelli, per esempio, esposti al rischio amianto, per tutelare i quali si fa ancora troppo poco. A loro dovrebbero essere garantiti esami e controlli totalmente gratuiti.  Ma ci sono anche le migliaia di lavoratori che lavorano nelle industrie ad alto rischio, i quali non vengono sufficientemente informati sui rischi che corrono e su come dovrebbero comportarsi di intervento in caso di incidente rilevante.

In questo progetto di legge si parla anche di coesione sociale, un altro punto estremamente importante, perché io credo che sia possibile conciliare la coesione sociale con la competitività delle nostre imprese.  Questi due parametri vengono troppo spesso presentati in maniera contrapposta e questo è sbagliato.

Si arriva a sfruttare anche il fenomeno dell’immigrazione clandestina, che fornisce manovalanza a coloro che considerano i lavoratori una merce. E ce ne sono tantissimi di questi casi. Io non credo che i lavoratori possano essere considerati una merce, uno strumento di produzione, ed è per questo che è necessaria una maggiore responsabilità sociale delle imprese.

In merito ho preparato alcuni emendamenti ed un ordine del giorno allegato a questo progetto di legge, proprio perché ritengo fondamentale che le imprese si assumano la responsabilità del loro agire quotidiano. Contrastare l’immigrazione clandestina significa anche evitare che migliaia di disperati forniscano manodopera nei cantieri finendo per essere trattati come animali tanto che, facendo riferimento alla legge sul randagismo, come ricordavo prima, ci sono animali che vengono trattati come persone e persone che vengono trattate come animali.

Credo che entrambi questi atteggiamenti siano sbagliati e credo anche che favorire l’immigrazione clandestina arrechi enormi problemi ai paesi di origine, ma anche a quelli di destinazione, e li crea non solo ai lavoratori italiani, ma anche a quegli stessi lavoratori stranieri che nella nostra nazione si sono integrati e vivono e lavorano onestamente. Perché è innegabile che essi, quando vivono e lavorano onestamente, rappresentano una ricchezza e una risorsa per la nostra nazione.

In questo progetto di legge si parla giustamente anche di imprenditoria femminile e di lavoro delle donne.  Credo che ogni donna sappia quant’è difficile conciliare i tempi di lavoro con la cura della propria famiglia. Per questo motivo in questo progetto di legge parliamo della necessità degli asili aziendali, di orari di lavoro più flessibili e di congedi parentali. Proprio perché, se vogliamo tutelare e, soprattutto, stare vicini alle lavoratrici e in modo più generale alla famiglia - perché aiutando le donne si aiuta la famiglia – è necessario intervenire anche sugli orari, sugli asili, sulle possibilità delle donne di poter scegliere se stare a casa e curare i propri figli oppure continuare a lavorare. Non deve essere mai un obbligo, deve essere una scelta, una scelta delle donne, che devono poter decidere, hanno il sacrosanto diritto di decidere, di dedicarsi alla cura dei propri figli, almeno nei primi anni di vita.

Attualmente questo non è possibile perché le donne sono costrette ai tempi supplementari: nel lavoro e nella famiglia. E si propone loro di occuparsi anche di politica. Beh, se la giornata è composta di ventiquattro ore al giorno, io credo che per le migliaia di donne che vorrebbero fare politica ciò rappresenti una vera e propria rupe tarpea. Sono sforzi incredibili quelli che vengono richiesti alle donne e, aiutandole a far conciliare i tempi di lavoro con la famiglia, magari riusciremmo ad aiutarle anche ad occuparsi un po’ più di politica. Io non credo nelle quote rosa, sono sempre stata contraria.  Credo che alle donne debba essere data la possibilità di scegliere se impegnarsi in politica. Molte attualmente non possono fare politica e non per scelta, ma perché costrette a rinunciarvi o dal mondo del lavoro o dalla famiglia, perché gli spazi e i tempi sono quelli che sono.

Quando si parla di lavoro esiste anche un altro argomento da affrontare, che è il caro contributi, un tema del quale non si è trattato oggi, ma che incide notevolmente sul costo del lavoro, e quindi sulla competitività delle nostre imprese. In Italia i  contributi sono fra i più alti in Europa: ogni cento euro le imprese ne pagano quarantacinque, mentre sono solo trentotto in Spagna, trentasei in Germania e addirittura solo tredici in Gran Bretagna. Credo che di fronte a queste differenze sia un po’ difficile poi poter parlare di competitività.

