Lo
smaltimento di 4 milioni di tonnellate di rifiuti tossico - nocivi
all’anno avviene in una condizione di emergenza che provoca, da un lato,
lo smaltimento illegale di circa il 50% dei rifiuti, dall’altro la totale
mancanza di trasparenza sulle operazioni di stoccaggio, trasporto e
smaltimento. Una
mancanza di trasparenza e di controllo che riguarda anche il rilascio delle
autorizzazioni e l’ultima
vicenda di La Spezia ne è solo la conferma. Nella
discarica spezzina sono finiti i rifiuti ospedalieri della ECOL SERVICE
Italia di Milano. A questa ditta la Regione Lombardia ha rilasciato numerose
autorizzazioni - nel 1988, 1993, 1994 e 1996 - e questo nonostante il titolare,
Giancarlo Motta, fosse già stato arrestato per corruzione nel 1993 quando
tentò di evitare i controlli igienici sanitari sull’attività della ECOL
SERVICE. La
vicenda sulla quale indaga la Procura di Asti è però solo la punta di un
iceberg. La Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite
connesse allo smaltimento dei rifiuti ha portato alla luce molte altre realtà,
molte delle quali proprio in Lombardia, sulle quali è indispensabile un
approfondita indagine (DUCOIL, NITRAL, JELLY WAX). Ed
è proprio la Lombardia una delle regioni più coinvolte nella rotta dei
veleni. Secondo uno studio di Lombardia Risorse del 1990 e reso pubblico solo da una conferenza del Gruppo regionale di AN, sono 95 le aree contaminate che presentano maggiori rischi e sulle quali è necessario intervenire rapidamente. Le cause di questi disastri ambientali sono da ricercarsi nella irresponsabilità, e spesso criminale, gestione del territorio e dell’ambiente da parte di una “classe politica” che ha pensato esclusivamente al tornaconto personale, piuttosto che all’interesse della collettività. L’ambiente
e le risorse naturali sono state considerate e
rischiano di essere ancora un Eldorado da depredare. Non
è un caso che molte vicende di Tangentopoli siano legate allo smaltimento
di rifiuti, e non è un caso che, le amministrazioni sciolte per
infiltrazione mafiosa, siano state sciolte proprio per episodi legati allo
smaltimento dei rifiuti. Mafia, camorra, ‘ndrangheta hanno guadagnato una
quantità imprecisata, ma certo altissima di miliardi. Il
nostro contributo allo sviluppo del terzo mondo non è stato quello di
fornirgli i mezzi e le tecnologie per iniziare a produrre e ad esportare
prodotti finiti, ma al contrario, quello di “regalargli” tonnellate di
rifiuti tossico - nocivi. Le
soluzioni a questo problema
esistono e devono essere attuate con urgenza. In
primo luogo è necessario intervenire sulla legislazione vigente, con leggi
chiare e severe che scoraggino tutti coloro che vogliono arricchirsi a danno
dell’ambiente e della salute dei cittadini. E’
necessario, quindi applicare il principio, ormai riconosciuto a livello
internazionale, del “chi inquina paga”. In
regione Lombardia il gruppo di AN ha presentato una proposta di legge
al Parlamento che va in questa direzione. Si
chiede al Parlamento di rendere responsabili i produttori di rifiuti dello
smaltimento finale, si dà alle associazioni ambientaliste la possibilità
di promuovere e intervenire nei giudizi per danni ambientali e di ricorrere
in sede di giurisdizione amministrativa per l’annullamento degli atti
illegittimi. Infine,
per quanto riguarda le spese per la bonifica delle aree inquinate, si chiede
che vengano messe a carico del soggetto che ha provocato l’inquinamento, e
del nuovo “acquirente” il quale ci si augura, farà maggior attenzione
nell’acquisto. Un
altro intervento necessario è quello di ridurre la quantità e la
pericolosità dei rifiuti prodotti, con incentivi fiscali che favoriscano
l’utilizzo di tecnologie pulite e di minor impatto ambientale. In
attesa di leggi nazionali, si rende anche necessario costituire un archivio
informatico per la raccolta dei dati sulle “industrie a rischio”, nel
quale inserire dati e notizie concernenti società nazionali e
internazionali, con particolare attenzione ai lavori svolti, agli appalti
ottenuti, alle persone fisiche o società collegate, partecipazioni a
raggruppamenti di imprese, procedimenti
penali e indagini in corso. Sono
questi alcuni dei passi che devono essere compiuti per far sì che
l’emergenza non si trasformi in un affare per pochi e in una tragedia per
molti. Silvia Ferretto Clementi |