No alle discriminazioni
17 ottobre 2000)


FERRETTO CLEMENTI Silvia

Ritengo che il rispetto per le persone e, soprattutto, il fatto che nessun uomo debba essere discriminato per la sua fede religiosa, per la sua appartenenza politica, per le sue idee o le sue preferenze sessuali debba essere un minimo comune denominatore di chiunque voglia fare politica.
Qualsiasi tipo di discriminazione è profondamente sbagliata. 
Dico questo anche e soprattutto sulla base della mia esperienza personale in quanto appartenente ad un partito, Alleanza Nazionale, prima Movimento Sociale Italiano, che nel corso della storia ha subito profonde e gravissime discriminazioni, delle peggiori, da parte di coloro che ora si ergono a paladini della libertà e della democrazia. 

Per questo, io per prima mi schiero a favore di ogni tipo di libertà e contro ogni tipo di discriminazione.   Per questo non accetto la posizione, o meglio il tentativo, di coloro che cercano di demonizzare in ogni modo l’avversario politico.

L’hanno sempre fatto con Alleanza Nazionale, lo facevano con il Movimento Sociale Italiano tanto che i nostri militanti in molti casi non potevano neanche girare tranquillamente o organizzare manifestazioni nelle scuole, nelle fabbriche o nelle università. Ci sono stati tempi, neanche così lontani, in cui era assolutamente impensabile uscire persino dalla via dove avevamo la federazione, mi riferisco alla famosa via Mancini.
Insomma, coloro che sbandieravano diritti e tolleranza impedivano a chi faceva politica addirittura di arrivare alla fine della via e, quindi, di esercitare la propria azione politica.

Coloro che impedivano agli studenti, ma anche ai nostri operai, di prendere la parola nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche – accusandoli di essere intolleranti e razzisti perchè eredi di un difficile periodo storico - si sentivano autorizzati ad impartire lezioni di democrazia in un modo tutt’altro che liberale, utilizzando a volte anche la spranga come strumento di convincimento.
La vecchia abitudine di demonizzare l’avversario per farne piazza pulita - di staliniana memoria - l’abitudine del “diffamate, diffamate, qualcosa resterà” ha lasciato sicuramente il suo segno tanto che i nostri giovani sono stati a lungo impossibilitati a prendere la parola e fare politica.  Purtroppo, queste vecchie abitudini non sono morte per tutti.  Certo, per fortuna, nessuno pensa più di tornare all’intolleranza degli anni ‘70 e ‘80, ma si riscontra ancora una certa abitudine alla diffamazione, da parte di coloro che sono convinti di essere gli unici depositari della verità, gli unici a poter parlare di cultura, perché, dal loro punto di vista, tutto ciò che non è di sinistra non può essere, per principio, inteso come cultura.

Questa abitudine di calunniare comunque gli avversari, trovando un qualsiasi pretesto ideologico. (per Forza Italia hanno trovato il conflitto di interessi, in base al quale secondo loro non dovrebbero poter esercitare l’attività politica; per la Lega, l'accusa è quella di barbarie, razzismo, di inciviltà) credo che non possa essere assolutamente accettata.

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Il fatto personale è chiaramente riscontrabile nell’invito fatto dal Consigliere Lombardi, che mi suggeriva di andare a leggere o rileggere i libri di storia di mio figlio, come se la sottoscritta la storia di questo Paese e non solo di questo Paese, non la conoscesse. Un'affermazione la sua in linea con il solito principio in base al quale  gli unici depositari della verità e della conoscenza sono le sinistre e particolarmente offensiva nei miei confronti. Non ho certamente bisogno di andare a vedere i libri di mio figlio, perché ho frequentato le lezioni e, se ciò non bastasse, ho dato l’esame di storia contemporanea all’Università Statale di Milano (dove capite bene i professori non si potevano certamente considerare di destra) prendendo un bel trenta.

Per quanto riguarda invece il Consigliere Lombardi, sarebbe bene (visto che non posso invitarlo ad andare a leggersi i libri di storia, perché dei crimini compiuti dal comunismo i libri di storia non parlano) che, passando dalle parti di Trieste, dopo essere andato giustamente alla Risiera di San Sabba, si recasse anche alle foibe di Basovizza, dove i suoi compagni, i suoi amici comunisti di ricordi ne hanno lasciati, e non certo in senso di libertà e di democrazia. Se bisogna combattere per la libertà e per la democrazia, bisogna farlo da ogni punto di vista, perché non ci sono criminali buoni e criminali cattivi, non ci sono dittature giuste o dittature ingiuste. E non mi sembra di aver visto né lei, né il suo partito fare alcuna manifestazione quando le libertà venivano calpestate a Budapest, a Praga, a Kabul o, addirittura, solo poco tempo fa, in piazza Tien-An Men, non l’ho vista. Si ricordi di andare a deporre un fiore per le vittime del comunismo.