Tratto da: Irene,
Titti e le altre
SILVIA FERRETTO CLEMENTI: La mia
famiglia d'origine è tutta di sinistra, il nonno, papà e mamma. Per anni,
ogni giorno, ho comperato 'L'Unità' per mio nonno. Diciamo che sono
cresciuta cantando 'Bella ciao', perché era anche militante, mio nonno. A
casa mia la destra era vissuta non solo come qualcosa di negativo, ma come
una cosa orrenda. io non ci ho mai creduto. E così un giorno mi sono detta:
'Andiamo a vederli, voglio conoscerli, e voglio sapere perché i miei ce
l'hanno tanto con questa gente'. Ho cercato il numero di telefono
del MSI sulle pagine gialle, ho telefonato, ma da una cabina pubblica. Con
una paura! Avevo paura che magari qualcuno mi registrasse la telefonata. Tanto per farle capire il terrore che c'era dietro questa telefonata. E così sono andata a conoscerli. -
Che cosa l'attraeva nella destra? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Mi
piaceva molto l'idea di una repubblica presidenziale. Mi piaceva l'idea
della democrazia diretta. E poi, vede, nella mia scuola, che era tutta
rossa, coi professori tutti di estrema sinistra, mi dava tantissimo fastidio
il fanatismo e l'ottusità. Tutti dicevano le stesse cose con le stesse
parole. Tutti vestiti in modo uguale. -
Continui il suo racconto: poi, che cosa è
successo? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: E'
successo che quelli della mia scuola devono avermi vista mentre andavo alla
sede del partito. Controllavano, erano gli anni della tensione, sono venuti
in classe e mi hanno detto: 'Se ti vediamo ancora coi fascisti, ti rompiamo
la testa'. Non sopportavo la loro intolleranza. Anche mio nonno era così,
anche se poi diceva che erano i fascisti ad essere intolleranti. Mio nonno, durante il fascismo,
lavorava in un giornale a Vicenza, gli dicevano 'prendi la tessera del
partito fascista e se n'è andato. E io avrei fatto lo stesso, non avrei
preso la tessera, probabilmente in quel periodo sarei stata antifascista. Da
quell'episodio di mio nonno, stranamente perché lui era comunista, deriva
il filo conduttore di tutta la mia posizione politica. -
E come ha reagito? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Per tutta
risposta sono andata nella sede del MSI, ho preso dei manifesti, dei
volantini, ed ho tappezzato tutta la scuola. Ero l'unica fascista della mia
scuola. Avevo sedici anni. Silvia Ferretto Clementi, milanese,
è una giovane donna molto carina dai folti capelli ricci. Maestra
elementare, oggi studentessa di scienze politiche, è madre di Marzio, otto
anni, e moglie del senatore di AN Riccardo De Corato. E' una coppia di
militanti: si sono sconosciuti all'interno del MSI. Dirigente nazionale del FUAN -
organizzazione studentesca del MSI -, ex consigliere di zona a Milano,
Silvia Ferretto ha 30 anni, ed è stata or ora eletta consigliere regionale
in Lombardia per il Polo delle Libertà. Il suo sorriso, sui poster della
pianura padana, prometteva di 'cambiare il volto della politica'. -
Che cosa le hanno detto in casa, il nonno e la mamma? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Il nonno,
poverino, è morto prima che io andassi al partito, i miei genitori erano
terrorizzati. Mio padre e mia madre credo si siano rivolti persino all'ANPI
per fermarmi, perché quando ho iniziato ero minorenne, quindi loro
sostenevano addirittura la tesi del plagio. Finchè non sono finita in
ospedale con il trauma cranico.
Leggo sul 'Corriere della Sera' del 7.3.1984:
"Rissa politica in un istituto tecnico. Due ragazze
all'ospedale, sei sospesi. 'E'
stata Silvia ad aggredirmi' - dice Antonella Troncato, figlia di un
assessore comunista di Paderno Dugnano, aderente al Collettivo studenti, una
formazione di sinistra. 'Lo testimoniano i miei compagni che sono
intervenuti per cercare di bloccarla'. Silvia Clementi: 'Hanno cercato di
strapparmi un cartello che volevo esporre, e mi sono difesa. Da troppo tempo
non mi lasciano appendere alla bacheca le comunicazioni del Fronte della
gioventù. Così ho deciso di difendermi da sola'". -
Ma aveva picchiato o no? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Ogni
volta che sono stata aggredita, certo, ho cercato di rispondere. Anche
quella volta alla Statale che mi hanno rotto il naso perché attaccavo i
manifesti della destra universitaria. Graffiavo. Non mi sono mai lasciata
mettere i piedi in testa! Correva l'anno '85. E le lotte tra
i fascisti e gli antifascisti continuavano nell'Università milanese. I
collettivi studenteschi accusavano quelli di destra di provocare gli scontri
portando degli squadristi all'interno della facoltà di scienze politiche. Silvia Ferretto Clementi sosteneva
la tesi dell'intolleranza da parte dell'estrema sinistra. Volavano i pugni e le pietre, ma
anche gli estintori, ci fu il tentativo di occupazione della facoltà,
nottetempo. Fu capeggiata da Silvia. L'ultima grande lotta tra gli
estremisti opposti della facoltà di scienze politiche avvenne nell''89. Fu
in occasione delle elezioni per i consigli di facoltà. Una sala concessa
dal preside agli studenti del Fuan, ma sbarrata da parte degli autonomi a
suon di grida: 'Carogne nere!', dette inizio all'intervento della Digos.
