3.1 Prima fase: analisi dei diversi criteri e scelta della metodologia per l’individuazione delle priorità di intervento
3.1.1 Premessa e metodo di ricerca
Durante la prima fase dell’attività che ha condotto all’elaborazione del presente piano, sono state analizzate e comparate cinque metodologie attualmente in uso per l’analisi dei livelli di rischio di aree contaminate o potenzialmente contaminate, ritenute le più significative e funzionali allo scopo preposto.
Queste metodologie consentono di attribuire al sito un punteggio complessivo, che risulta essere una funzione di più variabili: tipologia delle fonti di contaminazione, percorsi di esposizione, vulnerabilità degli acquiferi e bersagli esposti. Comparando i punteggi attribuiti a ciascun sito, ognuno di questi modelli consente, a determinate condizioni, di comparare le diverse situazioni ambientali e di classificarle in funzione del loro punteggio, consentendo così di pianificare gli interventi sul territorio in base all’ordine di priorità individuato.
Una volta individuati i cinque modelli, l’attività è stata impostata nel seguente metodo:
1. ogni metodologia è stata applicata ad un gruppo di siti per i quali sono già stati ultimati gli interventi di bonifica, utilizzando, come parametri per calcolare il punteggio complessivo del sito, i dati corrispondenti alla situazione precedente la bonifica. Il gruppo di siti campione è stato scelto in modo tale da essere sufficientemente rappresentativo delle diverse tipologie presenti sul territorio lombardo (aree dismesse, stoccaggi di rifiuti pericolosi, discariche abusive, parchi serbatoi per idrocarburi) e delle possibili fonti di contaminazione e rifiuti presenti (idrocarburi, solventi, vernici, scorie, rifiuti civili ed industriali, melme acide);
2. una analisi comparata sul gruppo di siti già bonificati, che ha consentito di individuare le criticità ed i problemi applicativi di ciascuna metodologia, permettendo di eliminare quelle ritenute meno idonee al conseguimento dell’obiettivo finale;
3. una applicazione su aree contaminate , al fine di individuare la metodologia più corrispondente alle esigenze metodologiche dell’attività di ricerca.
3.1.2 Le cinque metodologie esaminate
Le metodologie valutate nella prima fase propedeutica alla pianificazione, sono le seguenti:
a) Il metodo HRS semplificato (PA-Score)
b) Il metodo HRS avanzato (PRE-Score)
c) Il modello Emilia Romagna
d) Il modello Lombardia Risorse
e) Il metodo Radar Ambientale
a) Il metodo HRS semplificato (PA-Score)
La metodologia HRS
(Hazard Ranking Sistem) è stata approvata dall’EPA (Environmental Protection
Agency) degli Stati Uniti nel 1982, ed è stata modificata nel 1990. Essa è
utilizzata per valutare per valutare il rischio per la salute umana e per
l’ambiente costituito dal rilascio, potenziale o attuale, di sostanze
pericolose presenti in un sito.
Il rischio è valutato nell’HRS in modo relativo, ossia con riferimento ad
una serie di altri siti, ciò permette di attribuire a ciascun sito un
punteggio che indica il livello di pericolosità complessiva.
Il metodo HRS prevede tre livelli di applicazione:
× una fase di indagine preliminare abbreviata, denominata A.P.A. (Abbreviated Preliminary Assessment), che consente di valutare l’opportunità di procedere con ulteriori fasi;
× una fase di attribuzione di un punteggio preliminare (Preliminary Assessment Score: PA-Score);
× una fase di valutazione finale (Preliminary Ranking Evaluation Score: PRE-Score)
Il metodo PA-Score rappresenta quindi uno strumento che consente, a seguito di una fase di ricognizione dei dati disponibili e la raccolta delle informazioni necessarie, di attribuire un primo punteggio ai siti oggetto di studio e di ordinarli in funzione dei relativi punteggi.
Le informazioni necessarie sono relative alla quantità ed alle caratteristiche dei rifiuti presenti, i parametri fisici del sito, i dati sulla popolazione e le caratteristiche generali del sito, ed il punteggio finale è una stima iniziale, approssimata ma attendibile e cautelativa, del punteggio fornito dal metodo PRE-Score.
