- Silvia Ferretto è critica
sulla possibile integrazione
- promuove una petizione contro
il fanatismo
- i musulmani devono condannare
il terrorismo
- propone un contratto d'ingresso
con lo Stato
"Vorrebbero
che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste
tutti uguali. Non sceglietevi amici fra loro, finchè non
emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle,
allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non
sceglietevi tra loro né amici né alleati."
Silvia
Ferretto Clementi cita un versetto del Corano, l'89 -
IV sura. Poi accetta di parlare di integrazione. Consigliera
regionale di An, in Lombardia, è presidente della
commissione Cultura e Formazione Professionale al Pirellone.
Ha 38 anni, un figlio, per marito il vicesindaco di Milano
Riccardo De Corato. La sua militanza tra le fila
della Destra risale al 1980, quando ottenne il suo primo
incarico nel Fronte della Gioventù.
Dottoressa, crede che
un'integrazione sia possibile?L'integrazione
deve passare necessariamente attraverso una serie di regole.
Su questo tema, mi sono fatta promotrice di una petizione
contro il fanatismo islamico. Ho raccolto 60 mila firme di
cittadini italiani che chiedono che il partito islamico
fondato da Adel Smith venga sciolto e che non sia permessa
la costituzione di partiti ispirati a principi palesemente
antidemocratici e in aperta violazione dei diritti
dell'uomo.
Una petizione che sembra quasi
avere il tono di una crociata...
Affatto. E' la
nostra carta costituzionale che garantisce la libertà di culto e di
organizzazione di tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica.
A patto che queste non contrastino con l’ordinamento giuridico
italiano. Il partito fondamentalista islamico fondato da Adel Smith, ha
obiettivi dichiaratamente religiosi e il suo fondatore, oltre ad aver più
volte pesantemente insultato ed offeso la religione cattolica ed i suoi più
alti rappresentanti e difeso Bin Laden, ha dichiarato ripetutamente e
addirittura davanti alla telecamere, di non essere democratico e di
voler instaurare un regime teocratico, in violazione alle leggi italiane.
Nel
nostro Paese, comunque, siamo liberi anche di destinare l'8
per mille alle religioni che preferiamo
Per
questo a margine della petizione chiedo che nessuna
associazione islamica possa usufruire del contributo fino a
che almeno non ci siano due condizioni fondamentali. La
prima: che la comunità islamica indichi un referente unico,
un imam, un capogruppo, quello che vogliono. Purché si
sappia a chi fare riferimento. Secondo: che i musulmani
prendano le distanze dal terrorismo. Cosa che finora
nessuno ha fatto.
Scusi,
ma a Milano il responsabile della moschea di viale
Jenner invece ha proprio preso le distanze dal terrorismo,
in occasione degli ultimi arresti.
Certo,
ma a cose oramai fatte: cioè dopo gli arresti, quando il
centro di viale Jenner rischiava di chiudere i battenti. Però
mai nessun musulmano italiano ha denunciato un altro
musulmano. Anche se frequentavano la stessa moschea.
Concedere oggi ai musulmani la possibilità di usufruire dei
contributi dell’8 per mille è assolutamente prematuro e
pericoloso, almeno fino a quando non ci saranno sufficienti
garanzie che, come hanno dichiarato anche alcune
associazioni islamiche, questi soldi non rischino di andare
a finanziare anche la jihad (guerra santa) così come le
mutilazioni sessuali eseguite clandestinamente in Italia o
la stampa di pubblicazioni di insulti e bestemmie contro la
religione cattolica ed il Santo Padre.
Resta
il fatto che, secondo le stime più recenti, sono almeno 700
mila i musulmani che attendono di diventare cittadini
italiani.
Non
sono contraria, ci mancherebbe. Però dovrebbero accettare
le nostre regole di vita civile. Basterebbe far loro
compilare, al momento dell'ingresso in Italia, un contratto
d'ingresso. Una carta che metta in chiaro cosa è lecito
fare da noi e cosa viola invece la legge. In questo modo non
possono più esserci fraintendimenti. Ecco, questa è la mia
proposta.
Ma
suona quasi irrealizzabile, scusi: la legge islamica è la
legge coranica. Un buon musulmano non può contravvenire ai
dettami del libro sacro.
E' questo il punto. Però la Sharia, cioè la legge
islamica, afferma dogmi e principi in netto contrasto con la
nostra Costituzione e con la Convenzione dei Diritti
dell’Uomo: i suoi pilastri fondamentali, la disuguaglianza
fra uomo e donna e quella tra musulmani ed infedeli, sono
concetti totalmente estranei ai principi del pluralismo
democratico che devono invece caratterizzare la
partecipazione politica e la libertà pubblica. Se è
giusto quindi garantire la libertà di culto è altrettanto
doveroso impedire che i nostri diritti vengano
impunemente calpestati. Le nostre conquiste democratiche,
pensiamo per esempio ai diritti della donna, alla
maternità garantita, ci sono costate battaglie.
Non possiamo, non dobbiamo perdere tutto questo. Altre
comunità religiose vivono nel nostro Paese in perfetto
accordo. Prenda ad esempio la comunità ebraica. Mi chiedo
piuttosto: perché sul suolo musulmano non ci sono chiese?
Perché le minoranze culturali e religiose da loro non sono
tollerate?
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