Saziarsi di rospi? Digerire lo stomaco per forza dell'andare e venire? Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale? Far  continui prodigi di agilità dorsale? No, grazie!    (Cyrano de Bergerac)

 SCIOPERO DELLA FAME
DETESTO IL METODO MA NON VEDO ALTERNATIVE
 

Espulsa dal partito senza conoscere i motivi e senza alcuna possibilità di difesa, ho presentato ricorso e, dopo 28 anni di militanza, non si sono nemmeno degnati di rispondere. Il partito non è una caserma anche se a capo c'è il Ministro della difesa. 

Non avrei mai immaginato di dover arrivare a tanto - esordisce Silvia Ferretto Clementi, consigliere regionale "precario", in esilio ormai da più di 5 anni nel gruppo 9103 (il numero di elettori che l'hanno eletta) - anche perché, come riconosce lei stessa "il metodo non appartiene certo alla storia politica mia e del mio Partito".

La questione è che non mi è rimasto altro.  Ho cercato, in ogni modo di ottenere almeno delle risposte, ma, evidentemente, non ho né i "mezzi" né le "amicizie" di cui dispone il Ministro della Difesa e, di fronte a violazioni così palesi e totali della Costituzione italiana e dello Statuto del Partito - il quale, tra l'altro, impedisce espressamente di rivolgersi alla giustizia ordinaria - lo sciopero della fame mi è sembrato l'unica alternativa.

Mi rendo conto della gravità della decisione sia per il metodo che per la salute.

Per questo, su consiglio medico e di amici, ho deciso di posticipare a lunedì mattina l'inizio dello sciopero della fame e questo per non correre il rischio di saltare le importanti sedute del Consiglio sul bilancio che inizieranno martedì.

Ci tengo ancora una volta a ribadire - continua Silvia Ferretto - che non ho assolutamente alcun problema con il Partito, al quale mi onoro di appartenere e che ringrazio per avermi sempre dato la possibilità ma soprattutto l'orgoglio di poterlo rappresentare nelle istituzioni. Il mio problema è con chi il Partito lo regge, senza, tra l'altro, neppure aver ottenuto il consenso dalla base degli iscritti. Ignazio La Russa a differenza dell'On. Gianfranco Fini, non è stato voluto e votato dal Congresso.  Per questo è solo il Presidente della Camera che può dire di avere il consenso del Partito e per questo è lui, e non il Ministro della Difesa, a poter dire di rappresentare il Partito.

Ciò che chiedo e pretendo è solo rispetto - per i miei elettori, per il mio lavoro e per i miei 28 anni di militanza - e, ovviamente, di poter avere, come previsto dalla Costituzione, il diritto di difendermi, cosa, evidentemente, impossibile, finché non mi viene formalmente comunicata qual è la mia colpa.

So benissimo - conclude Silvia Ferretto - che questa mia battaglia per la democrazia all'interno del Partito, può sembrare incomprensibile a coloro che sono abituati alla politica dei volta-gabbana, ma i miei principi sono come radici: mi danno forza, ma non mi permettono di andare ovunque.  

Parafrasando Mozart, potremmo dire "così non fan tutti" o, meglio, "così non fan tutte".

Milano, 12 dicembre 2008