Il principio di funzionamento del modello è comune per entrambe la fasi dell’HRS; ciò che varia è il livello di dettaglio delle informazioni richieste e, di conseguenza, dell’output finale. Il principio viene descritto nel paragrafo relativo al PRE – Score.
b) Il metodo HRS avanzato (PRE-Score)
Il metodo HRS (sia il preliminare che quello avanzato) analizza quattro percorsi di migrazione degli inquinanti verso i bersagli finali: in falda, attraverso le acque superficiali, nel terreno ed in aria, attribuendo per ciascuno di essi un punteggio.
Il punteggio di ogni percorso di migrazione dei contaminanti e di esposizione può variare da 0 a 100. Dei quattro punteggi viene fatta la media quadratica a fornire un punteggio finale globale:
S = ((Sgw2 + Ssw2 + Ss2 + Sa2)/4)1/2
dove:
Sgw punteggio del percorso di migrazione nella falda
Ssw punteggio del percorso di migrazione in acque superficiali
Ss punteggio del percorso di esposizione al terreno
Sa punteggio del percorso di migrazione in aria
Il punteggio di ciascun percorso è dato dal prodotto, normalizzato, di tre valori, ottenuti da altrettante ‘categorie di fattori’:
§ categoria ‘probabilità di rilascio’ (nel percorso del terreno: ‘di esposizione’)
§ categoria ‘caratteristiche del rifiuto’
§ categoria ‘bersagli’
Il punteggio, quindi, è calcolato secondo la seguente formula di normalizzazione:
probabilità di rilascio (PR) x caratteristiche del rifiuto (CR) x bersagli (B)
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
82500
Ogni categoria di fattori comprende un gruppo di elementi cui sono attribuiti valori numerici.
In sintesi, il sistema HRS possiede la seguente struttura:
1. Il punteggio finale si riferisce ad un unico sito.
2. Ogni sito viene descritto in termini di quattro percorsi.
3. Ogni percorso è caratterizzato da tre categorie di fattori.
c) Il metodo “Emilia Romagna”
Il metodo della Regione Emilia Romagna, indicato all’art.33 della L.R. Emilia Romagna n. 27/94 “Direttive tecniche di riferimento per le bonifiche delle zone inquinate" ” prevede un’attività strutturata per fasi successive, ciascuna seguita dalla compilazione di una scheda descrittiva e finalizzata alla definizione del grado di rischio connesso alla situazione di contaminazione dell’area.
Il grado di rischio di ciascuna area viene espresso attraverso un punteggio, che viene confrontato con quelli degli altri siti per la formulazione di una scala delle priorità di intervento.
Il rischio complessivo di un sito si compone di due fattori: un rischio sanitario ed un rischio ecologico, a salvaguardia dell’ecosistema. Ciascuno dei due fattori rischio ( R ) è calcolato secondo la seguente formula:
R = P x M
dove P è la probabilità che si verifichi un danno sanitario o ecologico a seguito di una situazione di inquinamento, in particolare:
P= 1 per zone vicine alla sorgente
P= 0.1 per zone vicine alla sorgente
P= 10-3 per zone distanti dalla sorgente
P= 10-5 per zone molto distanti dalla sorgente
La grandezza M è invece la magnitudo, ossia il danno che la sostanza inquinante determina, all’interno di una zona, ai bersagli presenti. La magnitudo legata al danno sanitario è proporzionale alla tossicità degli inquinanti ed al numero di bersagli, mentre quella legata al danno ecologico è una funzione dell’estensione della zona critica.
d) Il modello di Lombardia Risorse
Tale modello è stato implementato dalla società Lombardia Risorse per la predisposizione del primo Piano regionale di bonifica delle aree contaminate, approvato nel 1995.
Per l’individuazione delle priorità di intervento, rientranti nella classe “A” del piano, è stata implementata una metodologia similare a quella dell’HRS, ma che teneva conto della carenza di dati precisi legati alla caratterizzazione dei siti indagati e che ha consentito di differenziare l’attendibilità dei dati in base alle diverse fonti di informazione per il reperimento delle informazioni.
