SCUOLA VIA QUARANTA
 

DIRITTO ALLA DIVERSITA' E

NON ALLA DIVERSITA' DEL DIRITTO

 

Richiesta un'indagine conoscitiva della Commissione Istruzione sulle difficoltà dell'integrazione e sull'abbandono scolastico in Lombardia  

La vicenda della scuola di Via Quaranta - esordisce Silvia Ferretto, consigliere regionale di Alleanza Nazionale - ha portato alla luce, ancora una volta, le numerose difficoltà del processo d'integrazione di una parte della comunità islamica.

È fondamentale chiarire che diritto alla differenza non significa poter pretendere diversità del diritto. Il ricatto messo in atto da alcuni genitori degli alunni della scuola di via Quaranta, oltre a non essere accettabile, è anche pericoloso perché rischia di rendere ancora più difficoltoso un processo d'integrazione e di convivenza che la maggioranza degli immigrati, diversamente da loro, vuole perseguire nel pieno rispetto della legge.  La scuola e l'istruzione rappresentano degli strumenti fondamentali ed insostituibili per una corretta integrazione, che può avvenire esclusivamente attraverso una profonda condivisione dei valori.

A questo proposito - continua l'esponente regionale di AN - ho chiesto oggi formalmente al Presidente della Commissione competente, Daniele Belotti (LN) di realizzare un'indagine conoscitiva - con l'audizione del Direttore Regionale Scolastico e dei rappresentanti dei professori, degli studenti e dei genitori - sulle difficoltà d'integrazione, sull'abbandono scolastico in Lombardia e sul lavoro svolto dai mediatori culturali, con il fine di meglio comprendere non solo i problemi e la dimensione del fenomeno, ma anche le possibili soluzioni adottabili dalla nostra regione.

Chiedere il rispetto della legalità non significa essere xenofobi o razzisti, ma al contrario pretendere che a parità di diritti corrisponda anche una parità di doveri, senza alcuna distinzione di sesso, razza o fede religiosa, impedendo che questi bambini possano crescere in un pericoloso ed insormontabile  isolamento culturale.     

Si deve assolutamente evitare di fare il gioco di coloro che puntano solo ad alzare il livello dello scontro e a creare fratture insanabili.   È evidente infatti - conclude Silvia Ferretto - che uno degli obiettivi principali dei terroristi islamici è proprio quello di fomentare gli animi per portare ad uno scontro fra religioni e culture diverse ed impedire quindi l'integrazione con il modello occidentale.  

Milano, 26 settembre 2005