ORDINE DEL GIORNO n. 0949 CONCERNENTE IL PDL
0447
Assestamento al bilancio
per l’esercizio finanziario 2004 ed
al bilancio pluriennale 2004/2006
VISTO
CHE il Parlamento, il 16 marzo scorso, ha definitivamente approvato, con 502 voti a favore, la legge n. 92 che istituisce in occasione del 10 febbraio di ogni anno il Giorno del Ricordo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale
PREMESSO
CHE tra il ’43 ed il ’47 sono stati oltre 12.000 gli italiani infoibati perché considerati “etnodiversi” e quindi “indesiderabili”, secondo le definizioni contenute nel manuale della pulizia etnica dell’ex ministro di Tito, Vasa Cubrilovic;
CHE nelle foibe trovarono una morte atroce anche molti civili, antifascisti, esponenti della Resistenza Italiana e membri del Comitato di Liberazione Nazionale;
CHE nello stesso periodo sono stati più di 350.000 gli italiani costretti, dal regime comunista jugoslavo, a lasciare la propria terra;
RILEVATO
CHE le case e le proprietà degli esuli sono state confiscate e mai indennizzate.
CHE dopo una spietata “pulizia etnica”, ha fatto seguito anche una sistematica “pulizia storiografica”.
RITENUTO
CHE ricordare gli italiani uccisi nelle foibe e far conoscere a tutti, anche ai più giovani, quali e quanti massacri sono stati avvenuti nella Venezia Giulia sia un atto dovuto.
CHE sia dovere delle Istituzioni farsi promotrici di un’azione di riscoperta e divulgazione della “memoria negata”;
CHE debbano essere intraprese iniziative appropriate affinché la vicenda storica della persecuzione, dell’esodo e del genocidio degli italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia trovi adeguato riscontro nei libri di testo, nei programmi scolastici e nelle iniziative didattiche delle scuole e delle Università;
PRESO ATTO
CHE il 1 maggio 2004 la Slovenia è entrata a far parte dell‘Unione Europea e che a Gorizia è stato abbattuto l’ultimo muro di quella “cortina di ferro“ che, per oltre mezzo secolo, ha diviso l’Europa, secondo la logica di Yalta.
CHE le responsabilità sono sempre personali o dei governi, non dei popoli. Confondere le responsabilità e attribuirle genericamente e indifferentemente ad un’intera popolazione o, peggio, ad un gruppo etnico, significa alimentare la spirale d’odio ed il conflitto rendendolo difficilmente sanabile.
CHE il confine, che per tanti anni ha diviso italiani e slavi, che ha a lungo rappresentato una linea di separazione ed esclusione ed è stato fonte di reciproca e profonda inimicizia,, potrebbe, oggi, trovare una sua giusta e nuova connotazione in una dimensione più europea.
CHE essere parte dell’Unione Europea significa far parte di una comunità più ampia, sovranazionale, all’interno della quale ogni stato membro, pur conservando la propria cultura, le proprie tradizioni, il proprio sentimento nazionale patriottico, rispetta gli altri Stati e, a differenza di quanto avveniva in passato, si pone come obiettivo la condivisione, non solo della moneta, ma anche e soprattutto dei valori e dei principi.
CHE un’Europa unita non può essere costruita su odio e rancori mai sopiti.
CHE è evidente che per ricucire uno strappo tra due popoli divisi da secoli, non bastino semplici dichiarazioni di buona volontà ma sia indispensabile il rispetto delle minoranze e dei diritti civili e la ricerca di una memoria condivisa.
CHE se da un lato pretendere di rimettere in discussione i confini orientali è evidentemente improponibile, dall’altro deve essere chiaro che alcune delicate questioni in sospeso da ormai più di cinquant’anni devono essere seriamente affrontate e risolte.
CHE fra le questioni da affrontare vi sono, prime fra tutte, la restituzione dei beni confiscati ai cittadini italiani al momento dell’esodo, una maggiore tutela delle nostre minoranze rimaste nell’ex Jugoslavia e l’abolizione delle molte restrizioni ancora in vigore, sia in Slovenia che in Croazia, nei confronti dei cittadini italiani e delle nostre iniziative economiche e culturali, ma, soprattutto, il sacrosanto diritto delle famiglie dei “desaparecidos” italiani di conoscere quali sia stata la sorte dei propri cari ed il luogo in cui giacciono le loro spoglie.
CHE in Regione Lombardia risiedono migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati
a destinare un congruo stanziamento per:
- la realizzazione di iniziative relative alla commemorazione del Giorno del Ricordo, così come previsto dalla legge nazionale n. 92, 30/03/2004;
- la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti organizzati da istituzioni ed enti al fine di conservare la memoria di quelle vicende.
- la promozione di iniziative volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario ed artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, sottolineando in particolare il contributo dato in passato e oggi allo sviluppo culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica.
- favorire il tramandarsi delle tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti in Lombardia.
Silvia Ferretto Clementi
Milano, 21 luglio 2004