Un altro tema importante, che è stato affrontato - ho sentito che ne hanno parlato la Consigliera Oriani e il Presidente Zamponi - è la questione relativa ai lavoratori definiti “maturi”, alcuni parlano di over 50, altri di over 40. Il dato di fatto è, in ogni caso, che i lavoratori maturi, sempre più spesso vengono espulsi dal mondo del lavoro ed hanno enormi difficoltà a reinserirvisi.  Si verificano quotidianamente palesi violazioni di una direttiva europea e di un nostro decreto legislativo - il 216 del 9 luglio 2003, che recepisce la direttiva 2000 del ’78 – che vietano espressamente di di utilizzare appunto l’età come discriminante ai fini dell’assunzione. Questo dunque, nonostante sia vietato, avviene ripetutamente all’interno del territorio nazionale, avviene addirittura... persino il Senato della Repubblica, dopo aver legiferato in merito, ha bandito dei concorsi in cui erano previsti dei limiti di età, in totale contrasto con la direttiva CEE e col decreto legislativo citato.

Questo tipo di violazioni si verifica quotidianamente.  Secondo un’indagine effettuata dall’università Bocconi con la Demoskopea, ben il 42,4 delle inserzioni riguardanti offerte di lavoro impone limiti espliciti di età, che, in più dell’ottanta per cento dei casi, sono inferiori ai quarant’anni.

Questo è un dato di fatto con il quale dobbiamo confrontarci continuamente quando parliamo di mercato del lavoro.

Ritengo dunque necessario inserire tra gli obiettivi e le finalità anche la questione dei disoccupati over 40, i lavoratori maturi. Io ho parlato di 40, ma si può modificare con 45, se si preferisce questa età, visti anche i suggerimenti di altri Consiglieri e quanto dichiarato anche dall’Assessore.

Chiedo dunque che tra i destinatari degli obiettivi e delle finalità vengano inseriti anche i lavoratori maturi.   Ho visto l’emendamento dell’Assessore, che recepisce praticamente la mia richiesta di occuparsi anche dei lavoratori maturi.

Anche se alziamo l’età dai 40 ai 45, io concordo con quanto proposto dall’Assessore e quindi dichiaro di ritirare  questo emendamento perché recepito totalmente dall’Assessore.

 

Voglio concludere infine questo mio breve intervento sulla responsabilità sociale d’impresa, illustrando l’ordine del giorno che ho presentato e che credo riassuma tutte le varie questioni legate al lavoro.  Le imprese non sono tenute per legge a tenere dei comportamenti eticamente responsabili nei confronti della società, per questo si potrebbero stabilire degli accordi con le pubbliche amministrazioni per la sottoscrizione di codici di condotta, affinchè le aziende siano incentivate a curare maggiormente l’aspetto sociale.

Credo che questo sia un passaggio veramente importante ed è per questo che in merito ho presentato alcuni emendamenti e anche un ordine del giorno.

 

Con l’ordine del giorno 758 vogliamo sottolineare la necessità e l’importanza di promuovere la responsabilità sociale delle imprese.

Già la Commissione Europea ha inserito all’interno del suo Libro Verde, redatto nel 2001, l’invito a tutti gli Stati membri a farsi promotori della sensibilizzazione dello sviluppo della responsabilità sociale delle imprese nelle proprie realtà sociali.

Nel Regno Unito, dal marzo 2000, esiste persino un Ministro della responsabilità sociale d’impresa.

Un tema, quello della responsabilità sociale delle imprese, che il Governo italiano, nel 2003, ha già affrontato sottolineando e ribadendo, durante la Conferenza di Venezia, la necessità di utilizzare per il raggiungimento degli obiettivi delle politiche comunitarie di competitività e di occupazione, di coesione sociale, di protezione dell’ambiente e, grazie all’integrazione di strumenti politici di questo tipo, anche di dialogo sociale e di sviluppo di una migliore governance globale.

Il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione proprio su questo tema e sulla necessità di disporre di norme comunitarie applicabili alle imprese europee che operano nei paesi in via di sviluppo che prevedano un codice di condotta. Con quella risoluzione si auspica la realizzazione di un codice di condotta europeo univoco che, basandosi su norme internazionali e sulla creazione di un osservatorio europeo, agevoli una migliore standardizzazione dei codici volontari di condotta.

Importantissima in questo senso anche l’informazione perché è dimostrato che, nonostante numerosi trattati internazionali vengano ratificati dal Governo e dall’Unione Europa, non tutti gli imprenditori sono a conoscenza delle normative e degli impegni sottoscritti. 

