NO ALLA TEOCRAZIA
Le donne negli stati islamici hanno
un ruolo esclusivamente, a loro dire, “riproduttivo” e, se vittime di
stupro, vengono ritenute colpevoli e condannate alla lapidazione.
L’esempio di Safia, che ha fatto tanto clamore, non è l’eccezione ma la
regola. Negli stati musulmani non esiste il
concetto di reciprocità cosicché mentre in Europa le moschee si
moltiplicano nelle nazioni islamiche è assolutamente proibito non solo
costruire chiese ma anche professare una fede diverse da quella musulmana. Nel versetto 89 del Corano si legge
“Non scegliete amici fra i miscredenti finché non emigrano alla causa di
Allah, ma se vi volgono le spalle allora afferrateli e uccideteli ovunque li
troviate”. La tragica applicazione di questa
“filosofia” è la persecuzione ed il massacro dei cattolici e degli
ebrei, ma non solo. La guerra santa, la cosiddetta Jihad, porta i fanatici
islamici a compiere in nome di Allah atti di terrorismo in tutto il mondo. Quale
risposta deve dare l’Italia? La libertà di culto deve ovviamente restare
un pilastro della nostra democrazia ma a coloro che vogliono trasformare
l’Italia in uno stato islamico è necessario rispondere con la massima
fermezza. Per questo dunque assolutamente no alla concessione dell’8 per mille
(almeno fino a quando non ci saranno
sufficienti garanzie che, come hanno dichiarato anche alcune associazioni
islamiche, questi soldi non rischino di andare a finanziare anche la jihad,
le mutilazioni sessuali eseguite clandestinamente in Italia o la stampa di
pubblicazioni di insulti e bestemmie contro la religione
cattolica ed il Santo Padre) e immediato scioglimento
del partito islamico, in
assoluto contrasto con la nostra
costituzione, in quanto contrario alla
democrazia e avente come obiettivo l’instaurazione di un regime
teocratico. Silvia Ferretto Clementi 17 giugno 2002 |