La
sottoscritta Consigliere regionale PREMESSO CHE
gli antibiotici sono farmaci che si oppongono alla proliferazione
batterica, penetrando nei microrganismi e ostacolando la produzione di
sostanze necessarie per la vita e la riproduzione dei batteri; CHE secondo il comitato economico e sociale della CE viene
fatto un uso indiscriminato di
antibiotici che spesso vengono impiegati anche per il trattamento delle
infezioni, dovute a virus, e quindi non attaccabili dagli antibiotici; CHE
gli antibiotici sono in grado di svolgere una potente azione
antibatterica ma, a volte, possono modificare definitivamente le specie
batteriche trasformandole da batteri sensibili o batteri resistenti
all’effetto dell’antibiotico; CHE il fenomeno della resistenza agli antibiotici consiste
nella comparsa di ceppi di microrganismi capaci di accrescersi anche in
presenza di antibiotici; CHE ogni volta che viene
somministrato dell’antibiotico aumenta la percentuale di batteri
resistenti nell’individuo trattato e potenzialmente anche in altri; CHE la crescente resistenza o immunità acquisita dai ceppi
batterici nei confronti delle medicine antibiotiche comporta una difficoltà
crescente nel curare le malattie infettive, tanto che se un paziente si
ammala di una malattia batterica ma i batteri che lo stanno colpendo sono
antibiotico resistenti, il paziente rischia la vita; CONSIDERATO CHE in numerose nazioni europee oltre il 50% della produzione
totale di composti antimicrobici viene utilizzato per bestiame, pesci e
vegetali, per lo più come additivi nei mangimi (per promuovere la crescita
dell’animale) o per prevenire malattie batteriche delle piante e che una
percentuale di queste sostanze viene trasferita all’uomo attraverso la
catena alimentare, con il rischio di alimentare le resistenze batteriche e
vanificare le terapie. CHE nella CE il problema è ancora oggetto di discussioni ma
al momento si è deciso solo di ridurre il numero degli antibiotici
consentiti nell’alimentazione animale, non le quantità. CHE secondo dati dell’Osservatorio Epidemiologico
Nazionale, nel 1999 il 16% circa della spesa farmaceutica complessiva era
composta da antibiotici; CHE
l’uso massivo degli antibiotici è stato determinato da diversi
fattori, quali pressioni commerciali delle ditte produttrici di antibiotici,
terapie a base di antibiotici prescritte dai medici sulla base di richieste
da parte della popolazione di guarire “prima” non dando tempo così
all’organismo di sviluppare una adeguata reazione alle malattie infettive; CHE nella Risoluzione del Consiglio della EU dell’08 giugno
1999, sulla resistenza degli antibiotici (Una strategia contro la minaccia
microbica) viene rilevato che la resistenza agli antibiotici costituisce un
grave problema per la sanità pubblica a livello europeo
mondiale, in quanto cresce la morbilità e la mortalità dovuta alle
malattie trasmissibili con la conseguenza del deterioramento della qualità
della vita e maggiori costi per la sanità e le cure mediche; RITENUTO CHE Per tutto quanto
sopra gli antibiotici debbano essere utilizzati esclusivamente in caso di
effettiva e provata necessità e mai nelle infezioni virali contro le quali
non hanno nessun effetto; CHE tenuto conto dei
rischi connessi all’uso (induzione di resistenze batteriche e insorgenza
di un ampio spettro di reazioni avverse) modifiche anche limitate dei
comportamenti prescrittivi possano condurre a importanti risultati in
termini di salute, oltre che di riduzione della spesa farmaceutica INTERROGA
LA GIUNTA PER SAPERE -
se
non ritenga opportuno emanare delle direttive di condivisione, con i medici
prescrittori, dei risultati di indagini conoscitive sull’uso di
antibiotici e dall’adozione di interventi mirati a ridurre il livello di
prescrizioni improprie. -
Se
non ritenga di dover quanto prima attivare un controllo coordinato,
un’azione preventiva nonché un’attività di ricerca per un migliore
utilizzo degli antibiotici al fine di evitare l’acuirsi del fenomeno della
resistenza agli antibiotici; -
Se
non ritenga indispensabile promuovere capillari campagne di
sensibilizzazione degli operatori sanitari, ma anche degli allevatori nonché
delle famiglie utenti al fine di impedire usi superflui o inadeguati e
contrastare così il fenomeno della resistenza agli antibiotici. Silvia Ferretto Clementi Milano, 14 ottobre 2002 |