Il primo Piano Regionale di bonifica delle aree contaminate è stato conseguente ad un lavoro svolto negli anni 1989 – 1990 i cui risultati sono stati formalizzati con la d.g.r. n. 53644 del 31 maggio 1994 “Presa d’atto del Piano Regionale di bonifica delle aree contaminate” e con la d.g.r. n. 66818 dell’11 aprile 1995 di approvazione del piano regionale di bonifica delle aree contaminate, e riporta: · censimento e mappatura · scelta delle priorità di intervento · programma degli interventi a breve termine · programma degli interventi a medio termine Nella prima fase delle attività di pianificazione sono state censite e mappate le segnalazioni pervenute, per un totale di 2120, suddivise in 2002 aree contaminate e discariche e 118 aree industriali dimesse. Per operare una prima selezione tra tutti i dati disponibili, le discariche sono state suddivise in base alle tipologie di rifiuti stoccati e riconoscendo quattro categorie, tre delle quali sono rientrate nelle priorità del piano, mentre l’ultima è stata esclusa per l’assenza di rifiuti tossico/nocivi. Tutte le aree industriali dismesse sono invece state considerate rientranti nelle priorità del piano, a fronte della carenza di informazioni. Attraverso successivi sopralluoghi e l’esame della documentazione acquisita dagli enti territorialmente competenti, sono stati suddivisi i siti selezionati in quattro classi: Classe A: siti che presentano un rischio ambientale e sanitario tale da far ritenere prioritario un intervento di bonifica Classe B: siti contaminati o con molta possibilità di contaminazione per i quali è necessario procedere con un intervento di bonifica , ma che non hanno un grado di rischio, o per i quali c’è carenza di informazioni, tale da farli rientrare nella classe A Classe C: siti sui quali si ritiene che non sussistano problemi di contaminazione ambientale, a loro volta suddivisi in otto sottoclassi Classe D: aree sulle quali non è stato possibile effettuare sopralluoghi Sui siti di classe A è stata poi applicata una metodologia di valutazione finalizzata a individuare le situazioni più a rischio, suddividendo gli interventi in ordine di priorità, tra interventi da realizzare a breve o a medio termine. 2.1.1 Censimento e mappatura La prima fase del piano si è svolta con l’obiettivo di raccogliere in un’unica base informativa tutte le informazioni in possesso delle Pubbliche Amministrazioni. Sulla base delle indicazioni del DM del 16.5.89, le principali tipologie di siti da censire sono state individuate in discariche non più in esercizio, stoccaggi, aree industriali dimesse, sversamenti anche accidentali e spagliamenti sul suolo. Tali schede, utilizzate per la raccolta di informazioni, hanno consentito di riportare i dati identificativi dei siti, quali: la caratterizzazione quali-quantitativa dei rifiuti, delle matrici ambientali, la destinazione urbanistica, la vocazione paesaggistica, la presenza di rischio igienico-sanitario, la descrizione dei procedimenti amministrativi avviati per la bonifica dei siti e lo stato di avanzamento delle opere. I 2.120 siti censiti, sono stati ulteriormente selezionati eliminando quelli in cui l’intervento di bonifica era già stato ultimato sulla base di un progetto approvato, ed il rimanente gruppo è stato suddiviso in due classi: · la prima, che comprende i siti non bonificati con contaminazione in almeno uno dei comparti ambientali, accertata o meno da analisi chimiche · la seconda, di cui fanno parte i siti ove non sussistono elementi per determinare una contaminazione ambientale. Queste ultime classi sono state suddivise in: · siti non bonificati con contaminazione ambientale in atto (126 siti) · siti non bonificati ove non sussistono elementi per determinare la contaminazione ambientale, in cui è stata accertata la presenza di rifiuti tossico/nocivi (93 siti) · siti non bonificati ove non sussistono elementi per determinare la contaminazione ambientale, con potenziale presenza di rifiuti tossico/nocivi (204 siti) · siti non bonificati ove non sussistono elementi per determinare la contaminazione ambientale, con presenza di RSU, inerti, speciali e misti, dove non è stata riscontrata la presenza di rifiuti tossico/nocivi (1511 siti) Le discariche appartenenti alle prime tre categorie e le aree industriali dismesse sono state quindi sottoposte alla procedura di valutazione per la scelta delle priorità di intervento. 2.1.2 Scelta delle priorità di intervento I siti individuati nella prima fase, sono distinti in discariche ed aree industriali dimesse, distribuiti in 317 comuni. Ad essi è stata applicata una metodologia di indagine, organizzata in diverse fasi lavorative. In primo luogo, attraverso contatti con gli enti locali e sopralluoghi sul posto, sono state raccolte informazioni specifiche sui siti in esame, organizzando i dati raccolti in schede riassuntive. In questa prima fase alcuni siti sono stati accorpati, consentendo di individuare 531 aree da sottoporre a valutazione. L’analisi così condotta ha consentito di raggruppare i siti in quattro classi (A, B, C, D), a seconda del grado di rischio ambientale e sanitario. Alla classe A appartengono quei siti, che presentano un rischio ambientale e sanitario tale da far ritenere prioritario un intervento di bonifica. Queste aree sono per la maggior parte discariche incontrollate e, in secondo luogo, aree industriali dimesse o stabilimenti in attività. Alla classe B appartengono invece i siti ritenuti potenzialmente contaminati per i quali si è ritenuto necessario procedere con ulteriori indagini ambientali, al fine di meglio definire il grado di rischio ambientale e sanitario. Tali siti sono stati suddivisi in sei classi in base alle diverse categorie di rifiuto principalmente presenti. I siti appartenenti alla classe C sono quelli per quali si è ritenuto che non sussistessero problemi di contaminazione ambientale, o quelli già interessati da attività di bonifica sotto il controllo delle amministrazioni locali; a loro volta, essi sono stati suddivisi in otto sottoclassi a seconda delle varie situazioni riscontrate. I rimanenti siti, appartenenti alla classe D, sono quelli per i quali non c’era la possibilità di reperire informazioni sufficienti per una valutazione del rischio. I siti appartenenti alla classe A sono stati ordinati in funzione della priorità di intervento richiesta, a sua volta individuata applicando un modello di valutazione del rischio creato sulla traccia dell’Hazard Ranking System americano. Tale modello, ha preso in considerazione cinque percorsi: acque sotterranee, acque superficiali, suolo, aria e contatto diretto. Ciascuno di questi percorsi è stato diviso in tre categorie: “componenti”, “migrazione” e “obiettivi” . Nella categoria “componenti” sono esaminate le caratteristiche e le quantità delle sostanze inquinanti, individuando due diversi livelli di dettaglio in funzione delle informazioni a disposizione. Nella categoria “migrazione” sono stati attribuiti i punteggi in funzione delle due alternative possibili, ossia a seconda che il rilascio di sostanze a rischio fosse accertato o da valutare in termini di probabilità. Negli “obiettivi” sono stati pesati i punti di esposizione e le aree sensibili. A ciascun parametro è stato assegnato un punteggio (fino ad un massimo di 100) sulla base di criteri guida prestabiliti e il rischio potenziale è stato calcolato come media dei punteggi dei cinque percorsi. In questo modo, sulla base del punteggio conseguito da ciascun sito, si è stabilito il livello di priorità degli interventi, ed è stato possibile raggruppare le diverse realtà territoriali in due classi: quella degli interventi “a breve termine” e degli interventi a “medio termine”. |