Novate verso l’Europa del 1992
Alcuni
spunti per un dibattito alla vigilia del grande evento
Da anni si sta discutendo d’Europa, se ne
parla in televisione, sui giornali, a scuola e nelle piazze. Anche a
Novate tempo fa si è discusso d’Europa, in Consiglio comunale.
Questo non basta!
Il dibattito si deve
ampliare perché la scadenza del 1992 è un evento che ci riguarda tutti
da vicino e di conseguenza non può e non possiamo permettere che passi
nell’indifferenza generale. L’Europa per noi è un grande mito da
conservare, un grande progetto da realizzare per un futuro di libertà
e di indipendenza.
La nostra concezione
dell’Europa non cancella diversità e caratteristiche dei nostri
popoli. Soltanto chi sa conservare la propria memoria storica, chi sa
amare la propria Patria, chi sa difendere la propria identità di
fronte all’omologazione mondialista volta del potere economico, potrà
essere un buon europeo. Europa delle nazioni dunque, per affrontare
anche le sfide del futuro, ricordando sempre che la politica viene
prima dell’economia e che l’economia deve essere uno strumento della
politica e non il contrario. Nella società del terzo millennio
l’elemento centrale sarà la conoscenza. Il controllo del sapere
determinerà la gerarchia tra le Nazioni. Un’Europa compatta potrà
essere protagonista forte della sua cultura, delle sue tradizioni, di
una storia che vive attraverso la letteratura, le città, i capolavori
dell’arte e dell’architettura. Soltanto chi sa ricordare il proprio
passato potrà definire un progetto per il futuro. E l’Europa ha
bisogno di un progetto storico, non di maggiore libertà di
speculazione economica dal progetto storico deve scaturire la difesa
delle culture.
Oggi l’Europa subisce
una vera e propria colonizzazione. Da un lato depressioni per molti
popoli che lottano per riconquistare la libertà dall’altro la logica
di mercato che ci vuole tutti uguali per consumare tutte le stesse
merci da Los Angeles a Pechino. Capitalismo e marxismo: due concezioni
che portano per strade diverse allo stesso obiettivo, sradicando
popoli e culture. Sono figli della Rivoluzione Francese
dell’Illuminismo, di una concezione dell’uomo e della storia sempre
più in crisi.
Noi vogliamo
restituire l’Europa della patria per l’unità politica dall’Atlantico
agli Urali, nella libertà, per abbattere il muro di Berlino, per
restituire sovranità nazionale e indipendenza all’Europa dell’Est. Noi
vogliamo costruire un’Europa del lavoro e della partecipazione, per
realizzare l’alternativa che veda il lavoro protagonista e il capitale
strumento, che veda tutti i produttori partecipare alla gestione, alla
proprietà e agli utili delle aziende, che metta le risorse al servizio
di un progetto di crescita basato sull’occupazione per tutti e sulla
giustizia sociale. Noi vogliamo una Europa che viva le alleanze da
pari a pari, senza delegare ad altri la propria difesa e senza
rinunciare alla liberazione delle sue terre sottomesse.
Un’Europa che guardi
all’area mediterranea, che difenda i diritti dei popoli ancora
oppressi, che aspra un grande dialogo con il mondo arabo, nel rispetto
delle diversità e prevenendo le conseguenze di una emigrazione
selvaggia accompagnata da inaccettabili forme di sfruttamento. Noi
vogliamo che l’Europa della Comunità sappia darsi obiettivi politici
che siano un senso e un traguardo alla cooperazione, che altrimenti
diventerebbe soltanto propizia occasione per le grandi multinazionali
alla ricerca di profitti.
In tale quadro devono
essere rafforzati i rapporti di collaborazione col Terzo Mondo e deve
essere posta in primo piano l’esigenza di unità e di collaborazione
con l’America Latina per creare una forza ideale politica economica
determinante per i destini del mondo.
Tra l’Europa e
l’America Latina vi sono vincoli di sangue di cultura che non devono
essere dimenticati.
Noi vogliamo che
l’Europa rafforzi il suo impegno nei campi della cultura e della
ricerca, per respingere la colonizzazione che oggi viene attuata con
la televisione e la tecnologia non meno che con le armi e il
commercio. Noi vogliamo un grande Europa che torni a fare la storia e
che continui a fare la storia e che non continui più a subirla.
Novate anche se un
piccolo paese della hinterland milanese può dare il
suo contributo.
Grandi progetti, forse
un mito, speriamo una realtà!
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