DICONO DI LEI    
 

(Seduta del 27/5/2003 Ordine dei lavori) 

 

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ferretto, prego a lei la parola.

 

FERRETTO CLEMENTI Silvia 

Grazie, Presidente. Mi appresto oggi a fare un intervento che non avrei mai immaginato di dover fare, né, soprattutto avrei mai voluto fare. Ho iniziato a far politica nel 1980, avevo 16 anni, come reazione all’arroganza e alla violenza della sinistra in quegli anni. Ricordo quando iniziai a far politica gli insulti, la discriminazione, gli sputi e anche le botte. Mai però avrei immaginato in quegli anni, mai, ripeto, avrei potuto immaginare in quegli anni che avrei subito la più grande delle ingiustizie da parte e all’interno del mio partito stesso. Mai avrei potuto immaginare di finire, contro la mia volontà, ripeto, contro la mia volontà, nel Gruppo Misto, ma non solo contro la mia volontà, ma anche contro la volontà dei 9 mila 103 elettori di Alleanza Nazionale, che mi hanno permesso di essere qui oggi a rappresentare Alleanza Nazionale.

Se oggi sono Consigliere infatti non è per grazia ricevuta, ma perché gli elettori del mio partito hanno voluto che sedessi tra questi banchi; contro questa volontà e soprattutto contro ciò che è scritto nello Statuto del mio partito - perché il nostro partito ha uno Statuto estremamente garantista e prevede che qualsiasi tipo di azione disciplinare per i membri dell’Assemblea nazionale, di cui io mi onoro di far parte, possa essere presa esclusivamente dal Presidente del partito, con ratifica immediata e successiva da parte dell’Assemblea nazionale stessa - è stato presa questa decisione. E’ stato calpestato lo Statuto del Partito, nel quale sono precisati i motivi per i quali possano essere presi provvedimenti disciplinari:

- la non osservanza dei doveri sanciti nello Statuto, quale un comportamento e una condotta in contrasto con i principi dell’onore, della dignità e del decoro personale, e scusate ma non mi sembra di averli violati;

- essersi resi indegni di appartenere al movimento per gravi comportamenti antinazionali, e anche questo non mi sembra il caso

- o, ancora peggio, essere stati condannati con sentenza definitiva per reati infamanti, e anche questo non credo mi riguardi.

Credo di aver fatto sempre nel mio piccolo un lavoro utile agli elettori, ai cittadini e soprattutto al mio partito.

Eppure sono stata iscritta d’ufficio al Gruppo Misto, al quale ho dato una denominazione che mi sembrava la più appropriata “il gruppo che non c’è”; evidentemente non potevo scegliere che  questo nome perché sono ed appartengo ad Alleanza Nazionale e La Russa che mi ha espulso dal Gruppo e di conseguenza fatta iscrivere d’ufficio al Gruppo Misto ha commesso una chiara violazione.

Ma così come avviene per coloro che vengono mandati in esilio, che non cessano di amare il loro Paese, così io non cesso né cesserò mai di amare il mio partito. E passatemi una bella frase di un poeta francese, Robert Brasillach, che pagò con la vita una scelta sbagliata, per il quale lo stesso De Gaulle chiese la grazia. Lui scrisse “Il mio paese mi fa male”.   Io provo la stessa sensazione. Il mio partito mi fa male, ma non per questo cesso di appartenere ed amare il mio partito. Non ho ancora capito qual è stata la motivazione reale della mia esclusione dal gruppo - non dal partito, perché il partito non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei miei confronti. Io sono a tutti gli effetti iscritta ad AN e membro dell’Assemblea nazionale. Non c’è alcun provvedimento disciplinare degli organi preposti del partito, c’è solo una lettera da parte del capogruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio regionale che mi ha espulso ed io non ho capito ancora quale sia stata la mia colpa, oltre a quella forse di lesa maestà.

Ho cercato il perché anche in Internet, dove si trovano molte cose. Ho provato con i vari motori di ricerca e credo di aver scoperto quella che può essere una delle cause. Io mi chiamo Silvia Ferretto e, a differenza di molti altri esponenti del mio partito, non ho né padri, né nonni che possano vantare un grande curriculum all’interno del partito del movimento e delle idee. Mio nonno era un partigiano comunista, che stimo profondamente, dal quale ho imparato l’arte di non inginocchiarsi. Lui ha rifiutato la tessera del Partito Fascista, ha perso il lavoro al giornale di Vicenza, o meglio alla Gazzetta Fascista di Vicenza, e questo per me è stato l’esempio di uno stile di vita. Certo militava in un’altra formazione, aveva delle idee che erano agli antipodi di quelle che sono le mie, ma lo stile di un uomo è questo, lo stile di chi crede nelle proprie idee ed è disposto a correre dei rischi per le proprie idee. Da lui ho imparato questo stile.

Dicevo, la colpa che ho trovato in Internet. Ho scoperto dell’esistenza di una famigerata Brigata Proletaria Erminio Ferretto, confluita poi nelle Brigate Rosse; forse è questa la mia gravissima colpa. Non sono riuscita a trovarne altre.

Concludo brevemente con questo mio intervento, ricordando e ribadendo che io appartengo ad Alleanza Nazionale, io sono qui per volontà degli elettori di Alleanza Nazionale, non posso che rispettare il mandato che mi è stato dato dal mio partito, dagli elettori e nessuno, ripeto, nessuno può permettersi per alcuna ragione di costringermi a tradire il mio elettorato, le mie idee, il mio partito.  Io sono e resto fedele all’unico partito nel quale io posso fare politica. Non sono come tanti altri disposta a cambiare partito a seconda delle convenienze. Posso avere e avrò un unico partito, e concludo dicendo che nessuno può costringermi a tradire. (...)

La mia formazione politica non ha ancora un nome, avevo scelto “il gruppo che non c’è”, ma questa denominazione non è stata autorizzata dall’Ufficio di Presidenza.

L’Ufficio di Presidenza ha, fortunatamente, almeno accolto la mia richiesta di chiamare questo gruppo che sono stata costretta a costituire "9103".

9103 sono il numero delle preferenze che mi hanno permesso di essere qui in questa aula, ma soprattutto 9103 è un numero e così dev'essere, visto che io mi considero prigioniera del Gruppo Misto, e, come i prigionieri, non avrò un nome ma esclusivamente un numero.