Leggo su "La Repubblica" dell'11.3.1989: 'I
militanti del Fuan (… una volta ottenuto il permesso di entrare nell'aula
contestata) enunciano velocemente il Fuan-pensiero: 'Lottiamo contro
l'omologazione culturale. Le università sono un esamificio. Lanciamo una
sfida dei saperi, intervenendo anche nella società civile. Ci spaventano i
3 milioni di bambini mai nati, grazie ad una legge che si chiama 194;
vogliamo fare luce sui miti immortali della storia, come la Rivoluzione
francese'. E via fuori, di nuovo scortati. Fuochi ed echi di vecchie
guerriglie…". SILVIA
FERRETTO CLEMENTI: Io facevo politica più di tutti, a tempo pieno. La mia prima molla è stata: visto
che me lo vietate, io lo faccio! Mi rendo conto che è limitativo aver fatto
politica per anni con questa mentalità, però io l'ho fatta proprio per
questo motivo. La politica era tutto per me, ventiquattr'ore su
ventiquattro. Quando ho iniziato io, il legame
col fascismo c'era, e non lo si può negare. Il legame era diretto. Io mi
ricordo bene il congresso dove Almirante dichiarò: "Il fascismo è
qui!". -
Ora il Fuan sta per essere dissolto, voi del MSI
siete diventati membri di Alleanza nazionale, e i vostri partner, oltre a
Forza Italia, sono anche i 'popolari dello Scudo', quelli di Buttiglione.
Per la presidenza della Regione Lombardia, avete sostenuto Roberto Formigoni,
leader storico di Comunione e Liberazione. Ai tempi dell'università, come
erano i rapporti tra voi della destra e i ciellini? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Non
buoni. Io mi ricordo benissimo quando, durante un nostro volantinaggio, ci
siamo trovati aggrediti anche da quelli del Movimento popolare di Formigoni.
Non volevano farci entrare all'Università Cattolica. A fine marzo, quest'anno, ci sono
state di nuovo le elezioni universitarie. Poca mobilitazione, poco
interesse. Alla Statale di Milano, nel 'Polo
dei moderati', gli ex missini hanno fatto fronte compatto con gli ex
ciellini. La Sinistra democratica (Fgci),
correva da sola. E i collettivi universitari, i nemici di Silvia, di una
volta, hanno consigliato ai propri aderenti l'astensione. Tempi
nuovi -
E ora, dopo gli anni della 'testa rotta', per quale
causa si batte? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Per
quella della tolleranza. Ecco perché a Milano ho fondato un comitato contro
l'intolleranza e il razzismo. Mi piacerebbe chiamare la mia iniziativa dal
nome di Martin Luther King. -
Ma se è stata proprio lei a capeggiare tutte le
rivolte di piazza dei milanesi contro gli immigrati e i centri di
accoglienza…! SILVIA FERRETTO CLEMENTI: e' vero,
io ho fatto parte di quasi tutti i comitati di quartiere che ci sono stati a
Milano. L'autocritica che mi faccio è di non essere riuscita a sufficienza
a controllare i toni della protesta, che nella maggior parte dei casi era
giusta. Avrei dovuto indicare un'alternativa, perché i ghetti sono
disumani, intollerabili anche per gli immigrati. L'intolleranza e il razzismo non
hanno colore politico, ce n'è sia a destra che a sinistra. Ma credo che i
valori della tolleranza sia più difficile portarli avanti a sinistra che
non a destra. Sembrerà strano, ma è così. -
Mi scusi, ma la violenza dei gruppi giovanili di
destra, l'aggressività di molti dei vostri deputati, dove le mette? SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Ma io ho
preso pubblicamente posizione contro i naziskin! Ho dichiarato che i loro
voti proprio non li volevo! Che se ne guardassero bene dal votarmi! Non
solo, ma ho protestato anche contro quelli dei nostri come Teodoro Buontempo,
che in aula, in termini indecenti, ha ingiurato con un suo collega.
Teodoro Buontempo, aula di Montecitorio, dicembre 1994: "Pier
Ferdinando Casini che faceva il cameriere di Forlani e che adesso minaccia
di scaricare noi di An per tornare coi Popolari, lo prendiamo e molto
semplicemente lo stupriamo in aula. E quando dico stupro, parlo di violenza
sessuale, non sto facendo una metafora politica, va bene?". SILVIA FERRETTO CLEMENTI: Quasi
quasi mi sento più vicina a qualcuno di sinistra piuttosto che a certi
razzisti del nostro partito. Sul tema della tolleranza m'intendo
molto con Nando Dalla Chiesa. Alle elezioni per il sindaco di Milano, ho
votato Nando al ballottaggio. Contro le indicazioni del mio stesso partito.
Piuttosto lui che Formentini! E' vero che alle spalle di Nando Dalla Chiesa
c'era anche Rifondazione comunista, però prima di tutto viene la stima che
si porta per la persona. In politica è la persona che conta. In una calda mattina di sole
primaverile incontro Silvia Ferretto Clementi in Viale Papiniano, grande
mercato milanese. Sta piazzata in un angolo, blue jeans, scarpettine da
tennis, che distribuisce, carina e sorridente, i suoi volantini elettorali. Al primo punto del programma: la sicurezza. Contro la microcriminalità e contro la creazione dei 'ghetti' per gli immigrati. "Ma non è un discorso rivolto soltanto alla Lombardia", dice. "Qua, per ridare la sicurezza ai cittadini, bisogna mandare via tutta la vecchia classe politica. E ricominciare da capo, con gente nuova!". |