SCUOLA         


Seduta del 20 dicembre 2001 

Proposta di Atto Amministrativo n. 175:“Indirizzi per l’erogazione del buono scuola di cui all’art. 4, comma 121, lett. E), della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1 ‘Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del d.lgs 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59).
(DCR VII/0390 del 20 dicembre 2001) 

FERRETTO CLEMENTI Silvia

Con la legge regionale n.1 del 2000 la Regione Lombardia ha istituito il buono scuola a favore degli allievi delle scuole elementari, medie e superiori, legalmente riconosciute e parificate siano esse statali o non statali.

Il buono scuola si configura quale strumento concreto diretto a consentire una maggiore libertà di scelta educativa dei genitori, attraverso il rimborso parziale delle spese scolastiche sostenute.
Ai sensi della legge citata, il buono scuola deve essere rapportato al reddito, alle disagiate condizioni economiche disagiate, al numero dei componenti il nucleo familiare nonché all’entità delle spese scolastiche gravanti complessivamente sul nucleo medesimo. Le modalità per l’attuazione di questi interventi vengono definite dalla Giunta regionale sulla base degli indirizzi del Consiglio regionale. Dall’analisi dei dati relativi all’intervento per l’anno scolastico 2000/2001, emerge che di circa il 74% dei beneficiari del buono scuola, che si colloca in una fascia di reddito individuale lordo che va dagli 0 ai 30 milioni, la maggiore concentrazione (il 47%) ha un reddito al di sotto dei 20 milioni.

Negli indirizzi per l’erogazione del buono scuola, a decorrere dall’anno scolastico 2001/2002, sono state previste alcune novità, che prevedono, fra l’altro, maggiori risorse per i meno abbienti, una percentuale del tasso di copertura delle spese sostenute dalle famiglie con reddito più basso che può arrivare al 50%, nessun tetto massimo di reddito.  Ai fini della valutazione farà testo la situazione reddituale e patrimoniale della famiglia, calcolata secondo l’ISE. Successivamente, i beneficiari saranno inseriti in un apposito elenco in ordine crescente.

La settima Commissione nell’istruire e definire il provvedimento in oggetto ha ritenuto anche di apportare alcune modifiche, inserendo fra i destinatari dell’intervento anche le famiglie lombarde che hanno figli che frequentano scuole con sede in regioni confinanti (pendolarismo scolastico) e ricomprendendo nei “corsi frequentati dagli alunni” non sono solo quelli diurni ma anche quelli serali.

A questo proposito, è indispensabile assicurare, come l’anno scorso, una capillare e corretta informazione ai cittadini circa i contenuti e le modalità di accesso ai contributi”.

Data l’importanza del provvedimento è necessario che la Giunta si impegni a concordare con l’ufficio scolastico regionale opportune forme per la valutazione e la qualità dell’offerta formativa delle scuole.

Sul buono scuola c’è stata anche una forte contrapposizione fra gli schieramenti politici. Ma io vorrei porre alcuni quesiti ai quali mi piacerebbe avere una risposta. E’ giusto dare la possibilità ad una famiglia di scegliere in che scuola far studiare i propri figli? E coloro che scelgono di iscrivere il proprio figlio nella scuola che loro ritengono migliore devono o no avere un aiuto da parte dello Stato? E’ giusto o no che lo Stato intervenga per far sì che il diritto alla scelta possa essere un diritto di tutti e non solo di quelle famiglie che possono permettersi economicamente di scegliere? Sono troppe le famiglie in Lombardia che, senza l’aiuto dello Stato, non potrebbero permetterselo.

E poi mi chiedo anche: è giusto che il figlio del miliardario possa frequentare la scuola pubblica pressoché gratis e, tra l’altro, costando alla collettività un milione al mese, e il figlio dell’operaio che, invece, decide e vuole iscrivere il proprio figlio, ad esempio, a una scuola cattolica non statale non possa farlo perché non può permettersi di pagare la retta scolastica?

E cosa avverrebbe se gli 80 mila studenti delle scuole non statali lombarde dovessero decidere tutti in una volta di non frequentare più le scuole non statali e si iscrivessero alle scuole statali? Riusciremmo a sostenere l’impatto dei costi enormi di questo tipo di scelta?

E poi, è giusto rispettare le risoluzioni europee anche quando, magari, non fanno comodo?

Nel 1984 il Parlamento Europeo con una risoluzione ha sancito la libertà di scelta indicando a tale scopo come sostegno economico delle famiglie proprio i buoni scuola o/e le esenzioni fiscali. E allora, se vogliamo seguire l’Europa, la dobbiamo seguire sempre, non solo quando fa comodo, per un fatto di giustizia.  

La cifra che la collettività, che sia la Regione o lo Stato, dovrebbe spendere se gli 80 mila studenti lombardi decidessero tutti in una volta di rinunciare a frequentare la scuola non statale sarebbe di 800 miliardi in più all’anno; mi chiedo dove andremmo a prendere questi soldi.

 

Annuncio dunque il voto favorevole di Alleanza Nazionale, ribadendo che questo provvedimento è in linea con la risoluzione del Parlamento Europeo del 1984, con la quale il diritto dei genitori di decidere liberamente in merito all’istruzione dei loro figli viene sancito espressamente. Nella stessa risoluzione viene sancito anche l’obbligo per gli Stati membri di rendere possibile l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario.

Questo perché, come avviene purtroppo ancora in Italia, diversamente si creano situazioni vergognose di profonda disuguaglianza - visto che qualcuno ha citato il principio di uguaglianza –e di discriminazione fra quelle famiglie che hanno la possibilità e quindi la libertà di scegliere di iscrivere i propri figli nella scuola che ritengono più giusta e migliore, e quelle che invece questa libertà non ce l’hanno assolutamente e per i loro figli hanno solo la possibilità di scegliere la scuola statale.   Rivendichiamo dunque questa libertà per tutte le famiglie, anche perché crediamo che la contrapposizione fra scuola pubblica e scuola privata sia profondamente ingiusta e dannosa, da esse derivano danni per entrambi. a

La Regione Lombardia ha per prima rivendicato il diritto di tutelare le famiglie anche meno abbienti nella loro libertà di scegliere istituti che ritengono migliori per i loro figli; questa è una libertà importante. Per raggiungere una reale uguaglianza ed equità non può esistere differenza tra spese che si sostengono per la scuola pubblica e privata, per questo l’obiettivo è quello di arrivare al 100% del rimborso delle spese, per poter realmente garantire la possibilità di scelta a tutti, anche a coloro che sono meno abbienti.