Tratto dall'Informatore Municipale del Comune di Novate Milanese - Maggio/giugno 1998

IL PROBLEMA DELLA 
VIOLENZA SESSUALE

Reato che dovrebbe essere riconosciuto quale delitto contro la persona - intervento di risarcimento del tutto assurdo ed offensivo

I recenti episodi di violenza sessuale e le relative sentenze, come quella pronunciata dal Tribunale di Rovereto, destinata ad avere risonanza nazionale, hanno portato alla ribalta della cronaca una discussione che si trascina da anni in Parlamento e fuori.

Una boccata d'ossigeno per i movimenti femminili di sinistra che in qualche modo tentano di uscire dalla stanchezza che li circonda e dal fallimento che li caratterizza intervenendo nel dibattito sulla violenza sessuale con affermazioni del tipo "l'origine dello stupro non è solo nella sessualità degli uomini, ma nel potere degli uomini" oppure con la ricerca nel nesso tra violenza sessuale e il concetto di libertà sessuale.

Non è possibile però affrontare il problema in termini così ridotti, fuorvianti e strumentali, mentre occorre inquadrare la  discussione da un lato discutendo l'effetto ed entrando nel merito tecnico di risposte normative e dall'altro ricercando realisticamente e con disponibilità obiettiva le cause dalle quali simile devianza discende.

Non intendiamo evitare il confronto che sta animando le diverse forze politiche, anch'essi comprendono aspetti che non vanno ignorati e per questo le riportiamo in modo schematico.

Procedibilità d'ufficio o querela?
I reati di violenza sessuale debbono essere riconosciuti quali delitto contro la persona e quindi ci sembra giusto che l'avvio di un procedimento penale debba essere subordinato alla volontà della parte offesa.

Per un prioritario e imprescindibile motivo di rispetto verso la persona e anche per evitare odiose strumentalizzazioni.

Processo a porte aperte o processo a porte chiuse?
Senza esitazione siamo favorevoli alla celebrazione di processi a porte chiuse. Perché le vittime di violenza sessuale subiscono già un evento traumatico e in deve essere accuratamente evitato un aggravarsi della condizione psicologica determinata dalla pubblicità.

Costituzione di parte civile del "Movimento delle Donne"
E' indubbiamente inaccettabile la costituzione di parte civile da parte del "movimento delle donne", perché non si può condannare la violenza sessuale e nel contempo pretendere di farne strumento di chissà quale elaborazione politica ed inoltre per stabilire una volta per tutte che è la persona il soggetto di volontà non la massa.

Minimo di pena?
Va certamente rivista la tendenza ad applicare il minimo di pena (3 anni) così come non è accettabile nessuna proposta di ulteriore riduzione.
Questo è un reato che va severamente punito, con la massima durezza e senza clemenza, soprattutto quando coinvolga minori.

Risarcimento del danno
E' un intervento sanzionatorio del tutto assurdo e offensivo, non in grado di fungere da deterrente, e fonte di discriminazione fra chi possiede un cospicuo conto in banca e chi non lo possiede.
Ma ciò che è più grave è che la dignità di una persona non può essere monetizzata, come se si potesse quantificare in denaro la dignità personale.
Sgombrato il campo da aspetti tecnici che delineano comunque l'impostazione del dibattito è opportuno approfondire l'argomento anche con altri argomenti di riflessione.

Vi sono infatti anche altre forme di violenza nei confronti della donna che vanno denunciate:
-           la donna ridotta ad oggetto di attrazione commerciale;
-           la donna strumento della pornografia imperante, la donna privata del suo diritto di libera scelta di dedicarsi esclusivamente alla famiglia o di realizzarsi anche fuori casa da una società consumistica che, originando sempre nuove esigenze di "avere" la costringe a lavorare per assicurarsi maggiore disponibilità finanziaria. I tentativi di allontanare la donna dalle funzioni fondamentali, ma ritenute frustranti.

Allora evitando di svolgere un'analisi ottusa, unicamente orientata a colpevolizzare l'uomo ed evitando di assoggettare argomenti seri a sterili frontismi conflittuali si può comprendere come ogni tipo di violenza abbia una comune matrice: non esiste più la comunità umana sorretta dai valori, essa è stata sostituita da quella fondata sul materialismo.

In tale contesto l'individuo da soggetto protagonista diviene oggetto secondo le più diverse finalità, e per impedire che se ne renda conto gli si fa credere di godere della più ampia libertà.

L'origine dello stupro non è quindi da ricondurre al "potere degli uomini" ma alla morale o meglio alla amoralità di questa società materialista e consumista.

Concludiamo così questa nostra esposizione sul problema della violenza sessuale, posizione espressa anche in Consiglio Comunale.

Silvia Ferretto Clementi
Consigliere Comunale MSI