INTERROGAZIONE URGENTE n.
1152  

La sottoscritta Consigliere regionale  

PREMESSO  

CHE  gli antibiotici sono farmaci che si oppongono alla proliferazione batterica, penetrando nei microrganismi e ostacolando la produzione di sostanze necessarie per la vita e la riproduzione dei batteri;  

CHE   secondo il comitato economico e sociale della CE viene fatto un uso indiscriminato  di antibiotici che spesso vengono impiegati anche per il trattamento delle infezioni, dovute a virus, e quindi non attaccabili dagli antibiotici;  

CHE  gli antibiotici sono in grado di svolgere una potente azione antibatterica ma, a volte, possono modificare definitivamente le specie batteriche trasformandole da batteri sensibili o batteri resistenti all’effetto dell’antibiotico;  

CHE   il fenomeno della resistenza agli antibiotici consiste nella comparsa di ceppi di microrganismi capaci di accrescersi anche in presenza di antibiotici;  

CHE ogni volta che viene somministrato dell’antibiotico aumenta la percentuale di batteri resistenti nell’individuo trattato e potenzialmente anche in altri;  

CHE   la crescente resistenza o immunità acquisita dai ceppi batterici nei confronti delle medicine antibiotiche comporta una difficoltà crescente nel curare le malattie infettive, tanto che se un paziente si ammala di una malattia batterica ma i batteri che lo stanno colpendo sono antibiotico resistenti, il paziente rischia la vita;  

CONSIDERATO  

CHE   in numerose nazioni europee oltre il 50% della produzione totale di composti antimicrobici viene utilizzato per bestiame, pesci e vegetali, per lo più come additivi nei mangimi (per promuovere la crescita dell’animale) o per prevenire malattie batteriche delle piante e che una percentuale di queste sostanze viene trasferita all’uomo attraverso la catena alimentare, con il rischio di alimentare le resistenze batteriche e vanificare le terapie.  

CHE   nella CE il problema è ancora oggetto di discussioni ma al momento si è deciso solo di ridurre il numero degli antibiotici consentiti nell’alimentazione animale, non le quantità.  

CHE   secondo dati dell’Osservatorio Epidemiologico Nazionale, nel 1999 il 16% circa della spesa farmaceutica complessiva era composta da antibiotici;  

CHE  l’uso massivo degli antibiotici è stato determinato da diversi fattori, quali pressioni commerciali delle ditte produttrici di antibiotici, terapie a base di antibiotici prescritte dai medici sulla base di richieste da parte della popolazione di guarire “prima” non dando tempo così all’organismo di sviluppare una adeguata reazione alle malattie infettive;  

CHE   nella Risoluzione del Consiglio della EU dell’08 giugno 1999, sulla resistenza degli antibiotici (Una strategia contro la minaccia microbica) viene rilevato che la resistenza agli antibiotici costituisce un grave problema per la sanità pubblica a livello europeo  mondiale, in quanto cresce la morbilità e la mortalità dovuta alle malattie trasmissibili con la conseguenza del deterioramento della qualità della vita e maggiori costi per la sanità e le cure mediche;  

RITENUTO

CHE Per tutto quanto sopra gli antibiotici debbano essere utilizzati esclusivamente in caso di effettiva e provata necessità e mai nelle infezioni virali contro le quali non hanno nessun effetto;  

CHE tenuto conto dei rischi connessi all’uso (induzione di resistenze batteriche e insorgenza di un ampio spettro di reazioni avverse) modifiche anche limitate dei comportamenti prescrittivi possano condurre a importanti risultati in termini di salute, oltre che di riduzione della spesa farmaceutica  

INTERROGA LA GIUNTA PER SAPERE  

-                   se non ritenga opportuno emanare delle direttive di condivisione, con i medici prescrittori, dei risultati di indagini conoscitive sull’uso di antibiotici e dall’adozione di interventi mirati a ridurre il livello di prescrizioni improprie.  

-                   Se non ritenga di dover quanto prima attivare un controllo coordinato, un’azione preventiva nonché un’attività di ricerca per un migliore utilizzo degli antibiotici al fine di evitare l’acuirsi del fenomeno della resistenza agli antibiotici;  

-                   Se non ritenga indispensabile promuovere capillari campagne di sensibilizzazione degli operatori sanitari, ma anche degli allevatori nonché delle famiglie utenti al fine di impedire usi superflui o inadeguati e contrastare così il fenomeno della resistenza agli antibiotici.

Silvia Ferretto Clementi

Milano, 14 ottobre 2002