A questo riguardo c’è anche uno studio molto importante realizzato da Transparency, che dimostra che solo il 20% dei dirigenti delle grandi imprese nel mondo è a conoscenza ad esempio della convenzione conto la corruzione dei pubblici funzionari.

In questa mozione si ribadisce ovviamente e giustamente la libertà di mercato, ma si intende anche cercare di evitarne la distorsione. Si vorrebbe cercare di evitare cioè il comportamento socialmente non responsabile di quelle multinazionali transnazionali, le quali, agendo spesso in un regime pressoché di monopolio, impongono i prezzi più alti per i loro prodotti e al contempo si adoperano per ottenere i prezzi più bassi per le materie prime o i semilavorati che acquistano, contribuendo così notevolmente a incrementare la sproporzione tra paesi ricchi e paesi poveri.

Un altro punto importante che attiene alla responsabilità sociale di impresa è evidentemente il fatto che questa non si deve trasformare in una meschina forma di pubblicità ingannevole e credo che su questo la Regione possa svolgere un ruolo molto importante.

Con questo ordine del giorno si vuole dunque impegnare la Giunta a promuovere lo sviluppo della responsabilità sociale di impresa, ad istituire un premio annuale regionale ad ampia visibilità per l’impresa lombarda che maggiormente si distingua nel comportamento socialmente responsabile, a proseguire l’opera di sinergia con le Camere di Commercio, a prevedere d’intesa con le Camere di Commercio campagne di sensibilizzazione e d’informazione sulla responsabilità sociale d’impresa e ad inviare al Consiglio Regionale una relazione annuale, nella quale vengano indicate le iniziative intraprese e i risultati ottenuti.

E’ un ordine del giorno importante.

La responsabilità sociale d’impresa è oggetto anche di alcuni emendamenti che ho presentato.

Ho visto e condivido pienamente l’emendamento dell’Assessore Rossoni all’articolo 25 sulla responsabilità sociale d’impresa e credo sia giusto ed opportuno inserirlo anche fra gli obiettivi e le finalità di questa proposta di legge.

 

 

L’altro ordine del giorno, il 759, fa riferimento all’articolo 22 di questo progetto di legge, dal titolo “Parità di genere e conciliazione tra i tempi di lavoro e di cure” e fa riferimento ai congedi parentali.

Con questo ordine del giorno si sottolinea la necessità di questo tipo di congedi e si chiede di prevedere congedi parentali congiunti, anche per il parto, sia per il padre che per la madre.

Si propongono 15 giorni, ma ovviamente l’importante è che si stabilisca il principio che i genitori possano stare insieme, con il loro bambino.

Questo provvedimento è importante e non è una novità perché è già stato adottato da altri paesi europei, come la Francia, la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e il Portogallo, i quali stanno già attuando da tempo una politica di sostegno alla maternità e alla paternità e quindi alla famiglia.

 

Ho presentato anche un emendamento all’articolo 1 “Obiettivi e finalità” estremamente importante perché sottolinea l’importanza dei criteri meritocratici.

Il merito è uno dei punti fondamentali del programma della Casa delle Libertà e noi abbiamo detto, ridetto e ribadito in ogni nostro documento quanto sia necessario premiare coloro che più s’impegnano e sono dotati.

Credo che questo emendamento debba essere votato all’interno di questo Progetto di Legge perché troppo spesso nel mondo del lavoro, così come a volte anche in politica, viene privilegiata la dote dell’agilità dorsale rispetto alle capacità e ai meriti delle singole persone.

Credo che la riscoperta del valore sia un vero e proprio valore e quello del merito è importante che venga ribadito all’interno di questo progetto di legge.

Questo è dunque esattamente l’obiettivo dell’emendamento 01 che sancisce la necessità di promuovere l’utilizzo sistematico di criteri meritocratici.

 

Come ho annunciato anche durante la discussione generale, io voterò a favore di questa proposta di legge.

Non ripeterò tutte le motivazioni che ho già elencato.

Credo che questo progetto di legge risponda pienamente alle necessità della Regione Lombardia.

In merito al contrasto del lavoro irregolare ritengo che la Legge Biagi sia una buona legge - preferisco chiamarla così e non Legge 30, anche perché è bene ricordare che coloro che hanno normato questo settore e se ne sono occupati, come Biagi e D’Antona, sono stati anche uccisi per il loro impegno, allora è bene ricordare che la Legge 30 ha un nome ed è quello di Biagi e questo dovremo sempre tenerlo presente.