Il modello utilizzato prende in considerazione tre vie di esposizione: le acque sotterranee, quelle superficiali ed il contatto dermico: il punteggio derivante dalla valutazione dei termini acque superficiali e sotterranee determina le priorità di intervento per le operazioni di bonifica, mentre il punteggio relativo al contatto diretto indica la necessità di provvedere con operazioni di messa in sicurezza mediante isolamento dei rifiuti presenti.
Il punteggio relativo a ciascuna via di esposizione è il prodotto dei punteggi parziali relativi a tre fattori: la sorgente, il veicolo ed il ricettore, a loro volta funzioni dei quantitativi di rifiuti, della mobilità e della tossicità delle sostanze presenti e della vulnerabilità dei veicoli.
e) Il modello RADAR AMBIENTALE
Tale metodologia è stata elaborata dall’Università di Pavia a seguito di una ricerca metodologica finalizzata alla semplificazione dei parametri essenziali necessari per la descrizione di un sito e l’attribuzione di un punteggio di rischio relativo.
I parametri individuati sono i seguenti:
× la presenza antropica (P)
× le acque superficiali (S)
× la falda (F)
× i terreni (T)
× l’aria (A)
× le condizioni delle strutture di contenimento (C)
Attraverso l’ausilio di matrici di rischio, si può individuare, per ciascuno dei sei parametri, un punteggio finale (espresso con numeri interi da 1 a 5). Rappresentando il punteggio su un grafico a raggiera, si ottiene un poligono a sei lati, la cui area determina il punteggio complessivo del sito.
Il vantaggio di tale strumento è che consente una rappresentazione visiva della situazione di un sito, evidenziandone le criticità (corrispondenti alle punte più significative del grafico) e, di conseguenza, indicando i fattori sui quali è opportuno intervenire con maggior urgenza.
Per questo motivo il modello RADAR AMBIENTALE è stato considerato un valido strumento, semplice ed efficace, per pianificare non solamente gli interventi tra i vari siti considerati, ma, nell’ambito del singolo sito, di prevedere e programmare interventi mirati a risolvere le criticità evidenziate.
Per queste caratteristiche di funzionalità strategica, il modello è stato individuato come strumento da utilizzare in questa fase della pianificazione regionale; le sue modalità di utilizzo in tale ambito verranno descritte nel paragrafo 3.2.1
3.1.3 Potenzialità e limiti applicativi
L’analisi delle diverse metodologie ha permesso di riconoscere le loro potenzialità ed i limiti applicativi per la situazione lombarda ai fini della pianificazione regionale.
Durante la fase di applicazione al primo gruppo di siti selezionati, sono stati ritenuti maggiormente idonei per il conseguimento dell’obiettivo preposto, sia il metodo PA-Score che il modello RADAR AMBIENTALE, perchè, oltre ad essere sufficientemente attendibili, sono risultati facilmente applicabili alla realtà regionale, per quanto riguarda il tipo ed il livello di dettaglio delle informazioni richieste.
Il metodo PRE-Score, pur essendo parimenti attendibile come modello, ha richiesto un livello di dettaglio delle informazioni attualmente non disponibile.
Gli altri metodi si sono rivelati non idonei per l’obiettivo della pianificazione.
I due modelli ritenuti più consoni all’obiettivo regionale sono stati, quindi il sistema PA-Score ed il metodo RADAR AMBIENTALE.
La scelta definitiva è ricaduta, infine, sul secondo strumento, ritenuto maggiormente adatto alle specifiche esigenze pianificatorie della Regione Lombardia, in quanto tale metodologia consente di evidenziare con immediatezza le criticità specifiche di ciascun sito e quindi, oltre a consentire l’individuazione delle priorità di intervento tra i siti presenti sul territorio regionale, potrà essere utilizzato per pianificare gli interventi all’interno di ciascuna situazione, operando sugli ambiti caratterizzati da un punteggio di rischio maggiore (ossia le “punte” del radar).