Da "Il Giorno" del 08 marzo 1999


8 MARZO

In concomitanza con l’8 marzo, è doveroso riproporre il tema, di grande attualità, della partecipazione attiva e del ruolo della donna nei processi decisionali.

I dati parlano chiaro: l’Italia si è confermata il fanalino di coda europeo per presenza femminile nelle istituzioni politiche. Se infatti nelle ultime elezioni per il Parlamento europeo si è registrato un aumento delle donne dal 27 al 30%, l’Italia, buona ultima, su un totale di 87 eurodeputati, ne conta solo 10 di sesso femminile.

E le cose non stanno certo meglio se si analizza la situazione nazionale. In un anno, le nomine di competenza della Presidenza del Consiglio sono andate a 211 maschi e solo a 11 donne. Ora, è evidente c’è, da parte maschile, la paura di perdere il controllo dei meccanismi che regolano la situazione esistente. Ma è anche chiaro che i tempi sono ormai maturi perché le donne italiane comincino ad agire, mettendo in campo strategie astute e facendo quadrato attorno a quelle poche che sono riuscite ad ottenere visibilità nel nostro Paese.

Innanzi tutto esiste un problema di fondo. Se le donne in Italia hanno pochi spazi per far politica, questo dipende anche dal poco tempo che esse hanno a disposizione. Da una recente ricerca è emerso che le donne, nell’area milanese, lavorano in media 60 ore alla settimana, 20 in più degli uomini. Non c’è da stupirsi che, con questi ritmi, difficilmente riescano ad occuparsi d’altro. Per avere una presenza femminile che almeno si avvicini ai modelli europei, occorre invece affrontare proprio questi problemi di vita pratica. Tanto per cominciare, strutture, servizi e orari di lavoro a misura di donna e bambino. Un primo passo in tal senso sarebbe quello di anticipare alle ore diurne le sedute dei Consigli regionale, provinciale e comunale evitando di protrarli, come spesso accade, fino a tarda notte. Sarebbe inoltre opportuno istituire una “banca del tempo” o una sorta di rete di mutuo soccorso, che consenta alle donne di far politica senza abdicare al ruolo di madre.

I dati relativi alla presenza delle donne nella pubblica amministrazione negli Stati d’Europa dimostrano che il loro numero diminuisce man mano che aumenta l’importanza dei ruoli e ci si avvicina ai processi decisionali. Eppure, esse hanno saputo svolgere con professionalità e competenza compiti di grande responsabilità: dal premio Nobel Rita Levi Montalcini a Letizia Moratti, Presidente della Rai, a Marisa Belisario, cui il  mondo dell’impresa ha addirittura dedicato un premio alla memoria. In più, per cultura e naturale propensione, hanno sempre dimostrato una particolare sensibilità e, in molti casi, una maggiore efficienza. Fare politica è passione. Diamo quindi a tutti l’opportunità di esserci.

                                                                         Silvia Ferretto Clementi