-----Messaggio originale-----
Inviato: mercoledì 19 novembre 2003 3.41
A: Ferretto Clementi Silvia
Oggetto: MARTIRIO SCONOSCIUTO AI PIU'

 

Cara Silvia Ferretto Clementi,

legga questa mail postata sul nostro club de Il Giornale.

Avevo già sentito parlaredi questo episodio, ma per non urtare le sinistre, si è sempre evitato di accennarne.

Sarà forse giunto il momento di commemorarli? Lei dovrebbe essere capace di questo ed altro! Provi a sondare.

Con affetto

 

MARTIRIO SCONOSCIUTO AI PIU'

 

  Sorpresi nel sonno, avvelenati, torturati ed infine tagliati a pezzi. Fu questo il tragico destino di ben dodici giovani Carabinieri, catturati da partigiani ( Slavi Comunisti ) alle Cave dei Predil, nell'alto Friuli.

 

  I Carabinieri costituivano un presidio a difesa della centrale idroelettrica di Bretto. Il 23 Marzo 1945 i partigiani presero in ostaggio il Vicebrigadiere Dino PERPIGNANO, comandante dei presidio che stava rientrando negli alloggiamenti, sotto la minaccia delle armi, lo costrinsero a pronunciare la parola d'ordine e, con facilità, una volta entrati nel presidio, catturarono tutti i Carabinieri, già in parte addormentati.

  Dopo il saccheggio, i dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile ove fu loro servito un pasto nel quale era stata inglobata soda caustica e sale nero. Affamati, inconsciamente mangiarono quanto gli era stato servito, ma, dopo poco, le urla e le implorazioni furono raccapriccianti e tremende. Erano stati avvelenati e la loro agonia si protrasse fra atroci dolori per ore ed ore.

  Stremati e consumati dalla febbre, Pasquale RUGGIERO, Domenico DEL

VECCHIO, Lino BERTOGLI, Antonio FERRO, Adelmino ZILIO, Fernando FERRETTI,

Ridolfo CALZI, Pietro TOGNAZZO, Michele CASTELLANO, Primo AMENICI, Attilio

FRANZON, quasi tutti ventenni (e mai impiegati in altri servizi tranne quello a guardia della centrale, cui erano stati sempre preposti), furono costretti a marciare fra inesorabili ed inenarrabili sofferenze ed insopportabili sacrifici fino a Malga Sala ove li attendeva una fine orribile.

  Il Vicebrigadiere PERPIGNANO fu preso e spogliato; gli venne conficcato un legno ad uncino nel nervo posteriore dei calcagno ed issato a testa in giù, legato ad una trave; poi tutti furono incaprettati.
  A quel punto, i macellai, pseudo partigiani, cominciarono a colpire tutti con i picconi: a qualcuno vennero asportati i genitali e conficcati in bocca, a qualche altro fu aperto a picconate il cuore o frantumati gli occhi.

  All'AMENICI venne conficcata nel cuore la fotografia dei suoi cinque figli mentre il PERPIGNANO veniva finito a pedate in faccia ed in testa.

  La "mattanza" terminava con i corpi dei malcapitati legati col fil di ferro e trascinati, a mo' di bestie, sotto un grosso masso.

  Ora le misere spoglie di questi Carabinieri Martiri/Eroi riposano, dimenticati dagli uomini, dalla storia e dalle Istituzioni, in una torre medievale di Tarvisio le cui chiavi sono pietosamente conservate da alcune suore di un vicino convento.

 

  Nei cinquanta e più anni trascorsi, fino ad oggi, nessuno ha mai portato un fiore, ha fatto celebrare una S. Messa, ha commemorato la loro fine, ha posto una lapide in memoria di questi martiri, morti e dimenticati.   Per sempre...