Si parla di precariato.  È ovvio che un lavoro a tempo indeterminato è meglio di un lavoro a tempo determinato e che quindi sia più giusto e più importante promuovere contratti che diano più certezze e più sicurezze. Ma noi partiamo da un dato di base che è il lavoro irregolare e quindi ritengo che normare questa materia costituisca un modo per contrastare il lavoro irregolare, costituisca anzi la prima forma per fare emergere il lavoro irregolare.

Certo, parlando di diritti, se assegniamo un punteggio di dieci ai lavoratori a tempo indeterminato, i precari arrivano solo a tre, ma è evidente e lapalissiano che tre è sempre meglio di zero e, se certo dobbiamo tendere a raggiungere il massimo livello di benefici e di tutela per tutti i lavoratori, è evidente anche che riuscire a fare un passaggio in quanto a tutela dei lavoratori e dei diritti dei lavoratori, passando da zero diritti a un minimo di diritti, io lo ritengo un passo positivo ed importante.

Certo, rimangono i problemi dell’accesso al credito per i precari.

Rimangono tanti altri problemi da affrontare, ma credo che siamo sulla strada giusta.

In questo Progetto di Legge, non se n’è parlato, ma all’articolo 17 c’è un altro punto estremamente importante, che è il sistema dei controlli, del valutatore indipendente.

Credo che questo sia un punto importante da approfondire in relazione a questo settore proprio perché agli efori lombardi istituiti con questa proposta di legge, vorrei venissero affiancati anche altri. Io amplierei anche ai Consiglieri Regionali la possibilità di avere accesso alle informazioni raccolte dalla Borsa Lavoro della Lombardia e non solo a questi nuovi efori lombardi.

Comunque la strada intrapresa è una strada importante ed è per questo che sono a favore di questa proposta di legge, nonostante sia stato respinto un principio che ritengo e ritenevo estremamente importante, che è quello del merito.

Mi spiace sinceramente che un progetto di legge di questo tipo abbia bocciato una proposta... un emendamento sul merito e ribadisca ancora come l’agilità dorsale continui a prevalere rispetto al merito.  Abbiamo affrontato una proposta di legge che norma il lavoro senza ritenere il merito un valore, un obiettivo, una finalità e un circolo virtuoso da alimentare e questo ritengo sia profondamente sbagliato.

Credo che gli attacchi al merito e alla meritocrazia rappresentino uno dei tanti lati negativi portati avanti nel ’68, che tante conseguenze hanno determinato nel mondo della scuola, in quello del lavoro e attualmente, vista anche la riforma elettorale che è stata fatta, anche in quello della politica.

Ci tengo sempre a ricordare che, quando si privilegia l’agilità dorsale rispetto alle capacità e alle competenze, i pessimi risultati per la collettività poi si vedono.

Termino anche sottolineando il fatto che tra gli emendamenti respinti c’è anche quello che chiedeva il recepimento dell’articolo 46 della Costituzione Italiana, laddove si stabilisce che “La Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi alla gestione delle aziende”.

Il recepimento di questo articolo importantissimo della nostra Costituzione è stato respinto da quest’aula e nella nostra legge riguardante il lavoro non c’è traccia di questo principio.

Fortunatamente veniamo sempre tutelati da quella che è la fonte gerarchica delle leggi, la Costituzione, ma è evidente che qualcosa di più avremmo potuto fare anche a livello regionale.

Mi spiace constatare come la sinistra stessa, che parla tanto della necessità di tutelare i lavoratori, poi quando si vuol far partecipare i lavoratori alla gestione delle aziende, è contraria. Il motivo mi sfugge, ma sono tante probabilmente le cose che in quest’aula ancora non riesco a comprendere.

Spero per la fine della legislatura di riuscire a comprendere qualcuna in più.

Sono soddisfatta invece per il recepimento delle due richieste che ho fatto riguardanti la responsabilità sociale d’impresa - un tema al quale tengo molto - che fortunatamente sono state recepite  dall’Assessore con un suo emendamento.

Così come tengo molto, e fortunatamente è stato recepita anch’essa dall’Assessore, ad una maggiore attenzione per i lavoratori maturi.  Io avevo proposto per gli over 40, è passato per gli over 45, ma è un passo avanti che ritengo estremamente importante.

Per tutto questo ribadisco e dichiaro il mio voto totalmente favorevole a questa proposta di legge.